Libri ebraici, una collezione straordinaria

Una raccolta di manoscritti e volumi a stampa in ebraico di enorme valore e significato compone la “Valmadonna Trust Library”, tra le più importanti collezioni private al mondo, con testimonianze che vanno dal decimo al sedicesimo secolo acquisite nel tempo dal collezionista Jack Lunzer. Ad illustrarne i tesori un incontro tenutosi alla biblioteca civica Francesca Calvo di Alessandria. Città assai cara a Lunzer che, nato nel 1924 ad Anversa, la frequentò nell’immediato dopoguerra ospite della famiglia Vitale intrecciandovi molti legami e rapporti. Da qui la scelta di intitolare la fondazione al paesino di Valmadonna di cui, scherzando con alcuni amici, si proclamava “conte”. L’iniziativa ha visto tra gli altri i saluti dell’assessore comunale Vittoria Oneto, della delegata della sezione alessandrina della Comunità ebraica di Torino Paola Vitale, del suo presidente Dario Disegni, della consigliera della Comunità ebraica di Milano Sara Modena, di monsignor Pier Francesco Fumagalli della Veneranda Biblioteca Ambrosiana e di Angelo Piattelli, curatore della collezione “Dr. David e Jemima Jeselsohn” di Zurigo, che ha svolto la relazione principale. I dirigenti della Biblioteca Civica, infine, hanno presentato il fondo ebraico da loro custodito. A prendere la parola don Marco Visconti, direttore della Biblioteca del Seminario di Alessandria, la presidente della società cooperativa Arca Alessandra Rivera, la responsabile dell’ufficio tutela del patrimonio librario della biblioteca Paola Ottone.

