Un secolo di testimonianza,
Livorno onora Aldo Liscia

“Ho avuto una vita talmente intensa che neanche mi sono reso conto di essere arrivato a cent’anni” raccontava Aldo Liscia nell’occasione del suo centesimo compleanno, festeggiato nel gennaio del 2021. Una lunga vita segnata in gioventù dalla persecuzione nazifascista. E da una dolorosa vicenda che vide opposta la sua famiglia, proprietaria di una villa nel quartiere livornese di Antignano, a quella dei potenti Ciano. Con la promulgazione delle leggi razziste Galeazzo, ministro degli Affari Esteri e genero di Mussolini, minacciò il padre di Aldo: “Sappiamo dove sta tuo figlio, potrebbe succedergli qualcosa”. Adolfo Liscia fu così costretto a cedere l’edificio “a un prezzo ridicolo”. Aldo nel frattempo era riparato nel sud della Francia, da dove sarebbe poi emigrato in Svizzera.
Passano gli anni, l’Italia abbraccia la democrazia, ma la famiglia Liscia è costretta a dar battaglia per recuperare la sua proprietà. Sarà un’aula di tribunale a decretare la restituzione di Villa Giulia (oggi Villa Liscia) ai legittimi proprietari. “Abbiamo vinto noi”, gioiva Aldo con Pagine Ebraiche nel ricordare quegli eventi. Assiduo testimone nelle scuole, l’ingegner Liscia (che vive ormai da vari anni a Torino) riceverà domani un’alta onorificenza dalla sua città d’origine: una copia delle Leggi Livornine, simbolo dell’antica vocazione al pluralismo che la contraddistingue, che gli sarà attribuita dal sindaco Salvetti nel corso di una cerimonia istituzionale.
“Per il suo lavoro e per meriti tecnico-scientifici – segnala l’amministrazione nel tracciarne la biografia – Aldo Liscia è stato insignito del titolo di Cavaliere della Repubblica. È uno degli ultimi conoscitori del bagitto, l’idioma italo-ebraico che ha avuto la sua massima diffusione a Livorno”. La sua frequentazione di Livorno è ancora significativa, rileva ancora il Comune. Soprattutto nelle scuole, dove “racconta le storie della propria vita, le persecuzioni razziali e gli avvenimenti del ‘900”.