Diritti e mondiali

Si apre oggi in Qatar il Mondiale di calcio. E sui quotidiani si parla soprattutto delle polemiche politiche legate alla competizione. A riassumerle, Aldo Cazzullo sul Corriere: “l’assegnazione tutt’altro che limpida, il costo umano inaccettabile delle infrastrutture, l’impatto ambientale degli stadi, l’oscurantismo dei governanti”. Questo al momento il centro della discussione sul mondiale in Qatar, il primo in un paese arabo. A difendere la scelta, il numero uno della Fifa Gianni Infantino in una conferenza stampa in cui si è parlato di politica e non di calcio. “È stato diretto, ha citato l’omosessualità, grande tabù del calcio maschile, per dire che lui non ha paura a rappresentare simbolicamente tutte le minoranze. – scrive Repubblica rispetto a Infantino – L’ha detto dall’alto della sua posizione, ma mai prima una conferenza del Mondiale aveva sentito queste parole. ‘Oggi mi sento qatarino, arabo, africano, gay, disabile, migrante, e anche donna, tra l’altro ho quattro figlie’. Non gli ha creduto nessuno, anche se ha parlato di come ha sofferto da ragazzo la discriminazione, in Svizzera saranno contenti di avere la patente di razzisti. Ma gli va dato il merito: invece di difendersi, ha attaccato, non ha scantonato, sostenendo che la Fifa rappresenta tutti. Mancava aggiungesse: vittime e persecutori”. A fine conferenza stampa, riporta tra gli La Stampa, c’è stato anche il coming out del direttore della comunicazione Bryan Swanson, seduto accanto a Infantino: “Io sono gay, voi ascoltate parole pubbliche, io quelle private quindi non pensate che la Fifa non tenga all’inclusività”.
Il Giornale parla di “coppa dei diritti negati” a cui l’Italia non partecipa e per questo, sulla carta, può rimanere fuori dalle polemiche. “Da noi, tutti o quasi graziati per mancata qualificazione, assolti, puri e persino smemorati – ricorda il quotidiano – perché la super coppa italiana due volte proprio a Doha e tre in Arabia, compresa la prossima, mica siamo noi a giocarla vien quasi da convincerci benché non sia così”.

Accordo Mosca-Teheran sui droni. Il sistema energetico ucraino è in grave crisi, tanto che Kiev ha invitato chi può a lasciare il paese. Senza riscaldamento ed elettricità in pieno inverno c’è il rischio di una crisi umanitaria, ha avvertito l’Onu. Nel frattempo, riporta La Stampa, i bombardamenti di Mosca sono continuati su diverse località ucraine. E per continuare la sua aggressione, Putin, di fronte a una diminuzione del suo arsenale, avrebbe appena fatto un accordo con l’Iran per produrre i droni suicidi iraniani grazie a fabbriche sul suolo russo. A sostenerlo uno scoop del Washington Post, ripreso oggi da Repubblica.

Le proteste iraniane e l’Italia. Mentre continuano le proteste in Iran contro il regime, su Repubblica Concita De Gregorio parla di indifferenza dell’opinione pubblica italiana rispetto al destino di chi manifesta. E cita come esempio l’assenza di persone ieri in piazza della Repubblica a Roma per il presidio di solidarietà per i dimostranti iraniani. “Dove siamo? Che cosa c’è in questa incredibile sollevazione, in questa controrivoluzione dei giovani persiani che gridando “Donna, vita, libertà” e si fanno uccidere ogni giorno e ogni giorno si moltiplicano, senza paura di morire. Cos’è che non ci piace, per dirlo facile: cosa non ci riguarda? È perché non è una rivoluzione antiamericana, non è anticapitalista? E perché sulle origini del regime di Khomeini, la cui casa i giovani oggi bruciano, pesa qualche responsabilità politica difficile da ricollocare? E perché sono (in gran parte) islamici, dunque per definizione sospetti di attentato alla croce?”.

Wiesenthal e il perdono. Il recente conferimento da parte dell’Austria del Premio Simon Wiesenthal, è l’occasione per la senatrice Liliana Segre per riflettere sul ruolo di quest’ultimo. In particolare, la senatrice ricorda come in uno dei suoi libri Wiesenthal racconti che “nel 1942, a Leopoli, una SS sul punto di morire gli chiese perdono per i crimini commessi ma lui rifiutò di concederglielo, pronunciando un ‘no’ che anni dopo continuava a turbarlo. Da parte mia condivido quel rifiuto, – scrive Segre – perché credo che nessun sopravvissuto possa arrogarsi il diritto di perdonare per conto delle vittime che non hanno più voce, diventate cenere nel vento. Il nostro dovere è piuttosto non dimenticarle e rendere loro giustizia. ‘Giustizia, non vendetta’, come appunto disse Wiesenthal, e come cercò di fare per tutta la vita”.

