“Crimini di Mosca,
un tribunale speciale”

Un tribunale con il compito di giudicare i crimini russi in Ucraina. È uno dei progetti cui sta lavorando la Commissione europea, annunciato ieri da Ursula von der Leyen. Due possibilità per dare forma a tale organismo. La nascita di un tribunale speciale basato su un accordo multilaterale. Oppure, come segnala ad esempio Il Sole 24 Ore, la creazione di una corte ibrida “composta da giudici nazionali e internazionali”. In Italia intanto via libera della Camera alle mozioni che impegnano il governo a prorogare di un anno il meccanismo di aiuti all’Ucraina. In sostanza, spiega il Corriere, il Parlamento ha autorizzato l’esecutivo “ad invitare aiuti umanitari e militari, anche con lo strumento del decreto legge, e anche secretando la lista degli armamenti consegnati al governo di Kiev”. Nel mentre la Germania ha scelto di riconoscere nell’Holodomor staliniano del ’32 un genocidio a tutti gli effetti. Una decisione d’impatto anche simbolico. “Ringrazio i membri del Bundestag per la storica decisione. La verità vince sempre”, il commento di Zelensky.
Sul Foglio una intervista a rav Pinchas Goldschmidt, il presidente della Conferenza dei rabbini europei ed ex rabbino capo di Mosca. “Quando parlo con le persone al telefono in Russia hanno paura, parlano in modo formale. Ma quando vengono in Israele sono libere di esprimersi”, la sua testimonianza da Gerusalemme. Secondo il rav le azioni di Putin degli ultimi vent’anni mostrerebbero “la volontà di tornare al passato dell’Unione sovietica”. Un progetto non in nome “del comunismo o dell’ideologia, ma dell’impero”.
La questione del riconoscimento dell’Holodomor è affrontata da Vladimiro Zagrebelsky (La Stampa): “Ogni volta che il potere politico vuole qualificare per legge gli eventi storici le associazioni degli storici insorgono, a buon diritto, contro le verità di Stato. Sul terreno politico si possono usare termini diversi, che possono essere perfino più forti e stigmatizzanti di quelli legali”.

Ucciso Abu al-Hassan al-Hashimi al-Qurashi, il quarto “califfo” dell’Isis. Secondo molti analisti il gruppo terroristico starebbe affrontando una fase di declino. Ma, riporta La Stampa, nutrirebbe ancora una speranza: “Una prossima invasione turca nel Nord della Siria, dove Erdogan è deciso a dare il colpo di grazia alle Forze democratiche siriane”. Si tratta, viene ricordato, delle Ypg curde protagoniste “della liberazione di Raqqa”.

La jihad starebbe virando sempre più su Asia e Africa: è quanto sottolinea Repubblica, in un’analisi sull’argomento. “Se si va a dare un’occhiata al bollettino settimanale dello Stato islamico – la chiave di lettura proposta – si vede che nell’ultima pagina c’è l’elenco delle operazioni diviso fra le varie regioni del mondo e che spesso il primato va alle regioni dell’Africa o all’Af-Pak, la sigla che riunisce Afghanistan e Pakistan”.

Il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir Abdollahian incontrerà domani a Roma il suo omologo italiano Antonio Tajani. Il bilaterale avverrà a margine dei Med Dialogues organizzati da Farnesina e Ispi. “Dopo le rivolte, l’Italia è la prima a riaprire il dialogo con Teheran”, titola tra gli altri Repubblica.

L’Iran è il Paese dove il boia entra in azione più di frequente al mondo. Proprio ieri, riferisce Avvenire, l’Alta Corte “ha confermato altre quattro sentenze capitali a uomini accusati di lavorare come spie per Israele”. Oltre 400 le condanne inflitte finora da gennaio, contro le 333 del 2021.

Si celebrava ieri la Festa della Toscana, nella data in cui 236 anni fa fu abolita la pena di morte. La cerimonia nella sede del Consiglio regionale si è aperta con un videomessaggio della senatrice a vita Liliana Segre, che ha ricordato come “l’aumento esponenziale di notizie false, tendenziose o discorsi d’odio” ponga in crisi “libertà e livello di civiltà” (Nazione).

Arrestati a Genova tre ventenni, tra gli animatori di una chat suprematista e neonazista. Sul canale Telegram nato a gennaio (e sospeso ad aprile) “giravano immagini pedopornografiche, si venerava Hitler, si prometteva la morte a ebrei e omosessuali” (Repubblica Torino).

Repubblica presenta una raccolta di racconti di Stefan Zweig che hanno ispirato Grand Budapest Hotel di Wes Anderson. Due personaggi, svelava Anderson in una intervista, lo omaggiano: “Il nostro ‘Autore’, interpretato da Tom Wilkinson, e la versione in teoria romanzata di se stesso, interpretata da Jude Law”. Ma in realtà anche Monsieur Gustave, il protagonista interpretato da Ralph Fiennes, “è decisamente modellato su Zweig”.

Adam Smulevich

(1 dicembre 2022)