I giovani e la Memoria dei luoghi,
una testimonianza personale

“Ogni 27 gennaio, il Giorno della Memoria, ci chiediamo come fare perché questa ricorrenza diventi un momento che vada oltre la semplice celebrazione. Le parole si consumano e l’impegno a mantenere viva la memoria è anche trovare il modo di trasmettere quei valori con parole che possano capire anche le nuove generazioni”. Parte da qui Daria Carmi, in rappresentanza della Comunità ebraica di Casale, per introdurre Elena Bissaca, esperta in sociologia della memoria e autrice di “Chiedimi Dove andiamo” (Manni Editore). Un volume che racconta i suoi 15 anni di esperienza come accompagnatrice dei ragazzi ad Auschwitz.
Le domande di Massimo Biglia, chiamato a condurre l’incontro in Sala Carmi, vanno oltre il testo e stimolano un’interessante analisi sui giovani e sul loro rapporto con un luogo che non lascia mai indifferenti. Bissaca parte dalla sua stessa esperienza: “Quando ero ancora studentessa avevo il timore che andare a vedere Auschwitz avesse un aspetto un po’ voyeuristico, in realtà sono stata colpita dal fatto che è sempre un’esperienza collettiva e per la mia generazione condividere le emozioni non è così scontato. Poi ho avuto la sensazione che quel luogo parlasse di noi, che anche persone che erano andate lì per semplice curiosità fossero inevitabilmente portate a ragionare su loro stesse”. Con il tempo quella sua esperienza del 2006 è diventata volontariato sui “Treni della memoria”, materia di studio per il suo dottorato, ma soprattutto una riflessione globale. “Negli anni ho imparato a non giudicare chi entra in questi luoghi, sono convinta che ci debba essere una preparazione prima di affrontare la visita, ma è anche vero che non c’è nessun modo giusto per arrivare lì. È comunque un posto in grado di aprire un dialogo, anche se non è mai facile chiedere ‘come è andata’ a qualcuno di ritorno da una visita ad Auschwitz. A volte mi è capitato di registrare una fatica nel confrontarsi con questa memoria da parte i ragazzi, ma hanno sempre la consapevolezza che si tratta di un’esperienza emotivamente forte. Ne sono spaventati, ma sono anche in età in cui sentono che toccare con mano questa sofferenza può connetterli con il mondo degli adulti in cui stanno entrando”. Un’esperienza che, secondo Bissaca, usano anche per valutare il presente. “I giovani di oggi sono spaventatissimi dal cambiamento climatico e spesso collegano la loro visione di Auschwitz con quel senso di responsabilità necessario per prendersi cura del mondo, per salvare la vita a qualcuno. Questo gli permette di ragionare sul loro ruolo nella società”. Il messaggio più potente però è quello che rende il campo di sterminio un luogo di assoluti, anche nella necessità di raccontare: “Fare memoria della Shoah dovrebbe significare di accettare che nessuno faccia alcun tipo di discriminazione”. Domenica 27 novembre il programma culturale del complesso ebraico di vicolo Salomone Olper continua con una nuova presentazione letteraria. Alle ore 16 si presenterò “Guerra infinita – 40 anni di conflitti rimossi dal Medio Oriente all’Ucraina” (edito da Solferino, 2022) di Lorenzo Cremonesi. L’autore ne parlerà insieme a Roberto Gabei.