Il primo Presidente d’Israele in Bahrein

Mentre l’attenzione internazionale è rivolta al Qatar per i mondiali di calcio, è un altro paese del Golfo a interessare la stampa israeliana: il Bahrein. Qui arriva in queste ore Isaac Herzog, primo presidente d’Israele a mettere piede a Manama. Il viaggio rappresenta, ha dichiarato Herzog prima della partenza “prevalentemente un messaggio di pace nella regione”. Si tratta, ha aggiunto, di “un altro passo storico nelle relazioni tra Israele e gli Stati arabi che hanno firmato gli Accordi di Abramo, con la speranza che sempre più Paesi possano entrare nel cerchio della pace con lo Stato di Israele”. Intanto chi avrebbe chiesto una tregua a Hamas e Jihad islamica sarebbe il Qatar. Secondo Libero, che riprende una notizia dell’emittente israeliana Kan, l’emirato, impegnato da anni nel finanziare Gaza, avrebbe chiesto ai due gruppi terroristici di fermare i propri attacchi nel periodo dei mondiali. Dalla Striscia però proprio la scorsa notte è stato sparato un razzo, caduto in un’area disabitata del Sud d’Israele. Gerusalemme ha risposto attaccando obiettivi di Hamas. In particolare, l’esercito ha dichiarato di aver colpito un sito usato “per la produzione della maggior parte dei razzi” del gruppo terroristico e un suo tunnel.

Repressione iraniana. “Ancora violenze e ancora arresti in Iran”, scrive il Corriere della Sera, raccontando come il regime di Teheran continui nella sua feroce repressione di ogni forma di dissidenza. È stata ad esempio distrutta, per rappresaglia, la casa della climber iraniana Elnaz Rekabi. In solidarietà con le manifestazioni in patria, Rekabi aveva gareggiato in ottobre a Seul senza hijab, disobbedendo così alle restrizioni della Repubblica islamica. Intanto, racconta il Fatto, un’altra sportiva rischia la vita: Fahimeh Karimi, allenatrice di pallavolo e madre di tre figli è stata arrestata durante una manifestazione a Pakdasht, nella provincia di Teheran, ed è stata condannata a morte con l’accusa di essere una delle leader della protesta e di aver sferrato calci a un paramilitare Basiji. Manifestazioni e arresti dunque continuano. “Ieri – riporta il Corriere – per la prima volta le autorità iraniane hanno dovuto riconoscere la morte di 200 persone. Un bilancio che comprende le forze di sicurezza. E che risulta ovviamente inferiore a quello fornito da diverse organizzazioni per i diritti umani che parlano di almeno 448 manifestanti uccisi, tra cui 63 minori”.

Atene, l’attacco alla diplomatica italiana. “La vita deve andare avanti senza paura, soprattutto per i figli: hanno 6 e 8 anni, non voglio destabilizzarli”. Lo afferma al Corriere Susanna Schlein, numero due dell’ambasciata italiana ad Atene, dopo l’attacco con le molotov dentro il giardino di casa che ha sorpreso nel sonno lei e suo marito prima dell’alba di venerdì. Schlein conferma che la pista più plausibile dietro l’attentato sia quella anarchica. Gli anarchici“avevano scritto che la manifestazione davanti alla nostra ambasciata era indetta per il 30 novembre, alla vigilia dell’udienza sul caso Cospito (i giudici devono decidere sul suo ricorso contro il regime carcerario 41 bis, domani a Torino la Procura generale dovrebbe chiedere l’ergastolo, ndr). Invece l’1 dicembre sono entrati a casa mia per lanciare un attacco. Una coincidenza che ha fatto pensare a loro”, afferma la diplomatica.

Oligarchi russi. Un oligarca russo è stato arrestato dalle autorità britanniche per riciclaggio di denaro sporco e falsa testimonianza al ministero dell’Interno. Secondo fonti di stampa si tratterebbe di Mikhail Fridman. Se così fosse, scrive Repubblica, si tratterebbe di “un pesce grosso catturato da Londra nella galassia oligarchica di Putin. Ma anche ambiguo. Fridman, nato nell’ucraina e allora sovietica Leopoli dove ancora vivono i suoi genitori, è un miliardario di cittadinanza russa e israeliana: fortune accumulate in finanza ed energia, confondatore del gigante conglomerato russo di investimento Alfa-Group. Secondo Forbes, Fridman era il settimo uomo più ricco di Russia nel 2017 e, stando al Bloomberg Billionaire Index, nell’agosto 2022, nonostante le sanzioni, aveva ancora un patrimonio netto teorico di circa 11 miliardi di euro. Allo stesso tempo però, Fridman è stato uno dei primi oligarchi, appena scoppiata la guerra in Ucraina, a chiedere la pace, soprattutto dopo esser stato sanzionato da Ue e Uk”.