Il presidente del Veneto. “I nostri valori, i miei valori, sono quelli dell’antifascismo, oltre ovviamente alla condanna assoluta delle leggi razziali”, lo dichiara al Corriere della Sera il presidente del Veneto Luca Zaia, in un’intervista incentrata sul ruolo della Lega. “La Lega è antirazzista. Ed è antifascista. – afferma in un passaggio Zaia – II tema che poniamo sui migranti è un tema di coerenza, di rispetto della dignità umana e di legalità. II Veneto è terra dove l’accoglienza è un faro, dove il modello di integrazione è sotto gli occhi di tutti, ma è anche una comunità che chiede il rigoroso rispetto delle regole”. In un altro passaggio si sofferma sul tema dei diritti civili: “Non possiamo parlare dell’omosessualità come se fosse un problema. Vuol dire essere fuori dalla storia. La politica deve garantire le libertà e i diritti, non limitarli o reprimerli. Anche i temi dell’etica, del fine vita, dei diritti della persona vanno affrontati, non lasciati alla sinistra”.

Israele e l’ultradestra. Secondo l’editorialista de L’Espresso Zlatko Dizdarevic il successo elettorale del partito di estrema destra Sionismo religioso “porterà all’estrema radicalizzazione dello stato d’Israele che presto verrà profilato come religioso e sionista. Le forze moderniste e moderate, se ci sono, oggi sono sconfitte”. L’ambasciatore Sergio Romano invece sul Corriere cita un editoriale di Bret Stephens, firma del New York Times, intitolato “Il fascismo non è una minaccia per Israele”. “Il titolo è tranquillizzante, ma è anche sorprendente per chi non abbia mai avuto qualche timore sulla natura democratica dello Stato ebraico. – sostiene Romano – Ma nelle parole di Stephens vi è forse una comprensibile preoccupazione per le condizioni in cui versano quasi tutti i regimi democratici”.

Contro l’odio. Presentando la nuova edizione di GariwoNetwork (dal 21 al 25 novembre, a Milano) il presidente di Gariwo Gabriele Nissim spiega su Avvenire che il fulcro dell’iniziativa sarà “una riflessione pubblica per discutere sulla terapia contro l’odio nel mondo contemporaneo”.

Segnalibro. “Ebrei italiani: la storia senza sconti di Anna Foa”, titola Avvenire presentando, in un articolo a firma di Massimo Giuliani, il nuovo saggio della storica Gli ebrei in Italia: I primi 2000 anni (Laterza). Punto centrale del volume, spiega Giuliani, è ricordare al lettore come la storia ebraica sia “una storia particolare (a tratti particolarmente dolorosa e complessa) e nondimeno non separata né separabile dalla storia” del paese e del continente europeo. La Lettura del Corriere si sofferma invece sull’ultimo lavoro del semiologo Ugo Volli, Musica sono per me le Tue leggi. Storie di Davide, re di Israele (La nave di Teseo): “volume poderoso e affascinante”, il giudizio de giornale, che “raccoglie le storie sul re d’Israele: da quando è un pastorello che sa suonare la cetra al rapporto con il predecessore Saul”. La Stampa pubblica invece un brano dall’autobiografia del Nobel per la Fisica Giorgio Parisi, Gradini che non finiscono mai, in uscita per La Nave di Teseo. Nello stralcio Parisi ricorda tra gli altri un vicino di casa della sua infanzia, diventato stretto amico di famiglia: il professor Nino Prato. “Nino Prato – scrive Parisi – aveva fatto la guerra, era uno dei ‘ragazzi del ’99’, aveva due anni più di mio padre, era ebreo e credo avesse dovuto nascondersi durante il fascismo, ma di questo non so quasi nulla”. Prato regalò al tredicenne Parisi un microscopio. “Per me è stata una cosa importantissima”.

Bookcity. Ultima giornata oggi per la rassegna milanese Bookcity 2022. Un’edizione, scrive il Corriere, “record sia dal punto di vista dei partecipanti sia da quello del pubblico”. “Protagoniste degli incontri con gli autori e con le letture anche le biblioteche pubbliche e luoghi come il Memoriale della Shoah”. Tra gli appuntamenti odierni segnalati, l’incontro con l’israeliano Roy Chen alle 11.00 al Teatro Parenti.

Consoli onorari. L’Espresso presenta l’inchiesta giornalistica internazionale Shadow Diplomats (diplomatici-ombra), incentrata, si legge, su “più di 500 consoli onorari che sono stati accusati pubblicamente di aver violato la legge o gestito affari controversi per interessi privati”. L’apertura dell’inchiesta italiana si apre sulla figura di Marco Carrai, console onorario di Israele a Firenze. “L’Espresso ha fatto pervenire a Carrai molte domande sul suo ruolo di console onorario: – si legge – quali personalità hanno favorito la sua nomina, cosa ha fatto in questi anni per il governo di Tel Aviv, che interessi ha in quella nazione, quali affari ha gestito con i suoi soci israeliani come Jonathan Pacifici. L’imprenditore però ha preferito, diplomaticamente, non rispondere”.

Daniel Reichel