Il rischio di una nuova Intifada

Torna l’incubo del terrorismo tra le strade di Gerusalemme. Il Corriere descrive così la scena degli ultimi attacchi, costati la vita allo studente di yeshivah Aryeh Shechopek: “I corpi a terra, i bulloni e i chiodi mischiati al tritolo per bucare i corpi, le sirene, i volontari di Zaka che aiutano i feriti e già lì sull’asfalto preparano i cadaveri alla sepoltura. Gli israeliani non vogliono chiamarla terza intifada, eppure le scene e i suoni sono gli stessi di vent’anni fa”. Simile la descrizione che appare su Repubblica: “Le schegge di vetro, i frammenti di metallo, il sangue che cola sul marciapiede e viene lavato da volontari con gli abiti tradizionali degli ebrei ultraortodossi. Sono da poco passate le sette del mattino e Gerusalemme pare precipitare indietro di vent’anni”. E su La Stampa: “Zaini riempiti con chiodi, viti e biglie per causare più vittime possibili. Ordigni attivati da remoto, con telefoni cellulari. Una dinamica a cui non si assisteva da tempo, dalla Seconda Intifada”. Documenta il Giornale: “A Givat Shaul gli effetti sembravano quelli di un bombardamento: le forze di sicurezza israeliane hanno sigillato il sito, mentre i pezzi di una bicicletta danneggiata venivano messi da parte per essere analizzati”. Questa la fotografia del Messaggero: “Le grida e poco dopo l’urlo delle sirene sconvolgono la routine quotidiana, riportano indietro di alcuni anni le lancette degli orologi”.
“Quando Israele ha un governo di destra, il terrorismo palestinese preme l’acceleratore per spostare il governo israeliano ancora più a destra. È uno scenario che si è ripetuto spesso nel conflitto mediorientale e che sembra all’origine del duplice attacco di ieri”, l’analisi di Repubblica. Anche altri giornali trattano l’argomento, soffermandosi anche sui riflessi a livello politico. “Gli amici dell’Iran attaccano Gerusalemme”, titola Libero. “Morte alla fermata del bus”, la sintesi di Avvenire. In arrivo, secondo Il Fatto Quotidiano, “il governo più di destra e più anti palestinese della storia di Israele”. Per l’Osservatore Romano, il quotidiano della Santa Sede, “l’atmosfera è surriscaldata anche dalla nuova ascesa di Benjamin Netanyahu”. L’ex capo del Dipartimento per gli affari palestinesi dell’intelligence militare Michael Milshtein, intervistato dalla Stampa, afferma: “La tattica della ‘pace economica’ messa in atto da Israele negli ultimi vent’anni non è efficace. Le sfide e le minacce sono tali da non poter essere risolte solo perseguendo obiettivi di maggior benessere economico”.

Sulla prima del Corriere, nel suo Caffè quotidiano, Massimo Gramellini torna sulle parole del senatore Malan sull’omosessualità. “Non è la prima volta che un politico di destra interpreta la Bibbia in modo originale”, si legge. “A Lorenzo Fontana, presidente della Camera, si deve la sorprendente rielaborazione del precetto evangelico ‘Ama il prossimo tuo’, laddove per ‘prossimo’ non va intesa l’umanità intera, come erroneamente pensavano i santi e i missionari, ma soltanto quella più a portata di citofono, e comunque mai oltre Lampedusa”. Così Michele Serra nella sua Amaca su Repubblica: “Fare l’omofobo sotto l’ombrello di un libro di tremila anni fa è, prima di ogni altra cosa, un atto di viltà. Citare la Bibbia per dire di sé è un tantino esagerato, abbiano il coraggio, i Malan di ogni latitudine, di mettersi in proprio”. Su Domani un intervento di Davide Assael su “L’antisemitismo nascosto nella polemica Calenda-Malan”. Così Libero: “Per attaccare Malan hanno offeso gli ebrei”.

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha incontrato il presidente del World Jewish Congress Ronald Lauder. Tra gli impegni presi, riferisce Il Foglio, “un viaggio in Israele, appena si sarà formato un governo”. Ad accompagnare Lauder, cui si attribuisce per errore un’identità israeliana, c’erano tra gli altri la presidente UCEI Noemi Di Segni e quella della Comunità di Roma Ruth Dureghello. Palazzo Chigi, in una nota diffusa ieri pomeriggio, parla di “piena sintonia sulla necessità di un forte e più incisivo impegno comune per combattere in ogni sua forma l’antisemitismo”.

Repubblica Genova racconta la storia di Piero Riccardo Pavia. Aveva appena tre anni, si legge, “quando il governo fascista, con lo strumento delle leggi razziali e attraverso la prefettura, nel procedere alla confisca di tutti i beni degli ebrei si appropriò del libretto di risparmio numero 3142 che i genitori gli avevano intestato”. Oggi, 78 anni dopo, “una giudice del tribunale deve decidere sulla richiesta di risarcimento depositata dal signor Pavia”. Se l’uomo si è mosso solo dopo così tanto tempo, viene spiegato, “è perché lui neppure sapeva di quel libretto: lo ha ritrovato di recente”.

“In Italia si parla poco e malvolentieri degli abusi del clero. Anzi, pare che quanto più emergono i dati allarmanti delle inchieste in altri paesi europei tanto più si voglia tacere”. È il pensiero espresso da Anna Foa e Lucetta Scaraffia su Domani.

Canale 5 sta trasmettendo in questi giorni la serie tv Passaporto per la libertà. Al centro “la vera storia di Aracy de Carvalho, la coraggiosa donna brasiliana, Giusta delle nazioni, che aiutò centinaia di ebrei a fuggire dalla persecuzione nazista” (Repubblica).

Adam Smulevich

(24 novembre 2022)