Oltremare – Fuori porta
La gita. Che sia al mare o verso nord o invece al sud non importa, l’importante è che come da tradizione sia fuori porta. La gita, nel giorno delle elezioni, è ormai tutto quello che ci interessa, diciamolo apertamente. Nessuno che io conosca, anche persone che non so minimamente dove si posizionino politicamente parlando, e comunque nessuno che abbia vissuto in Israele negli ultimi anni, si aspetta qualcosa di nuovo o di diverso dai risultati di queste ennesime elezioni. Ci sono le opinioni di ciascuno, ovvio; ci sono partiti tra cui scegliere, ci sono interventi di tutti i leader e dialoghi più o meno edificanti fra di loro sui media, ma l’unica cosa che si sente dappertutto è un senso di stallo, una palude politica fatta di blocchi contrapposti più o meno dello stesso peso numerico in mandati, lunga alcuni anni e dalla quale non c’è verso di uscire. Scontri di ego che hanno pochissimo a che fare con il bene del paese e dei suoi cittadini. E poca voglia di affrontare i problemi veri, che ci tiriamo dietro da decenni.
E quindi, ne usciamo almeno fisicamente, almeno per un giorno e andiamo a vedere un pezzetto di questo paese che è piccolo ma densissimo (in tutti i sensi). Tanto più che il martedì delle elezioni è qui giorno di vacanza obbligata. Non resta che controllare il meteo incessantemente da oggi per una settimana, identificare con famiglia e amici un piano A in caso di sole e un piano B in caso di pioggia, preparare nel caso del piano A zaino e scarpe buone, e mandare a tutti il punto di partenza, itinerario, luoghi di ristoro sul percorso, e prepararsi a partire.
Così poi, al ritorno, stanchi e impolverati, non ci verrà neanche voglia di agitarci troppo davanti ai sondaggi (inutili), exit poll (fuorvianti) e infine risultati (deludenti statisticamente per almeno la metà dei votanti). Con una bella gita alle spalle, anche davanti alla probabile prosecuzione dello stallo politico attuale potremo almeno consolarci di aver visto un posto nuovo, di aver mangiato bene e insomma di non aver sprecato un raro giorno di vacanza pura.
Il giorno delle elezioni, ha questo, se non altro, di unico: non è un sabato o un giorno di moed, e nemmeno una vigilia di festa religiosa, con tutte le fatiche organizzative e culinarie che queste portano: è un giorno tutto intero in cui poter fare quello che ci pare. A votare ci si mette proprio poco, fra identificazione e scelta del foglietto da mettere nella busta bianca e poi nella scatola azzurra. Una volta fatto, avremo la giornata in regalo, tutta per noi. Di questo possiamo dire grazie ai nostri politici, anche se stanno cominciando a esagerare un po’ con la frequenza di questi regali. (23/10/22)
Daniela Fubini