Vittoria Silvana Genah (1931-2022)
Cordoglio a Milano e nella comunità degli italkim, gli italiani d’Israele, per la morte di Vittoria Silvana Genah. “Eshet chayil, donna virtuosa e battagliera per il bene, con la tua grinta hai superato prove difficili, come lo sradicamento dalla Libia, in cui siamo nati, la ricostruzione dignitosa nell’Italia che ci ha accolti, la semina in Terra d’Israele” il ricordo del figlio Raphael Barki, già presidente del Comites di Tel Aviv. Nata a Tripoli nel 1931, dove aveva sposato il marito Enrico Barki, nell’estate 1967 è costretta a lasciare la Libia assieme alla famiglia a causa delle violenze anti-ebraiche scoppiate nel paese sulla scia della Guerra dei sei giorni. La scelta è di trovare rifugio in Italia: i Barki si ricostruirono così una vita a Milano.
“Ci hai insegnato a dare incondizionatamente anche senza avere un ritorno. – prosegue il figlio – E infatti un ritorno immediato forse certe volte non l’hai avuto ma a lungo termine hai poi raccolto e, se non hai raccolto, raccoglierai per i tuoi molti meriti se D-o vorrà nella Sua eterna bontà. Perché la vita non termina qui in questo mondo, ba-‘olàm ha-zè. Continua nel mondo a venire, ba-‘olàm ha-bà, dove ora puoi ricongiungerti ai cari che ci hanno lasciato prima di te, ai tuoi genitori, ai tuoi suoceri, a papà, al tuo genero modello, alle tue sorelle, cognate e cognati”.
Barki ha poi ricordato una lezione di rav Alfonso Arbib, rabbino capo di Milano: “Ho imparato da Rav Arbib, nella parashà di questa settimana, Chayè Sarà, shenè chayè Sarà può essere interpretato in due modi: il primo, come gli anni della vita di Sarà; il secondo, come le due vite di Sarà. Che HaShèm ci dia la forza e il merito di proseguire nel cammino che ci hai mostrato negli anni della tua vita, parafrasando shenè chayè Vittoria, e portare avanti i valori dell’ebraismo e trasmetterli alla nostra discendenza per dare continuità e collegare i due mondi, le due vite, shenè chayè Vittoria, questo mondo e quello a venire”.