Calenda e il Vecchio Testamento
Calenda, per sostenere un atteggiamento aperto e tollerante verso l’omosessualità, afferma, testualmente, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera del 23 novembre (p.25 ultima colonna): se le nostre regole derivassero dal Vecchio Testamento non saremmo molto diversi dai talebani. Volutamente non entro nella polemica sull’omosessualità perché esula dall’intento del mio intervento. Si tratta di un problema molto complesso e che richiede un approccio multifattoriale, ma, ripeto, esula dal mio intento. Tuttavia liquidare l’Ebraismo e di riflesso anche l’ordinamento dello Stato di Israele (il cui ordinamento si basa in gran parte sul “Vecchio Testamento”) come “talebano” sono parole, per usare quelle del twitter di Calenda “indegne e sintomo di profonda ignoranza”. Nella Bibbia c’è scritto quello che c’è scritto e non l’abbiamo inventato né l’on.le Calenda, né io. Si possono osservare (o meno) i comandamenti scritti nel testo biblico: si tratta di una scelta di coscienza che ognuno tratta come crede. Ma non è accettabile il tentativo di screditare l’intera cultura ebraica dalla quale, per inciso, deriva l’intero impianto morale del Cristianesimo. Mi auguro che, con qualche abile acrobazia verbale, l’on.le Calenda voglia ritornare sui suoi passi e rivedere un giudizio così infelice, oltre che oltraggioso per un’intera Comunità e uno Stato estero.
Roberto Jona
(25 novembre 2022)