Alessandria, la sinagoga
torna a splendere

Un sole nitido e senza timidezze, le acque silenziose del Tànaro e del Bormida che corrono inesorabili verso la confluenza a segnare i margini del basso Monferrato, la voglia dichiarata di riprendere il cammino. Alessandria si è svegliata nella prima domenica di novembre in una giornata densa di luce.
Quasi fosse venuto il momento tanto atteso di restituire alla città dignità e speranza, il giorno triste che ricorda le devastazioni dell’alluvione del 1994 si è tramutato a 28 anni di distanza in una rivalsa di gioia. E la magnifica sinagoga cittadina è tornata a splendere per essere in un giorno senza eguali il centro della speranza e la casa di tutta la cittadinanza in festa.
La gente ha cominciato ad affluire già a metà giornata nelle vie del centro per assistere alla riapertura delle porte della sinagoga. Parte integrante e necessaria del tessuto urbano e della storia cittadina, la sinagoga piemontese è finalmente tornata ad essere luogo di incontro, di cultura e di preghiera dopo il lungo accuratissimo restauro condotto in questi anni.
Il presidente della Comunità ebraica di Torino Dario Disegni, accompagnato da una foltissima presenza da tutta la regione e da molti ebrei di origine alessandrina giunti da lontano, accogliendo gli ospiti ha rappresentato l’orgoglio degli ebrei piemontesi per questo traguardo raggiunto.
Ben al di là del successo di restituire allo splendore originario un bene architettonico prezioso e indispensabile alla città, si è trattato di un passaggio storico e strategico di altissimo significato per tutta l’Italia ebraica.
L’impegnativo restauro, infatti, è stato integramente realizzato ricorrendo ai fondi derivanti dalla raccolta Otto per mille che lo Stato accantona e senza andare a gravare sulla componente di questi fondi ripartita fra le confessioni religiose. “Lo Stato serve proprio a questo” ha commentato senza mezzi termini il prefetto di Alessandria Francesco Zito, mettendo in luce l’importanza di questo storico passaggio. “La città – ha garantito dal canto suo il sindaco della città piemontese Giorgio Abonante, mostrandosi consapevole della sfida di riaprire un bene prezioso a tutta la collettività – farà la sua parte”.
La giornata di festa, che ha visto la partecipazione delle maggiori autorità locali, politiche, religiose e militari, ha assunto un significato ebraico con gli interventi del rabbino capo di Torino Ariel Finzi e del rabbino capo di Genova Giuseppe Momigliano, che hanno portato anche il loro patrimonio di ricordi personali, e con l’intenso canto liturgico di Shmuel e Baruch Lampronti.
Momenti intensi di commozione che hanno attraversato la sala gremita anche quando a prendere la parola è stata la professoressa Paola Vitale, fra gli ultimi rappresentanti del mondo ebraico ancora residente in città, o l’architetto Andrea Milanese, che al ripristino magistrale, quasi stupefacente nei suoi risultati, della sinagoga ha dedicato una stagione determinante della propria vita professionale.
Alla città resta ora un bene prezioso, agli ebrei italiani la responsabilità di continuare a farne, come è avvenuto in questa giornata senza pari, un luogo vivo di incontro e di presenza ebraica.
“La riapertura della sinagoga di Alessandria – ha affermato nel suo intervento il presidente della Comunità di Torino Dario Disegni – con la sua caratteristica imponente facciata dall’architettura eclettica con influenze neogotiche, dopo un intenso e meticoloso lavoro di riqualificazione avviato all’indomani dell’alluvione del 1994 e reso possibile dal generoso stanziamento concesso dallo Stato a valere sui fondi dell’8×1000, rappresenta un evento di grande importanza per la città, per l’Ebraismo italiano e per tutto il Paese.
“Una delle più belle Sinagoghe del Piemonte – ha aggiunto – quella festosamente inaugurata nel 1871, all’indomani della concessione dell’emancipazione da parte di Re Carlo Alberto nel 1848, che ci invita a ricordare e a riflettere sulla vicenda storica di quella che fu un’importante Comunità, presente in città, con alterne vicende, dalla fine del XV secolo, che venne decimata tragicamente nella Shoah, nel corso della quale perirono 25 dei 245 iscritti nel 1938, oggi ridotta purtroppo a poche unità, pur fortemente radicate nella propria identità culturale e religiosa.
Consentitemi di ripercorrere brevemente in questa giornata così significativa alcuni momenti essenziali della storia degli Ebrei alessandrini.
