“Rashì e la Calabria ebraica,
un patrimonio da valorizzare”

Il Commentarius in Pentateuchum di Rashì, uscito dai torchi di Avraham ben Garton il 18 febbraio 1475, è il primo libro ebraico al mondo a recare una data certa. Una testimonianza straordinaria la cui copia anastatica, l’unica autorizzata dalla Biblioteca Palatina di Parma, è tornata ad essere esposta al Castello Aragonese di Reggio Calabria. La città in cui tale opera fu realizzata oltre cinque secoli fa.
Ruota attorno a questa testimonianza la mostra “Rashì a Reggio” inaugurata in queste ore al termine del convegno “Reggio Calabria. Culla della stampa ebraica” svoltosi stamane, nella sede dell’Università per stranieri, su iniziativa della Regione Calabria in collaborazione con Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Comunità ebraica di Napoli e Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara.
Promossa da Klaus Davi, la giornata di approfondimento si inserisce nel solco aperto dal convegno dello scorso maggio “Le 130 Giudecche di Calabria, volano straordinario per cultura e turismo” sull’antico retaggio ebraico del territorio e sulla sua riscoperta e valorizzazione dopo secoli di rimozione, inconsapevolezza, oblio.
Nel suo saluto introduttivo, alla presenza di molti studenti universitari, il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto ha annunciato al riguardo di aver chiesto un incontro con il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, durante il quale ufficializzerà la richiesta di avere “il Commentario nella sua versione originale, qui con noi, per qualche mese”. Un progetto con l’obiettivo “di risvegliare la conoscenza dei calabresi su questa eredità e sulla storia delle giudecche” anche attraverso specifiche iniziative volte non soltanto a favorire “la sedimentazione culturale”, ma anche a far conoscere “il territorio e i segni della Storia”.
“Riuscire a far tornare il Commentario al Pentateuco di Rashì nella sua terra d’origine anche solo per un limitato periodo di tempo costituirebbe un atto di forza simbolica e di vero e proprio traino per la Calabria, spostando così anche la narrazione della Calabria stessa in una direzione di grande impatto culturale a carattere internazionale”, l’apprezzamento del vicepresidente UCEI Giulio Disegni nel suo intervento. L’UCEI, ha quindi evidenziato, “intende collaborare e per quanto possibile esser di supporto a chi, come la Regione Calabria, intende costruire e sviluppare una rete tra le diverse istituzioni che hanno tra i loro capisaldi anche quello di valorizzare le diverse specificità e le tante realtà che compongono il tessuto di una regione”.
“Questa iniziativa si svolge nel mese ebraico di Kislev, mese in cui si celebra la festa di Chanukkah. Si tratta della festa ebraica delle luci, che cade quest’anno in coincidenza con il periodo natalizio. Come a dire che la luce della sapienza riesce a illuminare le tenebre della storia e la rende comprensibile” la riflessione svolta del referente locale della Comunità ebraica napoletana Roque Pugliese. A portare un saluto anche il sindaco facente funzioni Paolo Brunetti, il rettore dell’ateneo Antonino Zumbo, il presidente della Calabria Film Commission Anton Giulio Grande, la presidente della sezione reggina dell’associazione Italia-Israele Anna Golotta. A seguire i diversi interventi e relazioni, con la partecipazione dei rabbini Riccardo Di Segni, Cesare Moscati e Amedeo Spagnoletto, rispettivamente rabbino capo di Roma, rabbino capo di Napoli e direttore del Meis. Con loro anche il docente di Numismatica e Iconografia all’Università di Messina Daniele Castrizio, il direttore di People & Culture dell’Università Luiss Francesco Maria Spanò e Tonino Nocera autore di “Rosh shel Calabria”. 
Spunti preziosi per ricostruire la storia del Commentario, la sua specificità e diffusione. Comprese alcune disavventure relative ad altre copie dell’opera di Rashì la cui sorte, ha spiegato Spagnoletto, resta “avvolta nel mistero”. Tra le vicende evocate la scomparsa di una seconda copia arrivata tra le mani di Giovanni Bernardo De Rossi (la cui collezione resta oggi tra i tesori più significativi della Palatina) e poi finita, drammaticamente, nelle acque del Po. Ad essere ricostruita in termini salienti anche la figura di ben Garton, al quale si era interessato tra i primi lo studioso Cesare Colafemmina.
Rav Di Segni si è poi soffermato sul significato e valore dell’opera di Rashì, presentando a monte il panorama dell’interpretazione dei testi nei mille anni che precedono il suo avvento: l’interpretazione letterale, la ricerca di significati più profondi (Midrash), quella mistica e quella allegorica. “Rashì – ha detto il rav – ha dato vita a una selezione e sintesi, in modo da offrire al lettore un commento snello nel quale si riportano le interpretazioni più importanti. Un contributo non soltanto antologico: Rashì ha infatti preso in esame alcune parti, adattandole, mettendole in discussione”. Nel commento di Rashì “le perle della tradizione precedente, che vengono esposte in una lingua più semplice”.
A tratteggiarne la biografia anche rav Moscati: “Una mente eccezionale, molto giovane lasciò la sua Troyes per recarsi a Worms e poi Magonza. Proprio a Magonza studiò con uno dei più grandi rabbini dell’epoca, rabbi Gershom, diventandone l’allievo prediletto. Con zelo imparò perfettamente tutta la Torah e soprattutto il Talmud. A soli 25 anni tornò nella sua città natale e fondò una importante Yeshiva”. Risale ad allora l’intenzione di realizzare “un commento molto semplice: poche parole, ma alla portata di tutti”.