Donne e libertà
Nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, molti gli approfondimenti dedicati al tema e sotto profili diversi. “Donne, fermare la strage”, il titolo in rosso in prima di Repubblica, con l’immagine di Palazzo Chigi illuminato di rosso e con i nomi delle vittime di femminicidio in Italia. “Donna, Vita, Libertà” le parole in apertura del quotidiano La Stampa che sceglie di ospitare in prima pagina solo firme di donne. Tra queste, quella della direttrice centrale dell’Istat, Linda Laura Sabbadini, che evidenzia come tre siano i motivi fondamentali della complessità di sradicare la violenza contro le donne. “Il primo: è strutturale. È l’espressione della volontà di possesso e di dominio dell’uomo sulla donna”. Il secondo, sottolinea Sabbadini, è la trasmissione da generazione in generazione. “Se un bimbo assiste alla violenza del padre sulla madre, e avviene spesso, avrà una probabilità molto più alta di diventare a sua volta autore da adulto”. Terzo elemento, la presenza di stereotipi che “si trasmettono spesso inconsapevolmente e sono presenti anche nelle istituzioni e nei media, ma rappresentano il terreno di cultura della violenza”. Davanti a tutto questo, prosegue la direttrice dell’Istat, serve un’azione “multidimensionale, permanente, diffusa verso l’intera società, soprattutto instancabile di prevenzione e di contrasto. Di protezione delle donne colpite, ma segnando percorsi di libertà femminile e di empowerment. Di formazione di tutti coloro che possono intercettare la violenza, in particolare nelle istituzioni. Di formazione dei media che devono imparare a trattarla con accortezza, usando le parole giuste, sapendo che non si tratta di casi di cronaca nera standard”.
Intanto il Parlamento si muove: è arrivato l’ok unanime, scrive Repubblica, alla costituzione di una commissione d’inchiesta bicamerale sui femminicidi. In questo 2022 sono 104 le vittime al momento registrate: la metà, spiega il quotidiano, uccise dal partner o dall’ex. Rispetto alle violenze si legge che vengono denunciate “solo da una donna su sei”. Amaro poi il resoconto di un altro approfondimento sempre di Repubblica, che evidenzia come “Le leggi ci sono, i fondi ancora no”. E poi, afferma la senatrice Valeria Valente, ex presidente della commissione d’indagine del Senato sul femminicidio, “troppi allarmi sono sottovalutati”.
Non manca poi uno sguardo al panorama internazionale con diversi quotidiani che ricordano la lotta in Iran delle donne per la libertà e contro l’oppressione del regime di Teheran. Manifestazioni iniziate dopo l’uccisione da parte della polizia iraniana di una giovane donna, Mahsa Amini, il 13 settembre scorso.
Israele e la minaccia terroristica. Continua l’operazione delle forze di sicurezza israeliane per individuare i terroristi responsabili del doppio attacco esplosivo a Gerusalemme, che ha causato una vittima e decine di feriti. Intanto lo Shin Bet, riportano i quotidiani locali, ha sventato un attacco con un ordigno esplosivo nel sud del Paese, pianificato da un residente della Striscia di Gaza con permesso di lavoro. I timori, come scrive il Foglio, è che questi attacchi rappresentino l’inizio di una nuova escalation di violenza terroristica. Il problema è, per quanto riguarda Gerusalemme, capire chi ci sia dietro gli attentati. “Quello che ha permesso a Israele, e ai palestinesi, di fare passi avanti in materia di sicurezza era – scrive il Foglio – la conoscenza del nemico e la collaborazione di intelligence. Se tutto questo viene meno, Israele dovrà aumentare la presenza militare in alcune aree dove potrebbe rinascere, se non è già rinato, il terrorismo. Si torna indietro, a una situazione che Israele ha cercato di evitare, ma che con un’ondata di attentati che da marzo riporta l’insicurezza dove si era installata una cauta e forzata fiducia, potrebbe essere inevitabile”.
Ucraina al buio. Milioni di persone in Ucraina sono tagliate fuori dalle forniture energetiche dopo gli attacchi alle infrastrutture del paese decise da Mosca. Un’emergenza dai risvolti sempre più gravi con l’avvicinarsi dell’inverno. Nonostante tutto, i giornali raccontano di una società che resiste. “Generatori, pane fatto al buio e scorte di cibo: così resistiamo senza elettricità e acqua”, il racconto da Kharkiv di Julia Kalashnyk, pubblicato da La Stampa. “Una vita da incubo”, scrive il corrispondente di Repubblica Daniele Raineri, raccontando la situazione a Kiev. “Putin distrugge quel che non ha saputo conquistare e isola l’Ucraina per farla sentire sola”, sintetizza il Foglio, evidenziando come all’orizzonte non si veda ancora una possibilità di negoziato.
