Luoghi di culto, case da proteggere

Lavorare per proteggere al meglio i luoghi di culto in Europa dagli attacchi terroristici. È l’obiettivo di Shield (scudo), il progetto sostenuto dal Fondo per la Sicurezza interna dell’Unione Europea che riunisce attori pubblici e privati dell’Ue per identificare, per le diverse religioni – al momento Cristianesimo, Ebraismo e Islam -, quali siano i luoghi, gli eventi e le funzioni a rischio attacco e, più in generale, individuare come contrastare le diverse forme di radicalizzazione. Un’iniziativa dunque di ampio respiro che in queste ore ha fatto tappa a Roma, con una giornata di workshop organizzato presso la Grande Moschea della Capitale. Relatori italiani e internazionali si sono confrontati su punti concreti per trovare soluzioni legate al pericolo terrorismo. “L’obiettivo dell’Unione europea e non solo deve essere quello del ‘terrorismo zero’. Per farlo, servono educatori che guidino giovani e adulti nel rispetto della vita di ogni singolo individuo”, le parole in apertura di rav Scialom Bahbout, presidente del Centro Internazionale di Ricerca Sistemica, tra i partner del progetto Shield. “Solo l’educazione sin dalla scuola primaria può prevenire la radicalizzazione e la violenza”, ha affermato il rav, sottolineando la necessità di un lavoro diffuso su tutto il territorio europeo. “Anche tutti leader religiosi devono essere pronti a impegnarsi”, ha aggiunto, in riferimento all’educazione contro l’odio e il radicalismo. La protezione dei luoghi di culto è possibile, ha rilevato l’imam della Grande moschea di Roma Nader Akkad, quando è tutta la comunità a mobilitarsi. “In Europa abbiamo visto uomini, donne, giovani, formare in questi anni delle catene umane a protezione di sinagoghe, moschee e chiese. Tutti insieme – la riflessione dell’imam – dobbiamo lavorare mano nella mano per costruire un nuovo modello nel quale le fedi si sentano sorelle e le persone sentano i luoghi di culto come le proprie case. Nei momenti di pericolo è la comunità che deve proteggere queste case”. Di essenziale importanza inoltre la collaborazione con le autorità, con le forze dell’ordine prima tutela per la sicurezza di luoghi e cerimonie religiosi, come ha ricordato Jean Marie Gervais, prefetto coadiutore del Capitolo della Basilica papale di San Pietro. Gervais è poi ritornato sulla responsabilità delle autorità religiose. “Sono chiamate a denunciare da una parte le violazioni contro i diritti umani, ma anche a smascherare i tentativi di giustificare ogni forma di odio in nome della religione. E condannarli come falsificazione idolatrica”.
Spunti dunque di lavoro per una giornata di seminario che rappresenta una tappa del progetto Shield: un’iniziativa biennale che, hanno spiegato i promotori, presenterà al termine raccomandazioni e linee guida su misura per le autorità locali e i leader religiosi, per favorire la prevenzione (ad esempio, l’identificazione di comportamenti sospetti) e l’attuazione di protocolli comuni per arginare l’impatto di eventuali attacchi terroristici.