“Resistere alla tormenta,
il Mediterraneo sia protagonista”

Andare al di là del caos e proporre un’agenda positiva nel Mediterraneo allargato. Riparte da questo duplice obiettivo l’appuntamento dei Med-Dialogues organizzati a Roma dal ministero degli Esteri e dall’Ispi, l’Istituto per gli studi di politica internazionale. Molti gli argomenti sul tavolo nel segno di “interdipendenza, resilienza e cooperazione”. Il miglior viatico, si evidenzia a partire dal titolo dell’ottava edizione al via stamane, per “resistere alla tormenta”. Tormenta che si presenta in diverse forme, anche esterne al bacino del Mediterraneo come l’aggressione russa all’Ucraina i cui ultimi sviluppi segneranno l’agenda della due giorni romana in molti incontri e approfondimenti. Nel dipanarsi della conferenza si parlerà anche di flussi migratori, lotta al terrorismo, sicurezza idrica e globale. Con un’attenzione particolare, in tema di Medio Oriente, alla questione israelo-palestinese.
“Le difficoltà spingono ad ampliare con coraggio e intraprendenza gli ambiti di cooperazione, sovvertendo una narrativa che vede troppo spesso nel Mediterraneo e nell’Africa soggetti di un arco di crisi e regioni produttrici di instabilità”, la riflessione posta dal Presidente Mattarella nel suo saluto introduttivo. L’idea è che “dobbiamo partire da quei principi posti alla base della nostra convivenza civile e fondati nel quadro delle Nazioni Unite” e fare riferimento all’uguaglianza fra gli Stati rifuggendo “da una polarizzazione a livello internazionale” oltre che “da una esasperazione di diversità che un dialogo efficace può contribuire a ridurre”. Rafforzare impegni comuni e cooperazione su più livelli: un auspicio condiviso tra gli altri dal ministro degli Esteri Antonio Tajani. L’obiettivo annunciato è di fare dell’Italia “il grande hub energetico d’Europa: una grande sfida per far sì che l’Italia, nel Mediterraneo, possa continuare ad essere protagonista”. Nel suo intervento il vicepremier, guardando verso Gerusalemme, ha anche rilanciato il tema “Due popoli, due Stati” ed espresso l’intenzione di “lavorare per la stabilità”.
Tra le sessioni inaugurali una aveva come oggetto “cittadinanza inclusiva e libertà di culto”, anche a partire da alcune iniziative che hanno visto un intenso dialogo con il mondo islamico come il meeting interreligioso tenutosi a novembre in Bahrain. “È importante lasciare il segno anche nelle piccole cose della quotidianità”, ha detto in questo contesto la presidente UCEI Noemi Di Segni. Rappresentando, a tal proposito, alcuni impegni e progetti che vedono l’ebraismo italiano in azione. Come il lavoro “nelle scuole e sui libri di testo” per correggere alcuni pregiudizi ancora esistenti. “Cosa si insegna, come si leggono gli eventi… È un impegno concreto che può suscitare anche un interesse verso l’ebraismo”, il suo pensiero. Ebraismo, ha poi aggiunto, che è chiamato a dare un contributo ampio e diversificato alla società italiana. “Penso ad esempio – ha affermato Di Segni – a questioni come la violenza sulle donne o all’isolamento dei giovani alimentato dalla pandemia”. Un ruolo da esercitare, memori anche di oltre duemila anni di storia e presenza, “per dare significato alla vita e ai valori”.