Storia di una collezione

Il conte di Valmadonna, così si faceva chiamare scherzosamente da alcuni vecchi amici di origine italiana, Jack Lunzer, uomo d’affari londinese e commerciante di diamanti industriali, ma soprattutto noto come custode della Valmadonna Trust Library, forse la più grande biblioteca di libri ebraici in mani private. Era nato nel 1924 ad Anversa, da padre britannico, anche lui mercante di diamanti e discendente di un noto collezionista. Jack si trasferì per qualche tempo in Svizzera per studiare medicina, ma presto capì che quella professione non faceva per lui e tornò a Londra dandosi al mondo degli affari con grande successo. Nel 1948 sposò Ruth Zippel, un’ebrea di Wiesbaden, la cui famiglia originaria di un paesino alle porte di Lodz in Polonia, si era inizialmente trasferita in Germania e poi a Torino per qualche anno. Da Torino i Zippel erano tornati nella Repubblica di Weimar, ma costretti a lasciare il paese nel 1933 avevano scelto di nuovo l’Italia, questa volta però optarono per Milano, come residenza stabile. I fratelli Zippel, tra cui il suocero di Lunzer, avevano istaurato un rapporto di profonda amicizia con Peppino Vitale, avvocato e uomo d’affari di Alessandria. Lo stesso Lunzer ne divenne grande amico a partire dagli anni Cinquanta. Spesso veniva a visitarlo, girando “per quelle terre meravigliose e silenziose, dal paesaggio tanto dolce che circondavano la città” come egli stesso dichiarò alla Stampa in un articolo rievocato da Aldo Perosino. I due buoni amici, dalla villa Vitale di Valmadonna, intavolarono una lunga trattativa per acquistare un grande latifondo posseduto dal barone Montel, perché come spiegò Lunzer “Valmadonna era un posto splendido… con la chiesa, i negozietti, la stazioncina. Terra buonissima e a buon prezzo”. Presto però sorsero una serie di difficoltà e i due amici non conclusero mai l’affare, tuttavia “qualche anno dopo quando si è trattato di scegliere il nome da dare alla mia fondazione” – sottolineò Jack con una punta di rammarico – “ho pensato subito a Valmadonna, in ricordo di quei luoghi e del mio grande amico Peppino Vitale. Per non scordare mai quanto mi sarebbe piaciuto comprare quelle terre, e magari viverci”.
Con il successo economico, l’interesse di Lunzer per il collezionismo del libro ebraico crebbe considerevolmente. Jack si concentrò inizialmente nel raccogliere in modo sistematico tutta la produzione editoriale ebraica stampata in Italia nel XVI secolo, almeno quella disponibile sul mercato. Raccolse numerose cinquecentine edite a Venezia, allora il maggiore centro mondiale dell’editoria ebraica, insieme ai soncinati, stampe prodotte dai celeberrimi tipografi ebrei Soncino nella prima metà del 500 a Fano, Pesaro, Rimini, Ortona e poi nelle terre ottomane, a Salonicco e Costantinopoli. Infine collezionò in questa prima fase le edizioni a stampa in caratteri ebraici delle altre città italiane, alcune delle quali attive soprattutto dopo i roghi del Talmud del 1553 e la conseguente chiusura momentanea delle tipografie ebraiche veneziane: Bologna, Ferrara, Mantova, Riva del Garda, Sabbioneta, Cremona, Verona, Padova, Roma, ma anche Trino vercellese con il suo libro di preghiere stampato nel 1525.
Il Cinquecento dunque fu solo il punto di partenza per un lungo viaggio nella storia della diaspora ebraica. Lunzer, a differenza di altri collezionisti che rivolgono l’attenzione a specifici argomenti di carattere storico, filosofico, religioso, scientifico o artistico, oppure si limitano a raccogliere testimonianze geograficamente o temporalmente limitate, ebbe un approccio al collezionismo sui generis, consono più che ad un collezionista privato ad una biblioteca nazionale. Infatti, con vero acume, si dedicò con abnegazione per lunghi anni ad acquisire la totalità della produzione libraria ebraica seguendo un criterio preciso, scandito dalle città di stampa e all’interno di queste in ordine strettamente cronologico. Dal Cinquecento italiano procedette poi in diverse direzioni. Innanzitutto cronologicamente, risalendo il Seicento, il Settecento e tutto l’Ottocento, con le tipografie veneziane e quelle delle altre città italiane con Livorno in testa, centro di produzione libraria per tutto l’ebraismo mediterraneo e orientale. Ma procedette anche parallelamente indagando le tipografie ebraiche cinquecentesche d’oltralpe: Praga, Cracovia, Lublino, Basilea, le città tedesche, Parigi e Anversa e così via. Infine in questo viaggio poetico e ideale nel mondo e nella storia raccolse con grande assiduità le stampe di Costantinopoli e Salonicco, eredi culturali dell’editoria ebraica veneziana e successivamente quelle di Amsterdam, a partire dal Seicento nuovo centro mondiale dell’editoria ebraica.
Ma l’interesse della Valmadonna Library non si limitava allo studio bibliografico e ai contenuti delle opere. Lunzer poneva particolare attenzione anche agli aspetti materiali e bibliologici. Spesso usava confrontare più copie della stessa edizione e quindi acquisire una seconda e terza copia quando scopriva con stupore delle varianti tipografiche, dovute a motivi di ordine tecnico-tipografico, errori intercorsi in corso d’opera corretti all’ultimo momento, cambiamenti dell’ultima ora imposti da censori e rabbini forse troppo zelanti e quant’altro. Così anche copie di stampe tirate su supporti differenti alla normale carta, quali le stampe tirate su pergamena, su carta azzurra secondo mode cinquecentesche, o su carta verde, gialla, rossa, rosa e persino stampe su seta.