Holodomor. Domani, l’ultimo sabato di novembre, si ricorda il novantesimo anniversario dell’Holodomor, lo “sterminio per fame” attuato in Ucraina dall’Unione Sovietica di Stalin. Il più grande massacro del Novecento dopo la Shoah, ricorda il Foglio che, per parlarne, intervista oggi lo storico Marcello Flores, autore del saggio Il genocidio (Il Mulino). Nel pezzo si ricorda il giudizio su Holodomor di Raphael Lemkin, il giurista ebreo-polacco che coniò il concetto di “genocidio”, poi codificato dalle Nazioni Unite: “Questo non è semplicemente un caso di omicidio di massa. È un caso di genocidio, di distruzione, non solo di individui, ma di una cultura e di una nazione”.
L’Archivio Leone Ginzburg. I figli dell’intellettuale antifascista Leone Ginzburg, Carlo e Alessandra, hanno deciso di donare l’archivio del padre – composto da lettere, manoscritti e documenti “in gran parte inediti” finora custoditi dalla famiglia – alla Fondazione Polo del ‘900. A darne notizia, La Stampa, spiegando che il nucleo più consistente riguarda il carteggio tra Leone Ginzburg e la moglie e scrittrice Natalia Levi. “Sono le lettere che si scrissero prima e dopo il matrimonio – racconta il figlio Carlo, che aveva 5 anni quando nel 1944 il padre morì nel carcere di Regina Coeli -. Lettere di quando era in prigione, degli anni della promulgazione delle leggi razziali che gli tolsero la cittadinanza (ottenuta nel ’31), del confino a Pizzoli, in Abruzzo”.
Musica ebraica. All’Accademia nazionale dei Lincei di Roma verrà consegnato nelle prossime ore il Premio Balzan all’etnomusicologo americano Philip Bohlman. Tra i suoi campi di ricerca, l’intersezione tra musica e religione, con una particolare attenzione alla musica ebraica. A riguardo, intervistato dal Giornale, Bohlman spiega: “la musica ebraica è anche profana, qualcosa che molti riconosceranno nel suono della klezmer, la musica strumentale popolare nei movimenti di rinascita di oggi. Ascoltiamo grande musica ebraica nelle tradizioni sinfoniche, si pensi a Mahler e al jazz, negli Stati Uniti così come nelle tradizioni jazz della diaspora ebraica di Baghdadi in India e Cina”.
Segnalibro. Si intitola Non fiori ma opere di bene il libro della regista e scrittrice Elisa Fuksas. Romanzo, spiega al Corriere Roma la figlia del celebre architetto, in cui in parte viene ripercorsa la storia familiare. “Ho cercato nel cimitero del Verano la tomba di mio nonno paterno Raimundas, che non si trovava. – afferma Fuksas – Morto nel 1950 quando mio padre aveva solo sei anni. Si spostò dalla Lituania, a Roma, alla fine degli anni 30. Era un medico di origini ebraiche che nell’Italia delle leggi razziali fasciste diventò cattolico per salvarsi la vita”.
Peleg patteggia. Secondo quanto riferisce Libero, si va verso il patteggiamento rispetto al caso che ha coinvolto Shmuel Peleg, nonno del piccolo Eitan Biran, unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone. Peleg è accusato dalla procura di Pavia di sequestro di persona, appropriazione indebita del passaporto del nipote e sottrazione di minore per aver portato il piccolo in modo illegittimo in Israele l’11 settembre 2021, sottraendolo dalla casa della zia nel Pavese dove è abitava. Con Peleg è indagato anche il presunto complice, Gabriel Alon Abutbul. L’udienza preliminare aperta ieri è stata rinviata al 13 dicembre per consentire a procura, difensori di Peleg e legale del bambino di valutare un accordo. “Il nonno di Eitan s’arrende e patteggia”, titola Libero.
Demenza digitale. Dalle indagini della procura di Torino risulta che ci fosse un vero e proprio elenco che circolava sul web di incontri online da prendere di mira, facendo “zoombombing” e intromettendosi con insulti antisemiti e nazisti. Da questo elenco due minorenni, che abitano in regioni diverse e non si conoscono, avevano scelto nel gennaio 2021 di attaccare in contemporanea un incontro torinese online. La procura li ha individuati, racconta Repubblica Torino, e ha ora passato il fascicolo al Tribunale dei minori del Piemonte.
Chi non invitare. “L’Anpi invita il palestinese che invoca la fine di Israele”, titola il Giornale, raccontando di un incontro organizzato per il 29 novembre dalla sezione di Ravenna dell’Anpi intitolato “Palestina: una ferita sempre aperta”. Tra gli ospiti, Mohammed Ghazawnah, attivista dell’Ong palestinese Land Research Center, di cui il Giornale cita alcuni violenti post pubblicati su Facebook contro Israele e la politica italiana.
Daniel Reichel