Oltremare – Vitamine   

Presto l’arancio sarà di nuovo tutto decorato, e così rimarrà per diverse settimane, con ciascun arancio delicatamente chiuso in un sacchetto tenuto fermo con un fiocchetto al suo ramo. Niente angioletti nel punto più alto, intendiamoci, e decorazione con tutta evidenza per scopi pratici, verde su verde e quindi non troppo festiva, ma che comunque nei fatti infiocchetta tutto l’albero dalla base fino in cima. Albero che non ha neanche la più vaghissima somiglianza con un pino, con tutti i rametti fitti fitti che usano ad altre latitudini: questo invece è fra tutti gli alberi da frutto del giardino forse il più anarchico, quanto a crescita dei rami, sparati verso l’alto e poi solo un po’ arcuati dal peso delle arance vicino alla maturazione. Le arance, appunto, o meglio la loro incolumità davanti alle mosche golose di frutta, sono il motivo dell’infiocchettamento progressivo che avviene ogni anno fra ottobre e novembre, altrimenti possiamo dire addio alle spremute fatte staccando un frutto dal ramo e spremendo direttamente, pochi secondi da albero a bicchiere.
C’è un passaggio nel libro lI mio nome è Asher Lev di Haim Potok in cui Asher descrive come suo padre preparava ogni mattina il succo d’arancia, e quando una mattina Asher bambino gli fa troppe domande risponde di bere, che le vitamine volano via se non si beve appena spremuto. Di tutti i libri di Chaim Potok, di tutti i suoi personaggi così alieni ma così vicini a noi, ebrei italiani, questo passaggio letto credo ben prima del mio bat mizva, mi è restato in mente in modo cristallino. E non perché rappresentasse un modo tipico degli adulti di svicolarsi da una domanda specifica o dalla generale curiosità dei bambini (lo è di certo), ma perché in quella breve frase il papà di Asher, con tutta la sua genealogia di rabbini e la barba e i vestiti e il comportamento da ebreo religioso, esprimeva non un insegnamento di Torah, ma una legge di natura cui tutti, anche noi ragazzini cresciuti in famiglie e scuole ebraiche non particolarmente religiose, sottostiamo. La vitamina C vola via per Asher, come per me. 
Quando arriva l’inverno e le arance sono mature e ne stacchiamo due o tre ogni mattina per farci colazione, il mio pensiero torna sempre a quel passaggio di Asher Lev, che mi ricorda che comportarsi in modo sano e sensato è una regola per la quale non si deve nemmeno scomodare un Gaon di qualche perduto shtetl o un Chacham con albero genealogico che lo collega direttamente a David haMelech. Poi di certo, a cercarla, ci sarà una discussione nel Talmud o altrove su quando e come bere un succo d’arancia. Ma il buon senso, a volte, anche per noi ebrei, è universale come le virtù delle vitamine. (7/11/2022)

Daniela Fubini