Le vite di Sara
“E furono le vite di Sara cento anni e venti anni e sette anni, gli anni delle vite di Sara” (Bereshit 23;1).
Rashì si chiede il motivo per cui è scritto “le vite” e a questo risponde dicendo che “ogni tappa della sua vita, corrisponde a un particolare stato: a cento anni era bella come una ragazza di venti e a venti era pura come una bambina di sette”. C’è anche da dire che ad ognuna delle età citate corrisponde un particolare momento della sua vita. C’è anche da chiedersi il motivo per cui nella Torà non viene detto che Sarà morì a centoventisette anni, ma visse centoventisette anni. A questo si risponde dicendo che, a proposito degli tzaddiqim, non viene mai usata la parola “morte” poiché, attraverso le loro azioni e gli insegnamenti che ci hanno lasciato, è come se non fossero morti. A proposito di Ja’aqov è detto: “Ja’aqov avinu lo met – Giacobbe nostro padre non è morto”, poiché la sua discendenza continua a vivere.
Rav Alberto Sermoneta, rabbino capo di Venezia
(18 novembre 2022)