Alessia libera
La foto del giorno sui quotidiani è il rientro in Italia di Alessia Piperno. Dopo quarantacinque giorni di detenzione a Evin, il carcere iraniano dove vengono rinchiusi gli oppositori politici, la giovane italiana è stata liberata ieri ed è tornata a Roma con un volo militare. Ad accoglierla la famiglia, la Presidente del Consiglio Meloni e il sindaco di Roma Gualtieri. “Sono stati giorni duri, poi la sorpresa. Ho trascorso la mia detenzione in una cella con sei persone, è stato difficile ma non sono stata maltrattata”, la sua testimonianza riportata dai quotidiani. Piperno, travel blogger romana di 30 anni, era stata arrestata il 28 settembre scorso con l’accusa di “aver preso parte a una delle manifestazioni di piazza a Teheran contro il regime e in segno di solidarietà per la morte di Mahsa Amini”, spiega il Corriere. “Rischiava di affrontare un processo lunghissimo che, al di là dell’esito, sarebbe inevitabilmente durato per mesi, forse anni”, aggiunge Repubblica. Una fonte diplomatica del Giornale spiega che la preoccupazione iniziale era “l’origine ebraica e la foto con i familiari e la bandiera israeliana. Sapevano già tutto. L’hanno interrogata a lungo, senza vessazioni, e chiesto subito se lavorasse per i servizi. Lei è stata intelligente a non nascondere di essere ebrea”. Il lavoro di diplomatici e intelligence, riportano i quotidiani, era diretto a dimostrare al regime di Teheran che la giovane non era un’attivista né tanto meno una spia per un governo straniero. “La famiglia Piperno – scrive Repubblica – ha raccolto la richiesta del silenzio e si è affidata alla Farnesina. Che ha cominciato il lavoro politico: l’Iran ha la necessità di mostrarsi all’Occidente come credibile, per arrivare al ritiro delle sanzioni. E ha chiesto l’aiuto dell’Italia”. Il regime iraniano, rileva La Stampa,
“ha tutto l’interesse a un profilo cooperativo” con Roma. Tra martedì e mercoledì c’è stata l’accelerazione nelle trattative e poi finalmente la liberazione e il ritorno a casa di Alessia Piperno. Tanti i messaggi di felicitazioni richiamati dai quotidiani, tra cui quello della presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello.
La scritta antisemita a Trieste. Nelle stesse ore in cui si commemorava la Notte dei cristalli è apparsa sulla sinagoga di Trieste una frase antisemita con l’accusa agli ebrei di razzismo e fascismo. Un episodio su cui indaga la Digos. “Purtroppo non è una novità. Siamo preoccupati che si finisca con lo sminuire il fatto” afferma in un’ampia intervista al Piccolo la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni. In particolare Di Segni chiede un intervento di governo e parlamento: “La politica è chiamata a migliorare l’impianto legislativo, e faccio riferimento all’articolo 604 ter del Codice penale, lì dove si parla di reati commessi per finalità di discriminazione o di odio etnico, nazionale, razziale o religioso”. Rispetto a una domanda sul clima nel paese, Di Segni afferma che “non è corretto associare un fatto come quello di Trieste al cambio di Governo. Sicuramente, però, c’è un’aspettativa di coerenza e di attenzione. Attendiamo ancora di più sui fronti della memoria e della convivenza da parte di chi prima non c’era. Lo verificheremo quotidianamente”. In città è arrivata la solidarietà trasversale da parte delle istituzioni e della società civile alla Comunità ebraica. “Sono stati tanti i cittadini che mi hanno chiesto se potevano pulire il muro”, ha raccontato il rabbino capo di Trieste rav Alexander Meloni. “Si tratta di un episodio spiacevole, fatto in concomitanza con un anniversario triste nella storia del popolo ebraico. – le parole del presidente della Comunità Alessandro Salonichio riportate da Avvenire – Auspico possa essere limitato a un atto sciocco di vandalismo. Spero di non sbagliarmi”.
