“Nove ottobre 1982, una ferita
per tutto l’ebraismo italiano”

Si è da poco conclusa una conferenza in due giornate sull’attentato al Tempio Maggiore di Roma all’Archivio Centrale dello Stato. Organizzata dalla Comunità ebraica romana, ha visto intervenire tra gli altri Gadiel Gaj Taché. A quarant’anni dall’attacco palestinese in cui perse la vita il fratellino Stefano di due anni appena e in cui lui stesso fu ferito, con l’occasione del convegno è stato condiviso non soltanto il ricordo dei fatti, ma sono state anche affrontate questioni come la loro elaborazione, i cambiamenti interni alla Comunità, le domande che restano aperte. 
Nel portare il saluto della Comunità ebraica il vicepresidente Ruben Della Rocca ha ringraziato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi per la sua partecipazione alla prima giornata di lavori, ma anche per gli arresti delle scorse ore che hanno smantellato una cellula neonazista con radici in Campania. Una iniziativa nel segno “della prevenzione: ciò che quel giorno è mancato; c’è stata una grande falla, anche a livello politico”. Gli ebrei, ha proseguito Della Rocca, “sono stati abbandonati, se non addirittura venduti: per chi, per cosa e per come a 40 anni di distanza non lo sappiamo ancora”.
“L’attentato ha scosso l’intero ebraismo italiano. Le istituzioni fino a quel momento erano assenti, anche a livello di sicurezza. Dopo quel fatto i rapporti sono migliorati moltissimo e molto intensa è oggi la collaborazione su questo fronte” ha tra gli altri rimarcato Milo Hasbani, vicepresidente UCEI, nel panel inaugurale della seconda giornata su “aspetti del clima politico in Italia e il mondo arabo”.
Una storia anche personale – “essendo nato a Beirut” – e in considerazione dello sforzo compiuto dalla Comunità ebraica milanese (di cui è stato presidente) nell’accoglienza “ai profughi ebrei del mondo arabo”. A prendere la parola, moderati da Enzo Campelli, professore emerito di Metodologia delle scienze sociali, anche il presidente della Fondazione Istituto Teseo Alta Formazione e Ricerca Stefano Amodio e lo storico Arturo Marzano, professore associato di Storia contemporanea dell’Università di Pisa. È poi seguito un approfondimento dedicato al racconto mediatico (“Israele, gli ebrei e la stampa”) con gli interventi di Guri Schwarz, professore associato di Storia contemporanea all’Università di Genova, della professoressa associata di Storia contemporanea all’Università Sapienza di Roma Alessandra Tarquini, della giornalista Fiamma Nirenstein, con la moderazione del giornalista Dario Coen. Ad intervenire anche il presidente della FNSI Giuseppe Giulietti. Lo spazio conclusivo su “Dopo la tragedia: i cambiamenti dei rapporti della Comunità ebraica di Roma con l’esterno” ha visto infine le riflessioni, assieme a Gadiel Gaj Taché, del presidente del Benè Berith Roma Sandro Di Castro, del direttore del Dipartimento Beni e Attività Culturali della Comunità Claudio Procaccia, della responsabile dell’archivio storico Silvia Haia Antonucci. A moderarli la coordinatrice del Dipartimento Gabriella Yael Franzone.