“Fra le prime presenze ebraiche documentate si trova la figura di Abramo Vitale de Sacerdoti, al quale nel 1490 fu permesso di risiedere in città per aprirvi un banco di prestito. Nei secoli successivi la sua famiglia ricoprì un ruolo di primo piano all’interno del gruppo ebraico e di fronte alla città, allora sotto il Ducato di Milano. Fu il discendente Simone a evitare l’attuazione dei ripetuti decreti di espulsione dai domini spagnoli della Lombardia, culminati nella cacciata del 1597. Con il passaggio della città ai Savoia, nel 1707, le vicende degli Ebrei si legano a quelle degli altri territori piemontesi: furono confermate le libertà di residenza, culto e commercio, ma nel 1723 venne formalizzato l’isolamento nel ghetto, istituito nell’area dove la popolazione ebraica da tempo possedeva le abitazioni e le botteghe, fra le attuali vie Migliara, dei Martiri, Vochieri e Milano (all’epoca denominata Contrada degli Ebrei).
“Il ghetto di Alessandria fu il terzo più popoloso del Piemonte: nel censimento del 1761 si contavano 420 abitanti. Nonostante le modifiche ottocentesche, si conservano tuttora alcuni tratti caratteristici, come i ballatoi di comunicazione interna e le sopraelevazioni con cui era stato possibile ampliare la superficie d’abitazione negli anni di residenza coatta.
Dopo l’emancipazione del 1848 molti Ebrei alessandrini contribuirono, a diverso titolo, alla vita della città e dell’Italia risorgimentale. Nell’ultimo secolo, il fenomeno dell’inurbamento, insieme alla persecuzione razziale, ha portato la Comunità a ridursi drasticamente, finché nel 1985 essa è stata costretta a cessare di permanere come Ente autonomo, per divenire Sezione della Comunità ebraica di Torino.
“Terribile la devastazione che colpì la Comunità e la sua Sinagoga nel corso della Seconda Guerra Mondiale. In una lettera inviata nel 1947 all’Intendenza di Finanza, con la richiesta per il risarcimento dei danni subiti, l’allora Presidente della Comunità Anselmo Vitale denunciava: “la sera del 13 Dicembre 1943, verso le ore 19, forze armate dell’esercito repubblicano fascista e soldati germanici irrompevano nei locali del Tempio, della scuola e dell’amministrazione della Comunità Israelitica di Alessandria, siti in via Milano n° 3, demolendo, asportando, distruggendo ed incendiando tutto quanto contenevano, dagli arredi sacri alle attrezzature, dalle opere d’arte alle argenterie. […] In questa condizione non è più possibile esercitare anche in forma ridotta qualsiasi forma di culto, d’impartire l’insegnamento scolastico e di svolgere l’amministrazione della Comunità e delle 10 Opere Pie poste sotto il suo controllo”.
“Una ferita quanto mai dolorosa, che costrinse la Comunità nel dopoguerra a una paziente opera di ricostruzione, facendo ricorso ad altri arredi sacri in sostituzione di quelli distrutti. Vennero pertanto qui riposizionati quelli provenienti dalle Sinagoghe smantellate di Nizza Monferrato e di Acqui Terme.
“Il successivo progressivo degrado, aggravato dai danni provocati dall’alluvione del 1994, spinse la Comunità di Torino, divenuta, in seguito all’accorpamento di quella di Alessandria, proprietaria della Sinagoga, a promuovere lavori di riqualificazione, che hanno potuto registrare un decisivo avanzamento grazie al significativo contributo stanziato dallo Stato nel 2018 a valere sui fondi dell’8×1000.
“Oggi la Sinagoga di Alessandria appare così tornata al suo splendore originario, con la restituzione alla fruizione della Comunità ebraica, dei cittadini di Alessandria e di tutti i visitatori, che vi potranno affluire dall’Italia e dall’estero, di uno dei più importanti e prestigiosi edifici storici della Città.
“Desidero – ha concluso Disegni – esprimere alcuni doverosi ma sentitissimi ringraziamenti: alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, che ha consentito in modo sostanziale, con i fondi messi a disposizione, lo svolgimento di questi importanti lavori di riqualificazione; all’Amministrazione Comunale, che ha sempre riservato grande attenzione la Comunità; alla Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali dell’Alessandrino, che ha generosamente offerto il proprio sostegno; alla Soprintendenza all’Archeologia Belle Arti e Paesaggio, che ha seguito tutte le fasi della riqualificazione; alla nostra Delegata di Sezione Paola Vitale, figlia di uno degli ultimi Presidenti della Comunità Ebraica di Alessandria Angelo Efraim Vitale, che continua con il suo infaticabile impegno la tradizione di una famiglia che ha avuto un ruolo fondamentale nella storia dell’Ebraismo alessandrino; e a tutti coloro che hanno operato, con elevata professionalità e dedizione, per poter giungere al magnifico risultato che è oggi sotto il nostro sguardo: il Direttore dei Lavori Arch. Andrea Milanese, le imprese Basso, Rava e Franchino, il responsabile della conservazione dei beni culturali ebraici del Piemonte Baruch Lampronti, i curatori della grafica della mostra, che visiteremo al termine della cerimonia, Heidi e Stefano Marchiaro.
“Grazie di cuore a tutti loro e a tutti coloro che ci onorano oggi della loro presenza in questa bellissima giornata”.