Trenta testimoni per trenta classi:
“Ebrei di Libia, le nostre storie”

Allegra Guetta Naim era una ragazzina quando sopravvisse al campo di concentramento libico fascista di Giado.
“Cadaveri trasportati dalle carriole, cadaveri accumulati a destra e sinistra” avrebbe raccontato in seguito, richiamando l’attenzione su una realtà ancora poco conosciuta non solo a livello di pubblica opinione, ma anche di studi specialistici. Oggi che ha quasi 95 anni quella storia ha trovato la forza di raccontarla una nuova volta, davanti a una platea di soli giovani cui si è rivolta con un sorriso pieno di vita e consapevolezza: gli studenti della scuola ebraica di Roma dove in queste ore una trentina di testimoni delle vicende dell’ebraismo libico nel suo dipanarsi novecentesco hanno elaborato ciascuno un pezzo del proprio vissuto. Un testimone per classe, nel segno di una disseminazione ampia che ha affrontato gli anni del fascismo, ma anche i successivi pogrom e violenze per mano araba da cui scaturì la fine di questa antica presenza, per arrivare infine alla sfida della ricostruzione altrove. L’iniziativa, promossa dall’associazione Astrel, ha costruito anche il lancio del convegno internazionale “Dalla sofferenza alla gioia” organizzato tra Roma e Milano nell’occasione della Giornata dei Profughi Ebrei dei Paesi Arabi.
Ad accogliere i testimoni, accompagnati dal presidente di Astrel David Gerbi, che dell’iniziativa è l’ideatore, i due dirigenti scolastici Milena Pavoncello e rav Benedetto Carucci Viterbi. “Frequentavo la quinta elementare quando in classe mi trovai i primi compagni di origine libica. Di quel periodo ricordo lo sforzo della Comunità per favorire il più possibile l’integrazione”, il saluto di Pavoncello. “Un’iniziativa di valore. Anche per il suo ricordarci l’importanza di preservare le nostre tradizioni”, l’apprezzamento di rav Carucci. Tra i testimoni della Libia ebraica coinvolti alcuni sono arrivati appositamente da altre città italiane, oltre che da Israele e dagli Stati Uniti.