La condanna a morte di Fahimeh “Cantavo Bella Ciao per calmarla”
“Ti canto Bella ciao, e tu ti metti a piangere, altre volte mi batti le mani. Vorrei dirti di più, ma che ti dico? Ho paura, anche io”. Così scrive in un lungo post sui propri profili sociali, ripreso dai diversi quotidiani oggi (La Stampa lo pubblica integralmente), Alessia Piperno, la travel blogger imprigionata per 45 giorni in Iran. Come vicina di cella Piperno aveva Fahimeh Karimi, allenatrice di pallavolo, madre di tre bambini e di recente condannata a morte per aver dato un calcio a un pasdaran. “Un giorno è uscita dalla cella per andare in infermeria, e non è più tornata”, il racconto di Piperno, che spiega di aver cercato da allora di scoprire il destino di Fahimeh. Fino alla notizia letta sui giornali della sua condanna. Una di molte, come racconta il Corriere, che riprende il crudo annuncio del capo della Giustizia iraniana Gholam-Hossein Mohseni-Ejèi: “Le sentenze inflitte per le proteste”, comprese le impiccagioni, “saranno presto eseguite”. Non si sa quante siano, scrive Repubblica, che evidenzia come le proteste continuino ma come allo stesso tempo non vi abbia aderito “la massa critica capace di costringere il governo a un passo indietro o persino di determinare un cambiamento politico”. Avvenire scrive che i giovani hanno indetto tre giorni di sciopero in 19 centri del paese per cercare di aumentare la pressione sul regime.
Il destino delle autocrazie. “La libertà conduce per tre a zero contro le dittature. Come non rallegrarsi? Come non pensare agli iraniani, agli ucraini, ai cinesi, ai russi stessi e a tante altre vittime di tanti altri satrapi che stavano già gioendo nel vedere il loro amico Putin far fare passi indietro alla democrazia?”, scrive su Repubblica l’analista Bernard Guetta, che guarda con ottimismo alle manifestazioni in particolare in Iran e Cina come dimostrazione della forza della libertà. “Nelle democrazie non funziona più niente, – scrive – ma la libertà di espressione, le libere elezioni e l’alternanza politica offrono loro valvole di sicurezza di cui le dittature sono prive”. E che ora migliaia di manifestanti cercano di conquistare. Sul tema il Foglio pubblica la traduzione di un recente intervento pubblico della Premio Pulitzer Anne Applebaum: “Le autocrazie collaborano tra di loro per mantenersi al potere, e noi le abbiamo spesso lasciate impunite. – scrive Applebaum – Ma le forze democratiche, i paesi e i popoli che aspirano alla libertà possono disfare la rete globale illiberale”.
Dialogo. Da domani a domenica torna l’appuntamento al monastero di Camaldoli dedicato al Dialogo ebraico-cristiano. “La comunità. Identità, leadership, processi decisionali” il titolo di quest’anno, presentato da Avvenire. Tra i relatori, scrive il quotidiano, “la presidente dell’Ucei, Noemi Di Segni; il presidente dell’Assemblea rabbinica in Italia, Alfonso Arbib; il direttore dell’Ufficio nazionale ecumenismo e dialogo della Cei, don Giuliano Savina; il presidente della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia, Daniele Garrone”.
Il futuro a sinistra. “La sfida per la segreteria tra il pragmatico Bonaccini e l’idealista Schlein” titola Repubblica per descrivere la competizione tra i due candidati alle primarie per nominare il prossimo segretario del Pd. Nel fare un ritratto dei due, l’articolo di Elly Schlein scrive – tra le altre cose -: “figlia di un politologo di origine ebraica e di una docente universitaria, è una ragazza di intersezione, la teoria di matrice Usa che ha reso non binaria anche la vecchia lotta di classe e assegna i punti sfruttamento in base a genere, etnia, colore della pelle, disabilità: chi somma tutti gli svantaggi è insieme il rappresentante e il rappresentato ideale della politica progressista”.
Al cinema. “Sto montando il mio primo film da regista, uscirà tra un anno, lì si vedrà bene il mio mood di questa fase, c’è un bambino ebreo, la storia è ambientata negli Anni ’40. Cerco cose non banali”, così l’attore Claudio Bisio raccontando brevemente a La Stampa il suo prossimo progetto cinematografico.
A tavola. Giovani chef a lezione dl cultura e cucina ebraica. È l’iniziativa promossa dal Museo della Padova ebraica insieme alla Regione Veneto. A spiegare agli chef tradizioni e significato della cucina casher, il rabbino capo di Padova, Adolfo Locci, racconta il Corriere nelle pagine locali. Il percorso diventerà inoltra una cena proprio al Museo della Padova ebraica.
L’uomo dell’alfabeto ebraico. Così il Corriere, nel suo inserto Buone Notizie, chiama Gabriele Levy che in via Reginella a Roma ha la sua galleria d’arte Alfbet in cui espone le sue lettere-opere. “Levy spiega a ogni visitatore il significato e la valenza biblica oltre che grafica di ogni lettera e soprattutto crea opere usando materiali poveri, pezzi di ferro, parti di giocattoli abbandonati, vecchi quadranti di orologio”.
Segnalibro. Libero recensisce l’ultimo saggio di Andrea Riccardi, intitolato La guerra del silenzio. Pio XII, il nazismo, gli ebrei. “Né pavido né complice: ecco la verità su Pio XII”, sintetizza il quotidiano, sostenendo che il volume porrebbe “una pietra tombale alle polemiche del ‘silenzio’” di Pacelli di fronte alla Shoah. Altri saggi, come quello dello storico David Kertzer, evidenziano il contrario.
Daniel Reichel