Scuola, famiglie, Comunità
La sessione conclusiva ha visto un focus su “percorsi di educazione” e “formazione ebraica” alternativi alla scuola. Intervistati dal vicepresidente della Comunità ebraica di Venezia Paolo Navarro, hanno portato una riflessione rav Giuseppe Momigliano della Consulta Rabbinica dell’Unione, il consigliere UCEI Davide Orvieto, rav Shalom Beer Hazan dei Chabad Roma, Ruth Mussi (Talmud Torah UCEI), la coordinatrice del Pitigliani Lucilla Musatti, l’ex presidente nazionale Adei Ziva Fischer. A integrare il quadro anche alcune considerazioni svolte dalla coordinatrice dell’UGN Genny Di Consiglio e dal direttore dell’area Educazione e Cultura UCEI rav Roberto Della Rocca. “La scuola è un elemento centrale, ma non dobbiamo dimenticare famiglie e comunità”, ha esordito Mussi. Tra le iniziative “per rendere protagonisti” gli iscritti ha fatto l’esempio di un gruppo di 54 donne che, a Torino, si stanno passando il testimone nel preparare ciascuna “un breve video dedicato alla parashah settimanale, condiviso poi via Whatsapp”. Con Comunità sempre più piccole e ridimensionate nei numeri “c’è bisogno di allargare lo spazio”, il messaggio del rav Momigliano. È essenziale in tal senso “che incontri e relazioni inizino tra bambini nei primi anni scolastici: c’è maggior facilità di conoscenza, infatti, tra i bambini piuttosto che tra gli adolescenti”. Per rav Hazan è necessario guardare all’esempio di alcune figure rilevanti della storia ebraica “per scavare e togliere ostacoli” che ci frappongono dallo sviluppo di un’identità consapevole. L’esempio fatto è quello del Baal Shem Tov, “che ha rinvigorito, ridato energia e vitalità a quello che, altrimenti, rischiava di rimanere uno scheletro”. Tra i progetti del Pitigliani segnalati da Musatti “L’amico più grande”, volto ad aiutare gli adolescenti alle prese con sfide e criticità di vario genere; e “Memorie di famiglia”, incentrato invece sul dialogo tra generazioni. A portare lo sguardo su una piccola realtà è stato poi il consigliere Orvieto, che in UCEI rappresenta la Comunità di Verona. Una realtà, ha affermato, “che sopravvive anche per quello che viene offerto da fuori”. A seguire Fischer ha proposto una panoramica sul mondo dell’Adei Wizo, con riferimento alla realtà sia globale che italiana: “Vi sono alcune piccole Comunità in cui senza l’Adei, senza l’impegno delle donne, non si riuscirebbe ad andare avanti”. Nell’elaborare l’offerta educativa dell’Unione Di Consiglio si è soffermata tra le altre sull’esperienza delle domeniche intercomunitarie “nate per coinvolgere interi nuclei familiari, offrendo un insieme di stimoli” e sulla messa in rete del sito Zeraim rivolto a “studenti, alunni, madrichim” e a chiunque “sia alla ricerca di spazi di conoscenza”.
Nel suo intervento di sintesi il rav Della Rocca ha parlato di “un ebraismo italiano, soprattutto fuori Roma, che è oggi vittima di un’asfissia religiosa, culturale, sociale”. Uno scenario da contrastare “facendo network, mettendoci insieme, condividendo proposte e iniziative”. L’obiettivo è quello di “offrire un ebraismo vivo, sorridente, in cui famiglie di tante Comunità diano vita a una rete dandosi appuntamento ai vari campeggi”. L’idea, in questo senso, è che l’UCEI non debba essere soltanto “un promotore culturale, ma anche un collettore che mette insieme tutti i pezzi”.
A coordinare il workshop conclusivo Raffaella Di Castro (Progetti formativi over 18 UCEI)