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Gerusalemme, il terrorismo
torna a uccidere

Due attentati hanno sconvolto Gerusalemme questa mattina in un attacco combinato che ha causato la morte di una persona e il ferimento di almeno altre tredici. Due dei feriti, riportano le autorità locali, sono stati ricoverati in gravi condizioni. Il primo attacco è avvenuto alle 7 ora locale con l’esplosione di un ordigno a una fermata di un autobus all’ingresso della città, a nord. Qui, comunica la polizia israeliana, “undici civili sono rimasti feriti”. Mezz’ora dopo un’altra esplosione si è verificata a un’altra fermata poco distante. L’emittente Kan riporta come nel secondo caso siano stati gli artificieri della polizia a far brillare la bomba. Le forze di sicurezza stanno controllando che non ci siano altri ordigni nell’area e setacciando la zona per trovare sospetti collegati alle esplosioni. Il commissario della polizia Kobi Shabtai ha detto che potrebbero esserci stati due attentatori. “È un tipo di attacco che non si vedeva da molti anni” ha dichiarato Shabtai, invitando i cittadini a stare attenti ai pacchi sospetti.

Su Repubblica il giornalista israeliano Yossi Melman racconta come, dopo Monaco ’72, l’Italia diventò “un centro nevralgico del conflitto israelo-palestinese in Europa, teatro di attacchi terroristici e trame dell’antiterrorismo”. Fu proprio allora, si ricorda, che il Mossad ordinò di attaccare le infrastrutture dell’Olp in Europa. Il primo a essere ucciso “fu Wael Zuaiter, poeta e scrittore palestinese, autore della traduzione italiana delle Mille e una notte e impiegato presso l’ambasciata di Libia a Roma”. 

Il politologo Vali Nasr, intervistato da Repubblica, prevede che la protesta di piazza “cominciata come il momento George Floyd dell’Iran” possa avere conseguenze significative sul futuro del regime e sulla sua stessa tenuta. “Anche la parte più conservatrice – la sua analisi – è insoddisfatta del presidente Raisi. Quindi la protesta è diventata persistente, e si è allargata dalle ragazze che toglievano il velo alla squadra di calcio che non canta l’inno. Da poche piazze a molte città. Anche gli slogan sono cambiati, dalla richiesta di lasciare in pace il corpo delle donne, alla libertà della persona, ai diritti. Ora si inneggia alla morte della dittatura”.

Bufera per le parole del senatore Lucio Malan di Fratelli d’Italia che, ospite di una radio, ha affermato che nella Bibbia “c’è scritto che l’omosessualità è un abominio, sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento”. La Stampa, tra gli altri, parla di “Ayatollah Malan”. Evidenziando come sia da sottoporre ai parlamentari del centrodestra il fatto “che, a prescindere dai loro personalissimi orientamenti di fede, il testo di riferimento di un rappresentante della Repubblica è la Costituzione”. Problematiche appaiono anche le considerazioni del leader di Azione Calenda, che nel stigmatizzare l’intervento di Malan ha sostenuto che “se le nostre regole derivassero dal vecchio testamento non saremmo molto diversi dai talebani”. Il pensiero di Calenda è che “per fortuna abbiamo avuto il Vangelo e lo Stato laico”.

“Non possiamo più gestire la migrazione sull’urgenza, passando di crisi in crisi, dobbiamo rompere questo modello di lavoro e operare nell’ambito di soluzioni comuni europee strutturate e sancite dal diritto dell’Ue”. È la speranza espressa al Corriere da Margaritis Schinas, vicepresidente della Commissione Ue.

“Bonificare le paludi di ingiustizia”. Avvenire si sofferma sull’incontro, avvenuto ieri in Vaticano, tra papa Francesco e il comitato esecutivo del World Jewish Congress. Nelle stesse ore è stata presentata l’iniziativa Kishreinu “che mira a rafforzare il rapporto tra ebrei e cattolici nel mondo”.

Adam Smulevich

(23 novembre 2022)