Qatar, corruzioni europee
“Il Qatar ha corrotto la democrazia europea. E lo ha fatto attraverso almeno due ambasciatori italiani: l’ex eurodeputato del Pd Antonio Panzeri e il suo ex assistente Francesco Giorgi”, così Repubblica raccontando la storia che apre tutti i quotidiani italiani oggi: il caso di corruzione che coinvolge il Qatar e alcuni funzionari europei. “Sacchi di banconote a casa della vice del Parlamento Ue”, il titolo del Corriere della Sera, che parla del coinvolgimento della greca Eva Kaili, sospesa dalla presidente dell’Europarlamento Roberta Metsola. “La 44 enne eurodeputata greca del Pasok non ha potuto contare – scrive il Corriere – sullo scudo dell’immunità parlamentare perché, a causa del padre, è caduta in flagranza di reato durante l’operazione che ha fatto emergere un sistema di corruzione, di regali molto importanti e di riciclaggio di denaro provenienti dal Qatar e dal Marocco che, secondo i magistrati di Bruxelles, doveva servire a ad ‘influenzare le decisioni economiche e politiche del Parlamento europeo’ attraverso la corruzione di personaggi che avevano una ‘posizione strategica/ politica significativa’ nell’istituzione”.
Marocco, calcio e politica. Continua a sorprendere il Marocco del calcio che con la vittoria di ieri contro il Portogallo diventa la prima squadra africana ad aver raggiunto le semifinali di un mondiale. I quotidiani sportivi e non raccontano dei festeggiamenti per questo successo, avvenuti anche in molte città italiane. Su La Stampa, la giornalista Karima Moual scrive: “la verità è che quei calci al pallone sono più di una partita, ed emergono dal coro che si espande insieme al tifo che come un grande cerchio riesce ad arrivare a toccare la parte più profonda dell’anima. Quella di un popolo, certo, ma anche di un continente, l’Africa, e di una comunità, quella araba, islamica. Non è casuale la bandiera palestinese innalzata dai giocatori in più partite. Con gli accordi di Abramo, il Marocco ha ristabilito i suoi rapporti con Israele, dove risiede una delle comunità ebraico-marocchine tra le più numerose, che anche qui si unisce al tifo mettendo d’accordo per una volta israeliani e palestinesi, almeno sul calcio”. Sull’argomento interviene anche Aldo Cazzullo in un editoriale sul Corriere sottolineando come il calcio però non sia “mai solo festa; ad esempio, se è bello guardare bandiere che ricordano al mondo la causa palestinese, non per questo sono accettabili i segni di ostilità verso Israele, che resta l’unica democrazia del Medio Oriente. Ma il calcio, almeno quello dei Mondiali, è sempre una storia che ci riguarda”.
Per l’Iran. Continuano le mobilitazioni su giornali e non per sensibilizzare su quanto accade in Iran. “Le donne d’Iran che combattono nel silenzio dell’Occidente”, scrive il direttore de La Stampa Massimo Giannini, auspicando un intervento più netto da parte delle democrazie occidentali in favore delle manifestanti e dei manifestanti che si battono contro il regime iraniano. Al Parenti di Milano si terrà oggi una maratona solidale per chi protesta in Iran organizzata tra gli altri da Repubblica e Linkiesta. “Oggi in Iran non sappiamo dove porterà la rivolta, se il regime riuscirà a schiacciarla. – spiega a Repubblica Asef Bayat, sociologo iraniano che insegna negli Usa – Ma anche se le proteste rallentassero, un altro fattore scatenante probabilmente ne aprirebbe un altro ciclo. L’opposizione non se ne andrà finché il regime rimarrà lo stesso. Però per trasformarsi politicamente, dovrà organizzarsi e sviluppare una visione del futuro ordine sociale e una strategia su come raggiungerlo”. Libero invece ritorna sul tema della corsa nucleare iraniana: “Pensate se Teheran avesse l’atomica…”, scrive il quotidiano, ricordando la battaglia d’Israele per evitarlo.
Convivere a Jaffa. “Questa parte della metropoli sembra ancora un villaggio, mantiene alcuni aspetti della campagna: i carretti trainati dai cavalli, gli animali da cortile lasciati liberi. La vita per ora è rimasta più autentica”, il racconto di Gili, uno dei residenti di Jaffa al Corriere. Il quotidiano racconta come in quest’area a sud di Tel Aviv sia però in corso uno scontro tra stili di vita diversi, che coinvolge una parte dei residenti arabi ed ebrei. In particolare, riporta il quotidiano, i secondi chiedono che gli animali da cortile, in particolare galli e galline, non siano liberi di andare ovunque. “Hanno pagato gli appartamenti in media 36 mila shekel al metro quadro (quasi un milione di euro per una paio di stanze con cucina) e sono poco disposti ad accettare le abitudini locali. Soprattutto se – come hanno scritto nelle petizioni al municipio – fanno rumore al sorgere del sole (pure prima), razzolano ovunque, sporcano dappertutto e – sostengono – possono diffondere malattie”.
Politica israeliana. Continuano le trattative in Israele per la formazione del prossimo governo che sarà guidato dal leader del Likud Benjamin Netanyahu. Secondo l’espresso “i capi dei partiti estremisti alleati di Netanyahu hanno ottenuto posizioni-chiave, da dove vogliono inasprire i rapporti con i palestinesi”. “Già ci stanno riuscendo”, il giudizio del settimanale.