Francia-Italia, scontro sui migranti. Mentre la nave umanitaria Ocean Viking si dirige verso il porto di Tolone con i 234 profughi a bordo, i rapporti tra Francia e Italia si fanno sempre più tesi. Da Parigi si accusa Roma di aver assunto un atteggiamento “disumano” nei confronti dei migranti e definiscono l’apertura del proprio porto un fatto eccezionale. “L’Italia si pone al di fuori della solidarietà europea e dei propri impegni. E ci saranno conseguenze estremamente forti sulle relazioni bilaterali ed europee”, avverte il ministro dell’Interno transalpino Gérald Darmanin. La questione apre le prime pagine dei quotidiani di oggi: “Parigi-Roma, scontro totale”, titola La Stampa, “Rottura con Parigi sui migranti”, sintetizza il Corriere, “Macron rompe con Meloni”, la scelta di Repubblica, mentre per il Giornale “Macron fa l’euro-bullo”. Le autorità francesi nel mentre, spiega la Stampa, hanno reagito blindando “il confine a Ventimiglia, facendo appello all’Europa contro l’Italia e stracciando un accordo di qualche mese fa, il Meccanismo di solidarietà europeo, per il ricollocamento in Francia di 3500 richiedenti asilo”. La Presidente del Consiglio Meloni, riferisce il Corriere, “non ha alcuna intenzione di fare marcia indietro. Ritiene quella della Francia una reazione sproporzionata e al tempo stesso una minaccia che si commenta da sola. Una minaccia che comunque non spaventa il governo italiano, tantomeno in quei riferimenti legati ai meccanismi finanziari di solidarietà che Parigi ritiene troppo lauti nei confronti del nostro Paese”.
Italia-Israele, incontro tra governi. La presidente del Consiglio Meloni ha avuto un colloquio telefonico con il leader del Likud Benjamin Netanyahu per congratularsi per la sua recente vittoria alle elezioni. “Abbiamo parlato di un prossimo incontro tra i due governi”, ha detto Netanyahu, secondo quanto scrive oggi in una breve Domani.
Il caso Mortara. Intervistato dal Venerdì di Repubblica il regista Marco Bellocchio parla di uno dei suoi prossimi film che sarà dedicato al caso Mortara. “Il titolo è La conversione o anche Kidnapped: è la storia di Edgardo Mortara, un bambino ebreo battezzato da una cameriera cattolica convinta che fosse in punto di morte. – afferma Bellocchio – La Chiesa lo rapì perché all’epoca, era l’Ottocento, il diritto canonico le consentiva di prelevare da una famiglia ebrea un bambino battezzato, per educarlo cristianamente”. Bellocchio ricorda che anche il regista americano Steven Spielberg stava lavorando a un film dedicato a questa vicenda. “Con Spielberg siamo su pianeti diversi: non l’ha più fatto e ci proviamo noi. Senza competizione”, le parole del regista italiano.
Calcio e Memoria. Ha preso il via il “Progetto 16 Ottobre”, realizzato dalla Comunità ebraica di Roma, dall’Associazione sportiva Roma e dalla Fondazione Lazio con il patrocinio della Regione Lazio. L’iniziativa avrà uno sviluppo annuale ed è diretta a sensibilizzare i più giovani sui temi dell’antisemitismo e del razzismo, ricordando il rastrellamento nazifascista del 16 ottobre 1943, le leggi razziste e la persecuzione antiebraica. Lo racconta il Corriere dello Sport nelle pagine romane, spiegando che il primo appuntamento ha visto protagonisti quattro alunni della scuola media ebraica Angelo Sacerdoti che hanno raccontato ai loro coetanei le storie dei nonni, dal 16 ottobre alla deportazione nei Lager.
Il 900 di Robert Capa. Si intitola “Robert Capa. Nella storia” la nuova mostra che il Mudec di Milano dedica al celebre fotografo americano. Una personale che ripercorre i principali reportage di guerra e di viaggio che Capa realizzò durante vent’anni di carriera. Tra gli scatti in mostra, sottolinea Repubblica, anche delle immagini meno conosciute al grande pubblico dedicate “alla nascita dello stato d’Israele, con il primo conflitto arabo-israeliano su un fronte dove Capa andrà più volte tra il 1948 e il 1950”. Il Sole 24 Ore ricorda invece un tratto biografico del fotografo: “si chiamava, in realtà, Endre Ernó Friedmann, ebreo ungherese poi naturalizzato americano”.
Daniel Reichel