“Nel cuore di Casale Monferrato,
il ricordo delle leggi razziste:
un monito per tutti i cittadini”

L’apposizione di una targa commemorativa a ricordo di chi fu escluso, di punto in bianco, dal mondo del lavoro, dalle professioni, dalla vita civile, costituisce sempre l’occasione per una riflessione su un tratto tragico della storia del nostro Paese, che riguarda l’identità della comunità nazionale e la missione delle nostre istituzioni repubblicane. Se poi l’occasione è l’apposizione di una targa non in un luogo chiuso o all’interno di un palazzo, ma nella pubblica via di una città, o ancor più nella via principale, come accaduto il 30 novembre a Casale Monferrato, allora la riflessione si fa in qualche modo più profonda.
Non è certo quella di Casale la prima targa che ricorda gli avvocati ebrei esclusi, dalla sera alla mattina, il 29 giugno 1939, dalla professione, perché ormai molti sono i Tribunali italiani che, solo da pochi anni, accolgono nelle loro aule, luoghi emblematici ove si professa la giustizia, i nomi di chi fu ingiustamente escluso dal proprio lavoro, e così Milano, Roma, Genova, Torino, Padova, Vercelli, Firenze, Livorno, Ancona, Verona ricordano i tanti giuristi ebrei esclusi. Lo stesso accade in molti Atenei italiani per i docenti ebrei esclusi nel ’38 dall’insegnamento.
Ma a Casale la scelta è stata diversa e quanto mai significativa: siccome in quella città il Tribunale una decina di anni fa è stato soppresso, la Città e l’Ordine degli Avvocati di Vercelli hanno deciso che la targa andava collocata nel bel mezzo della strada principale, via Roma, vicino all’ingresso dell’antica Corte d’Appello. Una scelta importante, perché è la prima (e a quanto consta unica) targa che parla di leggi razziali a tutti i cittadini, fatta eccezione per quella apposta nel 2018 a Trieste, in Piazza Unità d’Italia, sotto i portici del Municipio, ove i passanti leggono che “il 18 settembre 1938 in questa piazza l’offesa del regime fascista ai diritti civili raggiungeva il suo culmine con l’annuncio dei provvedimenti in difesa della cosiddetta razza italiana”.
Ma importante soprattutto perché la persecuzione, a partire dalle infami leggi razziali, ebbe per oggetto cittadini dello Stato. Questo aspetto segnò l’introduzione dell’antisemitismo di Stato e la rottura del patto di eguale cittadinanza, sancito dall’emancipazione ottenuta dagli ebrei nel 1848, e dei principi fissati nello Statuto albertino entrato in vigore in coincidenza con le guerre di indipendenza, che avevano costituito l’inizio del processo di riunificazione dell’Italia.
Quando la legge sulla “Disciplina dell’esercizio delle professioni da parte dei cittadini di razza ebraica” venne emanata nel giugno 1939, già molti provvedimenti che costituivano l’ossatura delle infami leggi razziali erano entrati in vigore e avevano trovato rigorosa applicazione. Tutti i settori della vita, della civiltà, della cultura, dell’economia, delle professioni furono interessati dallo stravolgimento che il regime fascista portò nei vari campi della conoscenza.
Per questo le leggi antiebraiche del 1938, fortemente volute da Mussolini, costituirono una profonda cesura nella storia del nostro Paese. Il regime fascista, intendendo eliminare la popolazione ebraica dal territorio italiano e dalla società italiana, trasformò lo Stato italiano in uno Stato formalmente e profondamente razzista e antisemita. La tragica esperienza della legislazione razziale ha permeato molti principi affermati dalla Costituzione nel 1948, come il riconoscimento dei diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità (art. 2) e della pari dignità ed eguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali (art. 3)
La Città di Casale, con il suo sindaco Federico Riboldi, l’Ordine degli Avvocati di Vercelli, con il suo presidente Danilo Cerrato, con il sostegno della Comunità ebraica di Casale e del suo presidente Elio Carmi, non solo hanno ridato piena dignità agli avvocati espulsi per il solo fatto di essere ebrei, ma hanno fatto riaffiorare una pagina buia nel cuore della città, monito per tutti i passanti.

Giulio Disegni, vicepresidente UCEI