“Una vita libera e senza paura”

Libertà senza paura. Rivolgendosi al pubblico del primo Forum delle donne ebree d’Italia, la senatrice a vita Liliana Segre ribadisce la lezione imparata nel corso di un’esistenza segnata dalla tragedia più indicibile. “La vita – spiega ai presenti la sopravvissuta ad Auschwitz – mi ha insegnato a essere libera e senza paura”. Le minacce che la costringono ad essere “la più vecchia d’Europa obbligata alla scorta” non la intimidiscono. Anzi. A chi, come il mondo no vax, pensa di poter riversare senza vergogna su di lei il proprio odio, Segre annuncia battaglia. “Non più tardi di ieri mi è arrivata una maledizione così forte firmata, per cui una volta tanto farò causa a questa persona”. E poi, con la consueta ironia, aggiunge: “è anche cattivo augurarmi la morte a 92 anni”. Come in ogni occasione, in sala il pubblico ascolta in assoluto silenzio la sua testimonianza “sul grande oblio” che l’ha accompagnata per parte della sua vita. A lungo, ricorda, è rimasta in silenzio sul proprio vissuto: dall’espulsione da scuola per le leggi razziste al respingimento sul confine svizzero, dall’arresto e detenzione a San Vittore alla deportazione dal binario 21 ad Auschwitz. “Era molto difficile riaffrontare quel mondo da cui non solo ero stata respinta, ma proprio scacciata, derisa”. Un mondo che preferiva dimenticare il “grande oblio” di cui però Segre portava “i segni sulla pelle”. Poi la svolta che la portò a rompere il silenzio arrivò grazie all’incontro con un’altra donna, anche lei sopravvissuta all’orrore della Shoah: Goti Bauer. “Una donna dolcissima, straordinaria, profondamente colta, che mi prese per mano e mi portò all’Adei e mi disse: ‘prova, prova a parlare perché lo sai fare. E perché devi raccontare la Storia italiana perché è di questo che parliamo, anche e soprattutto”. Di fronte ad altre donne ebree “parlai e si sciolse quel grande nulla”. Libera e senza paura, Segre da allora ha raccontato diventando punto di riferimento civile per la società italiana. Una voce al femminile impegnata a farsi ascoltare, così come, nei rispettivi campi, le altre donne intervenute al Forum organizzato dall’Adei Wizo, aperto dai saluti della presidente nazionale Susanna Sciaky. Dalla direttrice del Circolo dei Lettori di Torino Elena Loewenthal alla presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, dalla storica Liliana Picciotto alla direttrice centrale dell’Istat, Linda Laura Sabbadini fino alla presidente dell’Agenzia Ebraica per Israele in Italia Claudia De Benedetti, in ogni intervento sono emersi i percorsi personali, tra difficoltà e obiettivi raggiunti, che hanno presentato uno spaccato dell’Italia ebraica al femminile e del suo contributo alla vita del paese. “Ci troviamo in paese che non ha mai realmente investito sulle donne – ha sottolineato Sabbadini – in questo l’Adei Wizo e questo tipo di incontri possono svolgere un ruolo importante di pressione. Non dobbiamo dimenticare che solo la metà della popolazione femminile lavora. Significa che una metà non è autonoma economicamente, dipende da altri e conseguentemente è più esposta al rischio, soprattutto di violenza domestica”. Una riflessione, condivisa e declinata in altri interventi secondo le proprie esperienze, che richiama il messaggio della senatrice a vita sull’essere libere e senza paura.