Particolare attenzione mostrava poi per i singoli fogli a stampa: poemi nuziali, preghiere per carestie e pandemie, calendari solitamente affissi ai muri e quindi particolarmente rari o pressoché unici, pragmatiche e regole comunitarie, poesie per occasioni felici ed eventi funesti.
Dicevo che il punto di partenza fu proprio il Cinquecento italiano, per poi procedere in avanti nei secoli successivi, ma non solo, perché, Jack percorse anche la strada a ritroso, mettendo le mani su alcune decine di incunaboli ebraici o di argomento ebraico, i libri stampati nel 400 agli albori della stampa ebraica, tra cui mi piace ricordare l’editio princeps della Guida dei Perplessi del Maimonide e il commento del Nachmanide al Pentateuco, entrambi edizioni presunte romane del 1470 circa, considerate tra le primizie della stampa ebraica. Oppure le diverse edizioni dell’Almanacco perpetuo di Abramo Zacuto, usato dai portoghesi per determinare le rotte e le posizioni delle caravelle dirette nelle Indie e nel Brasile. Tra l’altro, nella collezione primeggiava l’editio princeps della poliglotta dei Salmi in quattro lingue, stampata a Genova nel 1516 in cui per la prima volta nel commento viene ricordata la scoperta delle Americhe di Cristoforo Colombo, anche se in modo non appropriato secondo il figlio di Colombo che chiese di ritirare le copie stampate. La copia della Valmadonna è impressa su pergamena appositamente per uno dei regnanti europei.
Infine, accanto all’imponente biblioteca di circa 12,000 volumi Lunzer riuscì a raccogliere oltre 300 manoscritti ebraici, di cui alcuni di notevole pregio e rarità, ascrivibili ai secoli XI-XV secoli (che vedremo fra breve) appartenuti precedentemente ad un celebre studioso e collezionista, David Sasson, a cui era legato per motivi di parentela, spesso sua fonte di ispirazione. Dalla collezione Sasson (la famiglia Sasson veniva chiamata “i Rothschild dell’Oriente” poiché deteneva il monopolio del commercio con l’Europa) ereditò inoltre la raccolta di stampe ebraiche di Baghdad e quelle indiane, ebraiche e bilingui ebraiche e marathi.
È difficile descrivere, anche se sommariamente, una concentrazione di tesori culturali così notevole. Vorrei comunque sottolineare l’impegno profuso da Lunzer per incentivare lo studio bibliografico sulle edizioni antiche ebraiche. Jack assunse la bibliotecaria Pauline Malkiel, che dal 1982, per molti anni, riordinò, catalogò e conservò la collezione, provvedendo a restaurare, rilegare e soprattutto mettere a disposizione l’intera raccolta a chi lo richiedesse. Studiosi, ricercatori, collezionisti o semplici amanti del libro potevano facilmente rivolgersi alla Malkiel ed ottenere imagini o il permesso di esaminare personalmente i testi senza alcuna difficoltà. Quest’opera meritoria si va ad aggiungere alla pubblicazione di una serie di edizioni facsimili di opere uniche, cataloghi di mostre, studi e saggi dedicati a singole edizioni e manoscritti della Valmadonna Library, curate e stampate in edizioni esteticamente attraenti in una nota tipografia veronese.
Negli ultimi anni, prima di passar a miglior vita nel dicembre 2016, Lunzer si decise a trovare una nuova dimora alla formidabile collezione che era riuscito a formare con scaltrezza, dedizione e grande passione. È importante sottolineare che Jack non si era affatto limitato ad acquistare volumi che gli venivano offerti da mercanti e privati o in aste pubbliche; spesso scovava con grande fiuto, rarità bibliografiche in biblioteche pubbliche e comunitarie e intavolava trattative complesse, che potevano durare per anni, alla fine delle quali, talvolta riusciva a coronarle con successo. A tal proposito fu esemplare la trattativa per l’acquisizione del Talmud babilonese di Venezia per i tipi di Bomberg, che si accaparrò ricevendolo dall’Abbazia di Westminster a cui diede in cambio una copia originale della Magna Carta acquistata in asta.
Nel 2009 stipulò un accordo con la casa d’asta Sotheby’s di New York, che si occupò di trasferire l’intera raccolta nelle sale d’esposizione di Manhattan, dove i preziosi codici e volumi vennero elegantemente presentati ad un foltissimo pubblico prima di essere offerti in vendita. Tutto ciò perché le trattative private tra il Trust della Valmadonna e la Library of Congress, ambita nuova sede, non ebbero esiti positivi. Il prezzo era forse troppo esoso e severe le condizioni imposte dal proprietario che richiedeva di mantenere la raccolta intatta. Il 22.12.2015 la Sotheby’s riusciva però a convincere i trustees del fondo a vendere in asta i 12 pezzi più preziosi. Tutto il resto venne offerto al maggior offerente tramite trattativa privata. Una volta ceduti i 12 pezzi più affascinanti, era però difficile trovare un acquirente disposto a comprare una raccolta così vasta. Allora, in qualità di curatore della collezione del Dr. David e Jemima Jeselsohn di Zurigo, proposi ai colleghi della biblioteca nazionale di Gerusalemme di acquistarla congiuntamente. Io avrei valutato ogni singolo volume, dando agli esperti della biblioteca il diritto di scegliere per primi i volumi di loro interesse. E così fu: per alcune settimane lavorammo a New York, valutando ogni singola opera. Gran parte dei volumi e dei manoscritti vennero trasferiti a Gerusalemme, mentre i pezzi restanti entrarono a far parte della collezione Jeselsohn. Poi stipulammo un accordo per digitalizzare tutte le opere che non vennero acquisite dalla National Library of Israel, oggi fruibili gratuitamente tramite il portale della biblioteca stessa. Ora l’intera collezione è consultabile fisicamente o virtualmente da Gerusalemme. Grazie conte di Valmadonna per questa esperienza incredibile!

Angelo Piattelli

(7 dicembre 2022)