“Ascoltare le donne, il primo passo”

“Un’azione efficace per sradicare la violenza contro le donne deve basarsi anzitutto sulla diffusione della prevenzione delle cause strutturali del fenomeno e su una cultura del rispetto che investa sulle generazioni più giovani, attraverso l’educazione all’eguaglianza, al rispetto reciproco, al rifiuto di ogni forma di sopraffazione”. Lo ha ricordato in queste ore il Capo della Stato Sergio Mattarella, sottolineando come la violenza contro le donne rappresenti una violazione dei diritti umani. Un monito all’intera società a impegnarsi per arginare un fenomeno che continua a segnare il paese e non solo. “Porre fine alla violenza contro le donne, riconoscerne la capacità di autodeterminazione sono questioni che interpellano la libertà di tutti”, il richiamo del Capo dello Stato nel giorno dedicato a sensibilizzare l’opinione pubblica sul significato, gli effetti, gli strumenti di contrasto legati alla violenza sulle donne. Un tema che tocca anche l’ambito ebraico, dove da alcuni mesi è nata un’iniziativa realizzata dalle donne per le donne: Nanà – Nashim leNashim, un servizio di volontariato di ascolto telefonico che ha preso il via a gennaio. L’obiettivo è quello di dare un aiuto concreto alle donne che si trovano in difficoltà con la possibilità di chiamare il Numero Verde 800 201645 (per informazioni, l’indirizzo mail chiamanana@gmail.com) e ricevere assistenza su diverse tematiche, non solo connesse alla violenza, ma con un ampio spettro di questioni. Dalla maternità, come nei casi di difficoltà psicologiche post parto o supporto alla genitorialità; ai problemi in famiglia; dai problemi di coppia, con la possibilità di avere una prima assistenza anche per separazioni, divorzi, anche in materia ebraica; fino a problemi sul lavoro. “Nanà rappresenta sostegno di primo livello totalmente gratuito e in cui una delle priorità è tutelare la riservatezza di chi chiama. – spiega la presidente dell’Associazione medica ebraica Rosanna Supino, tra le ideatrici del progetto – Le volontarie che rispondono al telefono sono un primo ascolto per le donne che hanno bisogno”.
Tante le realtà che hanno dato il loro sostegno all’iniziativa, tra cui: UCEI, Comunità ebraica di Milano, Bene Berith, Women of the World, la Women’s Division del Keren Hayesod, l’Age e l’ADEI-Wizo. Rispetto al perché dell’avvio del progetto, Supino evidenzia: “l’aiuto reciproco, la rete di aiuto, con accoglienza del prossimo ed empatia, soprattutto in un contesto come il nostro in cui vincoli e remore spesso creano imbarazzi e blocchi mentali, è molto importante. Nessuna persona dovrebbe trovarsi da sola ad affrontare le difficoltà. E Nanà si propone di intercettare questo disagio e supportarlo ed indirizzarlo. Il nostro servizio è del tutto anonimo, sia da parte della volontaria che da parte di chi chiama; le voci delle nostre volontarie non sono riconoscibili”. Sulla garanzia di riservatezza la presidente dell’Ame ritorna spesso e lo ribadisce anche la psicoterapeuta Cecilia Herscovits, tra le professioniste che collaborano al progetto. “È importante che le donne parlino in un contesto dove si sentano ascoltate e dove la loro privacy sia tutelata. A volte esprimere le proprie difficoltà può già costituire un primo passo importante. Nanà non si rivolge solo alle vittime di violenza, ma a donne che vivono vari livelli di disagio psicologico. È un ruolo di intervento di primo livello, – rileva la psicoterapeuta – in cui si accoglie e si presta ascolto a chi telefona, favorendo con delicatezza l’espressione di eventuali disagi di cui magari le donne hanno difficoltà a parlare perché se ne vergognano o si sentono colpevoli o quant’altro. Tutto ciò da un lato valorizzando le risorse che la donna ha, aiutandola a individuarle, ma contemporaneamente anche aiutandola a far emergere i suoi bisogni e indicando eventualmente l’opportunità di rivolgersi a risorse esterne come può essere la figura dello psicologo o affini”. Serve molta delicatezza e molto tatto e una formazione ad hoc per prestare questo primo aiuto. Poi, spiegano sia Supino che Herscovits, le volontarie hanno a disposizione un database per indicare a chi chiama eventuali centri o strutture di riferimento nella zona a cui rivolgersi. “La copertura è nazionale e stiamo cercando di allargare, per quanto possibile, il servizio di Nanà a molte realtà”, sottolinea Supino. “Nanà – aggiunge Herscovits – indirizza a servizi del territorio a seconda delle esigenze specifica che emergono dal colloquio e anche a servizi che sono convenzionati con il progetto”. Tra cui una collaborazione con l’Associazione italiana Avvocati e Giuristi Ebrei per garantire anche una consulenza legale.