“Clotilde Pontecorvo, una lezione viva”

Gli Stati Generali dell’Ebraismo Italiano tenutisi di recente a Roma sono iniziati con una dedica. Una pubblica testimonianza di apprezzamento nei confronti di due figure che hanno lasciato un segno profondo, ciascuna nel suo ambito: Giacomo Saban e Clotilde Pontecorvo. Il tema dell’educazione che ha contraddistinto i lavori della due giorni romana è stato in particolare il pane quotidiano di quest’ultima, tra le più importanti esperte di psicologia dell’educazione in Italia e professore emerito dell’Università La Sapienza.
La sua vita terrena si è conclusa, all’inizio di novembre, all’età di 86 anni. A un mese dalla scomparsa un limmud svoltosi al Centro Ebraico Il Pitigliani ha fatto memoria del suo lascito alle nuove generazioni, componendo vari tasselli della sua vita e del suo impegno di studiosa.
Dopo i saluti istituzionali del presidente del Pitigliani Bruno Sed e della presidente UCEI Noemi Di Segni sono tra gli altri intervenuti, moderati da Laura Quercioli Mincer, i rabbini Benedetto Carucci Viterbi e Gianfranco Di Segni, Saul Meghnagi, Annamaria Ajello, Vittoria Gallina, Paola Della Camera, Cristina Zucchermaglio, Anna Palagi, Bruno Piperno, Lamberto Piperno, Luisa La Malfa, Celeste Pavoncello, Massimiliano Boni, Massimo Acanfora Torrefranca, Antonella Castelnuovo e Paola Milano.
Nata nella Capitale, scampata bambina alle persecuzioni nazifasciste, Pontecorvo aveva conseguito la laurea in Filosofia con una tesi sul liberalismo politico di Benjamin Constant. Numerosi i libri e le pubblicazioni di cui è stata poi autrice. Tra gli altri “La scuola come contesto. Prospettive psicologico-culturali” (Carocci), “Famiglie all’italiana. Parlare a tavola” (Carocci), “Psicologia dell’educazione” (Giunti). Nel 2014 aveva concluso il proprio percorso di studi al Diploma universitario triennale in Cultura ebraica UCEI. Oggetto della tesi, premiata con il più alto dei voti, il pensiero di Walter Benjamin rispetto all’infanzia.

