L’Iran e il silenzio dell’Occidente

È iniziato il Mondiale di calcio più discusso degli ultimi anni. Centrale resta la questione dei diritti. Oggi, scrive la Stampa, due banchi di prova significativi: alle due del pomeriggio si giocherà infatti Inghilterra-Iran e alle cinque Olanda-Senegal, “con Kane che ha espresso l’intenzione di portare la fascia da capitano arcobaleno e van Dijk che se la metterà e basta”. C’è attesa anche per una possibile protesta anti-regime da parte degli atleti iraniani. Un tema che Angelo Panebianco pone con forza sulle pagine del Corriere. Dicendosi sconcertato per “il silenzio occidentale per ciò che sta accadendo in Iran, il mancato sostegno alle donne e agli uomini in lotta contro la teocrazia iraniana”. I governi occidentali, sostiene il politologo, “dovrebbero spiegarne all’opinione pubblica il perché”. Su Repubblica Bernard-Henri Lévy racconta il suo incontro con una delle figure simbolo della rivolta: l’attivista Masih Alinejad.

Repubblica intervista l’ambasciatore israeliano in Italia Alon Bar. “Tutti i partiti della coalizione di governo in Italia hanno sempre manifestato il loro sostegno a Israele e questo induce a essere ottimisti. Meloni e Netanyahu si sono già sentiti dopo le elezioni,la sintonia tra i partiti dei nostri Paesi può essere la premessa di una relazione forte”, la valutazione del diplomatico. “Poi ci sono in gioco gli interessi nazionali, e qui dovremo lavorare per trasformare quella sintonia in cooperazione”. Viene chiesto a Bar se non abbia paura rispetto al fatto che nella destra italiana “ci sia ancora un diffuso antisemitismo”. L’ambasciatore risponde così: “Non la definirei paura. So bene che ci sono ancora antisemiti, sebbene siano una minoranza, e che ci sono simpatizzanti del regime fascista. Ma su questo abbiamo già detto al governo italiano che intendiamo lavorare a stretto contatto con la comunità ebraica, e che ci aspettiamo dal nuovo governo una politica di tolleranza zero”. 

Alcuni deputati della Lega hanno proposto di introdurre un bonus per il matrimonio in chiesa. L’iniziativa sta suscitando molte reazioni, anche fuori dall’ambito politico. “Lo sanno, questi bravi rappresentanti del popolo, che il potere temporale dei papi è finito il 20 settembre del 1870 quando i bersaglieri hanno varcato la breccia di Porta Pia?”, si chiede Michela Marzano sulla Stampa. Massimo Luciani, costituzionalista, dice al Corriere: “Il matrimonio di cui parla l’articolo 29 della Costituzione è tanto civile quanto religioso: non v’è alcuna base costituzionale che possa giustificare una così vistosa discriminazione”. 

Il Corriere, come “foto del giorno”, pubblica l’immagine di un drone che sorvola un gruppo di rabbini Lubavitch riuniti a New York. Ad essere rappresentati, si legge nelle righe che accompagnano lo scatto, “due elementi molto distanti tra loro, uno rappresenta l’innovazione, in primo piano, l’altro la tradizione più arcaica, gli uomini sullo sfondo”. 

“Forse, prima ancora di quello previsto dal Partito democratico nei prossimi mesi, bisognerebbe indire un congresso costituente di tutta la sinistra mondiale. I risultati elettorali di Stati Uniti, Svezia, Israele, Francia e, naturalmente, del nostro paese sembrano la prova che i partiti progressisti stanno attraversando una crisi globale”. Così Gabriele Segre in un intervento su Domani.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(21 novembre 2022)