La cultura biblica dei nostri politici

«La Bibbia dice…» poi si prende un versetto, o quello che si ricorda di un versetto, e lo si scaglia contro qualcuno o qualcosa. Il versetto che il sen. Malan ha in mente è «E con un maschio non devi unirti come con una donna: è toevah» (Lv 18,22). Cosa vuol dire toevah? Conosciamo la traduzione abituale, ma su questo termine e le sue occorrenze si potrebbe riflettere. Tra l’altro va osservato che il versetto non dice nulla sull’unione tra due donne, se ne potrebbe ricavare che possano fare quello che vogliono.
Ma il tema dell’omosessualità si ritiene faccia la sua comparsa nella Bibbia già nel libro della Genesi, quando gli abitanti di Sodoma circondano la casa di Lot e gli dicono: «Dove sono gli uomini che sono venuti da voi questa sera? Portaceli fuori, perché vogliamo conoscerli» (Gn 19,5). Per secoli e secoli gli omosessuali sono stati chiamati “sodomiti”, però se si leggono i commenti si scopre che di per sé il peccato principale degli abitanti di Sodoma è piuttosto la violazione delle leggi dell’ospitalità.
Andando un po’ più avanti nella lettura ci si potrebbe imbattere nella celebre amicizia tra David e Yonatan: «Yonatan fece un patto con David, poiché lo amava come se stesso. Yonatan si tolse l’abito che indossava e lo dette a David, assieme alla tunica e perfino la sua spada, il suo arco e la sua cintura» (1Sam 18,3-4), e su questa amicizia si potrebbe imbastire una storia romantica, a partire dalla nudità del giovane Yonatan. Insomma, dipende cosa si legge e come si legge. Quello che non si dovrebbe però in ogni caso fare è utilizzare i versetti come arma contro gli altri.
Più stupefacente ancora del sen. Malan è il sen. Calenda, il quale ha affermato che «se le nostre regole derivassero dal Vecchio Testamento non saremmo molto diversi dai talebani. Ma per fortuna abbiamo avuto il Vangelo e lo Stato laico».
Sul fatto che avere uno Stato laico sia una fortuna siamo d’accordo, ma quanto alle affermazioni sul rapporto tra Torah e Vangelo Calenda dimostra di essersi perduto qualche decennio di riflessioni bibliche e teologiche postconciliari. Tra l’altro un discorso analogo a quello che lui fa sul “Vecchio Testamento” si potrebbe fare per alcuni passi del Nuovo Testamento che anch’essi, se decontestualizzati, possono portare a interpretazioni altrettanto problematiche: «Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adulteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il Regno di Dio» (1Cor 6,9).

Marco Cassuto Morselli

(25 novembre 2022)