Zia Clotilde è nata nel 1936. Quando è nata non ha trovato il padre Adolfo Piperno, prematuramente scomparso prima ancora della sua nascita. Ha trovato la madre Wanda Sed, i fratelli Giuseppe e Piero e gli Zii Giacomo Piperno e Nella Sed, che a tutti gli effetti sono stati dei genitori aggiuntivi. Ha trovato Marco e Annarosa Piperno, che sono stati cugini-fratelli con i quali vive insieme a Via Arenula. Ha trovato la Nonna Clotilde Tagliacozzo, la capofamiglia indiscussa, madre di Adolfo e Giacomo Piperno. Abitavano tutti insieme a via Arenula. Zia Clotilde è cresciuta assieme alla cugina Noretta Piperno Levi, figlia di Silvio Piperno e di zia Vera Sed. Nell’inverno del 1943, a sette anni, Zia Clotilde ha trovato rifugio nel convento di Santa Brigida a Piazza Farnese. Nel 1948, a 12 anni, Zia Clotilde ha festeggiato la sua maggiorità al Pitigliani; non è che mia Nonna Vanda sed avesse preso in affitto una sala del Pitigliani come si può fare ora; semplicemente mia nonna, legatissima all’istituzione del Pitigliani, invitò alla festa tutti gli ospiti della struttura. In base ai racconti di Noretta Piperno Levi, Zia Clotilde e Noretta Levi studiarono e impararono le parti di Arvit che possono essere cantate anche dalle donne e li cantarono. Certamente mia nonna Vanda è stata fortemente presente nella educazione e nella istruzione dei figli: Papà laureato in ingegneria, Zio Piero laureato in Agraria, Zia Clotilde che ha avuto una carriera accademica così brillante.
Zia Clotilde ha trovato, in modo innovativo, un suo percorso accademico ed è sempre rimasta profondamente legata alla famiglia o sarebbe meglio dire le famiglie. Parlo essenzialmente dei Piperno, dei Pontecorvo e dei Valabrega. In un mondo dove i rapporti tra nuora e suocera o tra cognate non sono sempre semplici, zia Clotilde è stata una nuora, una cognata e una zia affettuosissima. Mi ricordo bene della Suocera, la Signora Gabriella Gattegna, e del signor Alberto Pontecorvo, appassionato di fotografia. Con mia madre, Miriam Ascarelli, che ha vissuto anni di grande difficoltà, zia Clotilde è sempre stata presente; mi ricordo che tante volte Zia Clotilde cenava da mamma all’entrata di Kippur; si sentivano molto spesso.
Mia madre e zia Clotilde sono state donne molto diverse ma, sempre, molto unite; c’era un po’ la questione della mamma che nutre e della mamma che educa. A mia madre, che ci ha molto nutrito, questa questione non andava bene. Anche con Franca Valabrega, sorella di Zio Maurizio, Zia Clotilde ha avuto una relazione sempre affettuosissima. Se penso a zia Clotilde penso a Zio Maurizio, un grande uomo dietro al successo di una grande donna. Mi vengono in mente alcune immagini, molte legate a vacanze:
– Mi ricordo la casa a via Nomentana con la bellissima terrazza, che mi sembrava una cosa fantastica
– Mi ricordo il negozio di orologeria Zenith e di gioielleria di zio Maurizio a via del Tritone
– Mi ricordo la casa al mare sulla spiaggia di Lido dei Pini
– Mi ricordo la casa di Capalbio costruita negli anni
– Mi ricordo che la casa a Capalbio non era collegata alla rete elettrica e funzionava con un generatore a motore
– Mi ricordo mio figlio Giuseppe che impara a salire e scendere le scale sui gradini dei vicini di casa ; i Montalenti
Questi sono ricordi di momenti allegri.
Ma zia Clotilde è stata sempre presente anche nei momenti difficili. Mi ricordo che Zia Clotilde venne ad ascoltare il mio esame di maturità, nel 1976, quando mio padre era già in condizioni gravissime.
Quando, con mia moglie Celeste abbiamo avuto problemi o decisioni da prendere, ci siamo rivolti a Zio Maurizio e a Zia Clotilde per un consiglio illuminato. Quando, in anni recenti, ho avuto seri problemi agli occhi, zia Clotilde non solo si è interessata al mio problema ma, per molto tempo, mi ha mandato gli articoli che leggeva e che pensava fossero di argomento riferibile alla mia patologia. Il 5 dicembre, pochi giorni fa, sarebbe stato il compleanno di mio padre (scomparso da oltre quarant’anni); Zia Clotilde se lo ricordava e mi telefonava. Zia Clotilde è stata legatissima sia a mio Padre che al fratello Piero Piperno, che tra i tanti meriti ha quello di averci tramandato tante storie di famiglia. Zio Piero è stato un grande intrattenitore e narratore, ma negli ultimi anni aveva perso la capacità di parlare. Zia Clotilde lo andava a trovare spessissimo, molte volte lo incontrava al roseto comunale, gli portava dolci che zio Piero gradiva. Zia Clotilde, a turno, ci chiamava, nipote per nipote, perché anche noi andassimo a trovare Zio Piero.
Zia Clotilde è stata donna di grandi virtù. Zia Clotilde aveva una grande intelligenza; io dico che, se sei intelligente, lo dimostri in ogni cosa che fai, e zia Clotilde lo ha dimostrato in ogni sua espressione.
Zia Clotilde amava il suo lavoro e dal suo lavoro ha tratto forza e motivazione. Zia Clotilde non era presa da sé stessa né esclusivamente dal suo lavoro; Zia Clotilde si interessava agli altri. Zia Clotilde è stata una di donna di grandissima generosità, universalmente riconosciuta. Zia Clotilde ha mostrato un grandissimo spirito di adattamento di fronte ad ogni tipo di avversità e difficoltà. Zia Clotilde aveva un carattere gentile ma, al tempo stesso, sapeva giudicare in modo severo quando era il caso. Mi fa piacere concludere con una nota allegra. Oggi, Celeste e io abbiamo una nipotina che si chiama Clotilde Hassan. Un nome inconsueto e che nelle nostre famiglie ha identificato personalità assolutamente uniche. Prima Clotilde Tagliacozzo Piperno. Poi Clotilde Piperno Pontecorvo. Che la loro memoria possa essere di Benedizione.

Bruno Piperno

Zia Clotilde era la sorella di mio suocero Giuseppe. È sempre stata presente nella nostra vita, non era una semplice insegnante, era rispettata da tutti. Ha viaggiato ovunque, non si è mai fermata nonostante la malattia. Ha sempre amato lo studio e fare lezione ai suoi studenti. Quando veniva al Collegio Rabbinico era lei con i suoi interventi a fare lezione e metteva in riga tutti. Una volta arrivò per “errore” a una lezione di Rav Gianfranco Di Segni per soli uomini sul Ghet, il divorzio. Si trovò così bene che avrebbe voluto continuare a frequentare.
Nonostante avesse dei problemi di deambulazione, ha completato il Diploma Triennale in Studi Ebraici oggi intitolato a Renzo Gattegna prendendo il diploma nel 2014, con una tesi su Walter Benjamin. A volte raccontava di quanto la famiglia fosse legata al Pitigliani e amava dire che lei, nel 1948, aveva recitato Arvith per il suo Bat Mitzvah proprio qui. Zio Maurizio è stato il nostro testimone di nozze: erano una coppia molto unita e spesso ci rivolgevamo a loro per dei consigli “psicologici”. Due dei nostri figli hanno avuto problemi di apprendimento, lo abbiamo saputo all’improvviso nel marzo del 1992. Per noi era una cosa nuova e inaspettata. Lei ci indicò la strada da seguire, strada ora di cui siamo esperti e che, avendo dei nipoti, continuiamo a seguire.
Zia Clotilde ci venne a trovare nel Michigan ad AnnArbor nel 1983 e ci presentò ai suoi amici in un posto dove non avevamo molto conoscenze. Fu così che diventammo amici del Dean della School of Education.
Noi abitiamo a via Arenula, dove zia Clotilde è nata e vorremmo creare una sala studio, nella casa dove hanno vissuto le tre Clotildi. Nonna Clotilde, zia Clotilde e ora la nipotina Clotilde.

Celeste Pavoncello