Ricordare Piero Dello Strologo. Il ventiquattresimo premio internazionale Primo Levi sarà consegnato questo pomeriggio a Genova, in una cerimonia a Palazzo Ducale, alla memoria di chi lo istituì: Piero Dello Strologo. “È stato promotore di un’idea di cultura che aveva le sue radici nel rifiuto dell’intolleranza e del razzismo, nella non accettazione delle identità chiuse, nella valorizzazione del contributo ebraico all’insieme della civiltà occidentale”, il ricordo firmato da Luca Borzani sulle pagine genovesi di Repubblica. Oltre al sindaco di Genova Marco Bucci e allo stesso Borzani, all’iniziativa di oggi pomeriggio interverranno David Bidussa, Saul Meghnagi e Myriam Silvera.
Il rapimento Mortara di Bellocchio. Sia La Stampa che il Corriere della Sera pubblicano un colloquio con il regista Marco Bellocchio in cui si torna sul suo prossimo progetto: un film sul rapimento nel 1858 del piccolo Edgardo Mortara, strappato alla famiglia ebraica su ordine di papa Pio IX. “Sono stato affascinato dalla vicenda di una conversione forzata, una specie di favola. – afferma il regista – Non voglio polemizzare con la Chiesa di oggi, ma, certo, a quei tempi gli ebrei erano considerati deicidi, c’era ancora il ghetto. Vorrei che questo racconto parlasse ancora adesso, ricordando che Pio IX si era comportato in modo violento nei confronti di un bambino battezzato in modo clandestino perché creduto in fin di vita. Quel bambino, – conclude Bellocchio – per la Chiesa del tempo, era diventato l’emblema di qualcosa che stava crollando, quello Stato Pontificio che pochi anni dono si sarebbe dissolto. Spero che questa storia emozionante parli tuttora, Mortara diventò prete, morì in Belgio nel’ 40, per tutta la vita soffri di nevrastenie e svenimenti”
Terrorismo suprematista. “In Italia, come in Europa, non abbiamo una strumentazione del tutto adeguata o aggiornata alle cyber-minacce. Bisognerebbe urgentemente muoversi per costituire un’agenzia europea di difesa comune”. A dirlo in un lungo articolo de L’Espresso dedicato alla minaccia del radicalismo suprematista, Ranieri Razzante, già consigliere per la cybersecurity del sottosegretario alla Difesa nel governo Draghi e direttore del Centro ricerca sicurezza e terrorismo. Uno dei problemi da tenere sotto controllo è la radicalizzazione degli elementi di estrema destra che, si legge nel lungo articolo de L’Espresso, avviene oramai per lo più in rete tra forum e gruppi social.
Chiesa e nazismo. In un’intervista pubblicata da L’Espresso e firmata da Donatella Di Cesare, lo storico Andrea Riccardi parla diffusamente del suo ultimo saggio La guerra del silenzio. Pio XII, il nazismo, gli ebrei (Laterza). In uno dei passaggi ci si sofferma sul silenzio di Pio XII sul 16 ottobre 1943. “Il comportamento della Santa Sede il 16 ottobre, giorno della razzia degli ebrei romani, che ebbe luogo sotto le finestre del papa, ci pone molti interrogativi. – afferma Riccardi – Fu un eccesso di fiducia nella diplomazia e in particolare nell’ambasciatore tedesco in Vaticano, un doppiogiochista che sembrava rappresentare il nazismo moderato. Il Vaticano credette di aver sottratto alcuni ebrei alla deportazione. È un episodio evidente di silenzio. Quello, però, che mi colpisce molto (e di cui poco si è parlato) è il silenzio dopo il 1945, allorché andava emergendo il dramma della Shoah. La Chiesa non si fece carico di un impegno contro l’antisemitismo, a cui pure venne sollecitata. Dopo la guerra si sentiva vittima della persecuzione comunista (e lo era davvero), mentre il dramma ebraico era secondario. Poi vari dirigenti comunisti dell’Est erano di origine ebraica: di qui il mito del giudeocomunismo”.
Segnalibro. Negli anni universitari, Franz Kafka disegnò su fogli, buste, cartoline e a margine degli appunti delle lezioni. Poi, questo corpus grafico viaggiò avventurosamente tra Praga, Israele e Zurigo, racconta oggi sul Sole 24 Ore Giulio Busi, parlando degli schizzi firmati dal celebre scrittore e presentando un nuovo volume ad essi dedicato: I disegni di Kafka, curato da Andreas Kilcher per Adelphi.
Aldo Bassetti (1926-2022). “Ci sono persone che è importante conoscere perché danno un senso al nostro destino. Aldo Bassetti, scomparso venerdì a 96 anni, per la Pinacoteca di Brera, è stato una di queste”. Così la Pinacoteca ha ricordato Aldo Bassetti, imprenditore, collezionista d’arte e presidente degli Amici di Brera dal 2007 al 2020. Bassetti, come ricorda il Giornale, aveva donato al museo 22 opere del pittore Mario Mafai (1902-1965), una collezione di matrice espressionista realizzata tra il 1939 e il 1944 raffigurante i massacri nazifascisti perpetrati contro gli ebrei.
Daniel Reichel