Il nome Israel
La nostra parashà inizia descrivendo l’incontro di Giacobbe con suo fratello Esaù dopo venti anni di lontananza. Prima del temuto incontro, Giacobbe ne farà un altro: questa volta con uno “strano” personaggio che verrà identificato da Giacobbe con un Messaggero divino, che lo terrà impegnato tutta la notte in combattimento. Questo combattimento porterà due conseguenze: una fisica e l’altra spirituale.
Ja’aqov verrà colpito al nervo ischiatitico, cosa che lo lascerà invalido per tutta la vita.
Gli verrà poi cambiato il nome in Israel (con la motivazione di saper combattere e vincere, sia con D-o che con l’essere umano), che sarà il nome con cui si identificherà per l’eternità la sua discendenza. Se il nome Ja’aqov – che deriva da “aqév, tallone” – simboleggia la tortuosità del suo comportamento, Israel ne simboleggia invece la rettitudine: “ki jashar El – poiché è retto dinnanzi a D-o”. Nella vita c’è sempre bisogno di fare una scelta e decidere se stare da una parte o dall’altra. Per ottenere qualcosa di più produttivo, soprattutto che benefici le successive generazioni, è necessario sacrificare qualcosa che ci appartiene e che ci appaga temporaneamente. Ja’aqov (contorto) diventerà Israel (retto), sacrificando parte del suo fisico, per il bene futuro dei propri figli.
Rav Alberto Sermoneta, rabbino capo di Venezia