Casale e il ricordo degli avvocati espulsi
“Una ferita aperta da non dimenticare”

La targa è di marmo, per sfidare il tempo. “Una riconciliazione” l’ha chiamata il sindaco di Casale Monferrato Federico Riboldi prima di scoprirla nella centralissima via Roma, proprio a fianco della porta che dava l’accesso alla Corte d’Appello locale. Su quel marmo sono incisi i nomi di sette avvocati casalesi che nel giugno del 1939 vennero espulsi dall’ordine per solo fatto di essere ebrei. La cerimonia che si è svolta stamane per ricordarli era stata preannunciata già nel giugno di questo stesso anno, quando la lapide era stata presentata in municipio contestualmente alle iniziative per fare memoria degli avvocati di Vercelli, tribunale da cui oggi dipende anche la giustizia casalese. Ma nel 1939 la magistratura e l’avvocatura casalese erano quelle di una grande città, con due gradi di giudizio. Il provvedimento antisemita, in quella stagione, colpì duramente tanti professionisti e le loro famiglie.
Numerose le autorità che hanno voluto ricordare quel momento. Lo stesso coordinatore dell’incontro, l’assessore Giovan Battista Filiberti, di professione avvocato, ha ricordato l’emozione nel ritrovare negli archivi del palazzo di giustizia il documento con i nomi dei propri colleghi, così vigliaccamente allontanati dalla loro vita. “Tutto – ha detto il sindaco Riboldi, rivolgendosi anche ai tanti giovani presenti – è nato da una chiacchierata con il presidente della Comunità di Casale ebraica Elio Carmi in cui abbiamo ricordato i tanti professionisti casalesi allontanati dal fascismo in diversi campi. Oggi riconciliamo una ferita aperta, un dramma collettivo che attraverso questi nomi acquista un’identità propria. Ci auguriamo che il silenzio di tanti allora non si ripeta più”.
A portare elementi ulteriori di riflessione il vicepresidente UCEI Giulio Disegni: “Nei confronti degli avvocati ebrei solo l’anno successivo all’emanazione delle leggi razziali arrivò, con l’entrata in vigore della legge 29 giugno 1939 n. 1054, il divieto ad esercitare la professione così come accadde per tutte le altre. Arrivò a quasi un anno di distanza dal decreto legge che vietò agli studenti di ogni ordine e grado di frequentare la scuola pubblica, ma il regime intervenne con grande rigore, con il divieto all’esercizio e la sola possibilità per gli avvocati ebrei di poter esercitare la professione a favore di clienti ebrei, purché venissero iscritti in ‘elenchi speciali’”. La legge trovò applicazione veloce e rigorosa ovunque. Anche a Casale Monferrato, come nel resto del Paese, “gli avvocati ebrei che vi esercitavano furono cancellati e lasciati a casa”. Ma, ha aggiunto il vicepresidente UCEI, “non sono stati dimenticati”. Disegni ha anche spiegato come il ricordo di quell’infamia abbia tracciato la strada per molti principi sanciti nel dopoguerra dalla Costituzione repubblicana. Tra gli altri il riconoscimento “dei diritti inviolabili dell’uomo, come singolo e nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità (art. 2)”, ma anche “della pari dignità ed eguaglianza di tutti davanti alla legge, senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali (art. 3.)”.
Ad elaborare il tema delle leggi razziste e del loro impatto anche Enrica Bertolotto, presidente della sezione penale del tribunale di Vercelli, Danilo Cerrato, presidente dell’Ordine degli avvocati di Vercelli e Stefania Fusano, presidente dell’avvocatura casalese. “Ai ragazzi dico una cosa sola: non siate indifferenti”, il monito della vicepresidente della Comunità ebraica cittadina Adriana Ottolenghi. Un messaggio ripreso da Laura Ottolenghi, anch’ella parente di uno degli avvocati espulsi. Nella sua storia familiare l’indifferenza, ma anche l’aiuto di tanti che hanno permesso a suo nonno e a suo padre di scampare alle deportazioni.
Questo il testo della targa apposta a Casale: “Il Regio Decreto Legge n, 1054 del 29 giugno 1939 vietò agli avvocati ebrei l’esercizio della libera professione. Gli Avvocati di Casale Monferrato e di Vercelli / rendono omaggio alla memoria dei Colleghi / Vittorio Cingoli – Franco Levi – Renato Morello – Eugenio Ortona – Silvio Ortona – Camillo Ottolenghi – Giorgio Ottolenghi / La barbarie delle leggi razziali / li escluse dall’avvocatura e li cancellò dall’Albo / solo perché ebrei”.