I rabbini e la sfida della formazione
La formazione rabbinica e i percorsi di studi ebraici superiori al centro della seconda sessione dei lavori. A prendere la parola, moderati da Dario Coen, il direttore del Kollel di Roma Michael Cogoi Wagner; la coordinatrice del diploma universitario dell’Unione Myriam Silvera; il presidente dell’Assemblea Rabbinica Italiana rav Alfonso Arbib; il coordinatore del Collegio Rabbinico Italiano rav Benedetto Carucci Viterbi; il suo direttore rav Riccardo Di Segni. “Già da vent’anni abbiamo iniziato a fare lezioni online, che col Covid sono letteralmente esplose. Molte sono le novità di cui il Collegio è portatore. Tra le più importanti la traduzione del Talmud in italiano, che nasce proprio in questo contesto”, le parole del rabbino capo di Roma. Tra sette anni il Collegio, fondato a Padova nel 1829, compirà duecento anni di vita. “Si tratta di una delle istituzioni più vecchie dell’ebraismo italiano e che ancora oggi diploma un numero significativo di rabbini e maskil. Un motivo di vanto di cui dobbiamo essere consapevoli”, ha affermato rav Di Segni. Il rav Carucci ha aperto con una panoramica sulla scuola comunitaria della Capitale (di cui è il preside). “La nostra mission – ha detto – la riassumerei così: formare ebrei consapevoli, di livello accademico elevato e che nel tempo manterranno una presenza attiva nella vita comunitaria”. Obiettivo nevralgico quello di educare “studenti con un’identità non superficiale: la somma di nozioni, d’altronde, non sempre si traduce in pratica”. A seguire è intervenuto il rav Arbib. “Nel suo agire l’Ari tenta di porre delle uniformità, di offrire delle regole generali in collegamento con il rabbinato europeo e con quello d’Israele”, l’introduzione del presidente dell’Ari. Un principio al centro: “Non può esistere un rabbino che non si occupi delle persone, una per una”. Per quanto concerne l’impegno a offrire nuovi stimoli nelle piccole Comunità l’idea del rav “è che da una parte si deve avere la disponibilità ad offrire, ma dall’altra anche a ricevere”. A seguire Silvera ha fatto il punto sui numeri e le caratteristiche del Diploma Universitario UCEI: “Negli ultimi due anni ci sono state dieci tesi di laurea. Di queste una è stata pubblicata in un libro, un’altra sarà pubblicata in futuro, una terza sarà oggetto di un articolo sulla Rassegna Mensile di Israel. Il livello, nel suo insieme, è abbastanza alto”. A chiudere la sessione il responsabile del Kollel. L’obiettivo del servizio, ha detto, “è rendere la Torah fruibile a tutta la Comunità, nella consapevolezza che il nostro futuro passa dalle radici”. C’è necessità, ha aggiunto Cogoi Wagner, “che lo studio si diffonda in tutta la Comunità”.
A moderare il successivo workshop il rav Gianfranco Di Segni, direttore della Rassegna Mensile d’Israel.