Giornalisti perseguitati, svelata la targa
“Leggi razziste punto più basso
della storia di questo Paese”

Trentacinque nominativi compongono la lista di giornalisti e tipografi espulsi a Roma dall’Ordine dei giornalisti con l’applicazione delle leggi antisemite fasciste. A farne memoria una targa di marmo svelata nella sede regionale dell’Ordine nel corso di una cerimonia che ha visto la presenza della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. “Le leggi razziali del ‘38 hanno rappresentato il punto più basso della storia italiana, una vergogna che ha segnato il nostro popolo per sempre” ha esordito la premier, sottolineando come quell’opera di cancellazione ed epurazione fu compiuta “nel silenzio di troppi”. Un tema che resta attuale. Secondo Meloni infatti la lotta contro l’antisemitismo e contro le discriminazioni sarebbe una battaglia “ancora non vinta”. Una sfida complessa, articolata nelle sue forme “e che riguarda da vicino anche le istituzioni, a ogni livello: il governo continuerà a fare la sua parte”.
A introdurre la cerimonia il presidente dell’Ordine dei giornalisti del Lazio Guido D’Ubaldo. Quella scatenatasi nel ’38, ha ricordato, fu “una persecuzione particolarmente violenta e crudele”. Da qui l’esigenza di compiere un gesto “affinché anche i più giovani possano ricordare” e resti un segno concreto d’impegno “contro le discriminazioni, l’antisemitismo, l’odio di genere”. D’Ubaldo ha anche letto un messaggio di apprezzamento pervenuto dalla senatrice a vita Liliana Segre, che ha lodato “la buona pratica di Memoria, un grande rammendo, un percorso di ricucitura civile” instradata dalla cerimonia. L’epurazione dei giornalisti ebrei “non fu un fulmine a ciel sereno”, ma un atto preceduto da un clima d’odio di cui essere coscienti in ogni sua tappa. A rappresentarlo, nel suo intervento, la presidente degli ebrei romani Ruth Dureghello. Al centro anche una riflessione sulle parole e il loro impatto. Anche oggi, il suo messaggio, “possono pesare come pietre, procurare dolore e ferite”.
A portare una testimonianza personale il Testimone Sami Modiano, sopravvissuto alla Shoah di origine rodiota. “Ero un bambino di otto anni che amava andare a scuola. Quel giorno mi ero svegliato, come sempre, felice e contento. Non dimenticherò mai il volto dell’insegnante che, a bassa voce, quasi in silenzio, mi disse: ‘Sami Modiano, sei espulso’. Ricordo – il suo racconto – che mi cadde il cielo sulla testa”. Rav Di Segni, il rabbino capo della città, ha rimarcato l’importanza di dedicarsi a uno studio ancora più approfondito delle leggi razziste. In molti hanno preferito dimenticare, a partire dall’immediato dopoguerra. Eppure, ha detto, “fu quello l’inizio, l’inizio del pendio scivoloso”. Il sindaco Roberto Gualtieri ha quindi condiviso la sua valutazione relativa alle leggi razziste “come pagina tragica della nostra storia, premessa di un percorso che ha portato alla Shoah e all’uccisione di così tante persone”. È poi intervenuto il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. “Con la presidente Dureghello – ha raccontato – siamo al lavoro per realizzare un Museo della Shoah a Roma; mentre a Milano, in occasione del Giorno della Memoria, inaugureremo una segnaletica per raggiungere il Memoriale della Shoah. Quello contro l’antisemitismo è un lavoro da fare ogni giorno, un tassello dopo l’altro”.
A concludere la cerimonia, svoltasi alla presenza tra gli altri dell’ambasciatore d’Israele Alon Bar, dell’assessore UCEI alla Comunicazione Davide Jona Falco e del vicepresidente della Comunità ebraica romana Ruben Della Rocca, alcune considerazioni dello storico Enrico Serventi Longhi. Una sua ricerca ha dato avvio alla stesura di questo e di altri elenchi regionali sui giornalisti ebrei perseguitati. In questa direzione, a livello di Ordine, è in corso “una interlocuzione per realizzare un progetto che coinvolga in tutta Italia comunità, musei, archivi per arrivare a creare percorsi didattici dedicati anche agli studenti”.