La candidatura di Elly Schlein. Non è ancora ufficiale, ma presto dovrebbe arrivare l’annuncio della candidatura di Elly Schlein alle primarie del Pd per diventare segretaria del partito. Intanto sui quotidiani si parla della sua intervista al programma tv Otto e mezzo. In uno dei passaggi la giornalista Lilli Gruber afferma che “la stampa di destra” definisce Schlein “comunista, anticapitalista, ecologista, privilegiata, ebrea ma antisraeliana”. La futura candidata replica che questo tipo di giornali dovrebbe fare “attenzione agli argomenti che scelgono, perché ogni tanto puzzano di sessismo, di antisemitismo e di omobilesbotransfobia”. Intanto Libero oggi la attacca sostenendo che “In tv fa la vittima ma poi non riesce a condannare il comunismo”.

Contro i discorsi d’odio. Sopravvissuta a sedici anni alla strage compiuta ad Utoya dal suprematista Breivik, Astrid Hoem, rappresentante dei giovani laburisti norvegesi, arriva a Roma per confrontarsi sugli effetti delle parole d’odio. Tra le protagoniste della rassegna Più libri Più liberi, Hoem, in un lungo colloquio con Corriere Lettura, parla del suo impegno contro le diverse forme di radicalizzazione. “Dopo la tragedia per me era importante dare un significato all’accaduto e continuare a battermi per le mie convinzioni e, soprattutto, contro i discorsi d’odio, contro le parole usate per dividere le persone in noi e loro, suscitare ostilità in base alle origini o alla religione. Certe teorie complottiste si sono dimostrate la causa di molti crimini commessi contro l’umanità”.

Segnalibro. Il Domenicale del Sole 24 Ore presenta il saggio Mosaico Ucraina della giornalista Olesja Jaremeuk, racconto delle diverse identità del paese oggi martoriato dall’aggressione russa. Il libro inizia il suo viaggio da Brody, la Gerusalemme della Galizia. “Un tempo l’89% dei residenti erano ebrei – ricorda Jaremeuk -. Ma ormai non se ne trovavano più: erano tutti morti durante l’Olocausto, o avevano lasciato il Paese”. Sempre sul Sole, Gianfranco Ravasi prende spunto dall’uscita di una nuova edizione della Sapienza di Salomone, commentata da Sebastiano Pinto per parlare dell’opera.
La rivista francese Front Populaire ha pubblicato una lunga intervista a Michel Houellebecq firmata da Michel Onfray. Il Giornale, nel suo approfondimento culturale, ne propone un estratto e spiega come vi si trovino “battute spericolate sul suprematismo bianco, una sfiducia totale nelle istituzioni europee, un solido sostegno a Israele, una sorta di amore-odio per gli Usa, la condanna ferma dell’invasione dell’Ucraina”.

Al cinema. Otto mesi dopo il caso agli Oscar dello schiaffo al comico Chris Rock, l’attore Will Smith ritorna come protagonista in “Emancipation”, nuovo film di Antoine Fuqua. La storia è dedicata a “Peter il fustigato”, schiavo fuggito dalla Louisiana e arruolato nell’esercito nordista. Smith, intervistato da Repubblica, afferma: “Facendo questo film ho capito che noi descrivevamo la schiavitù americana. Ma questo non è un problema americano, bianco, nero. Riguarda l’essere umano. Nel cuore degli umani del pianeta c’è un livello di paura che sprigiona rabbia, odio, risentimento. Siamo tutti alle prese con l’idea di superiorità, nei raffronti ci sentiamo meglio degli altri. Quello che hanno fatto loro è peggio di quel che abbiamo fatto noi. Il problema è del cuore umano collettivo. Non ci rendiamo conto che siamo tutti saggi e selvaggi, io sono Gesù e sono ebreo. Se ci rendiamo conto che questo appartiene a tutti i cuori umani possiamo iniziare a vedere l’uguaglianza tra di noi”.

Film e politica. Nel suo colloquio settimanale su Specchio Alain Elkann parla con il regista israeliano Amos Gitai dei suoi lavori cinematografici così come di politica. “La mia ricerca è sempre sulla relazione tra la narrativa e la forma. Voglio fare film sulla realtà di Israele, molto politicizzata e a volte difficile. – afferma Gitai – Il nuovo governo ha una forte maggioranza di estrema destra. Netanyahu ha creato questo golem, che ora lo sta dominando. Come cittadino di Israele sono molto preoccupato”.

Daniel Reichel