Milano e il censimento degli ebrei “1938, inizio della tragedia italiana”
“È difficile per me vedere questi documenti dove ci sono i nomi di mio padre, dei miei nonni, il mio”. Nomi poi inghiottiti nella Shoah, ricorda la senatrice a vita Liliana Segre, dopo aver passato in rassegna le carte esposte da oggi al Memoriale della Shoah di Milano. Documenti parte del Fondo Israeliti, il censimento degli ebrei voluto dal fascismo e avviato nel capoluogo lombardo nell’agosto del 1938. Undicimila nomi registrati in decine di fascicoli, che rappresentano il primo atto della persecuzione. Le carte esposte al Memoriale in cui sono citati Alberto Segre, la figlia Liliana, i genitori Olga e Giuseppe, sono solo una piccola parte del Fondo conservato alla Cittadella degli Archivi di Milano. Ma vogliono essere un segnale a tutta la città, come sottolinea il sindaco di Milano Giuseppe Sala, inaugurando l’esposizione che si concluderà il prossimo 17 dicembre. “Il nostro dovere è non dimenticare – ribadisce il sindaco – e testimoniare la verità con parole e atti. Questo abbiamo voluto fare fin dal momento in cui abbiamo ritrovato nei sotterranei dell’Anagrafe i fascicoli del Censimento degli ebrei milanesi e altri documenti in cui, nero su bianco, veniva scritta la storia di migliaia di persone condannate alla deportazione dalla dittatura nazifascista. Oggi, giorno in cui nel 1938 la terribile macchina dello sterminio iniziò anche in Italia, abbiamo deciso di essere qui al Memoriale della Shoah con questi documenti, segno tangibile di una verità che non può essere cancellata da nessuna forma di indifferenza e ignoranza, intellettuale ed umana”. Simbolicamente per aprire la piccola esposizione è stata infatti scelta la data dell’anniversario della promulgazione delle leggi razziste (17 novembre 1938). “C’è una linea ideale che collega la schedatura degli ebrei, la firma delle leggi razziali, il binario della Stazione Centrale da cui partii insieme alla mia famiglia e i cancelli di Auschwitz”, riflette la senatrice Segre. Ancora una volta chiede ai cittadini, ai milanesi e non, di venire al Memoriale. “Percorrete in silenzio questo luogo. Non ci sono parole per descrivere cosa è accaduto qui”. Migliaia di uomini, donne, bambini, deportati nel silenzio della città. Una macchina persecutoria, ricorda Segre, messa in piedi con la collaborazione “di cittadini, politici e burocrati, i cosiddetti ‘bravi italiani’”. Un fatto che porta con sé un messaggio chiaro: “è la crudeltà dell’indifferenza ad averci cacciati da scuola, costretti fuori dagli uffici, caricati sui vagoni, portati a morire nei campi di sterminio. Oggi questi documenti sono soprattutto un monito, un invito a non ripetere lo stesso errore”. Averli esposti nel luogo simbolo della deportazione milanese, la riflessione del Presidente del Presidente del Memoriale della Shoah Roberto Jarach, “ci mette davanti a una verità inequivocabile: agire ogni giorno per educare i più giovani vuol dire far sì che quelle vicende non possano ripetersi. Speriamo che questo sia solo il primo di tanti momenti di collaborazione con la Cittadella degli Archivi: partire dalle fonti, dai documenti, dalle foto, dice molto di chi siamo oggi”. Importante in questa chiave la spinta a organizzare l’esposizione sia arrivata dal Comune. “Impegnarsi insieme vuol dire far sì che davvero i cittadini di Milano possano sentire questo luogo come proprio, come parte della propria storia e della propria quotidianità”.
Non mancano delle note di amarezza. Al sindaco, Segre chiede di dare più visibilità possibile al Memoriale. E poi ricorda: “sono la donna più anziana d’Europa con la scorta. Mi è stata data a causa dell’odio antisemita. E questo è una vergogna” per tutta la società.