Tra esegesi e studi cabalistici,
il segno del rav Benamozegh

Alla presenza di varie autorità accademiche ha preso il via in Israele, all’Università Bar-Ilan, un convegno internazionale dedicato alla figura del rabbino livornese Elia Benamozegh di cui a breve ricorrerà il bicentenario dalla nascita. Studiosi israeliani, europei, americani tra i relatori chiamati a rendere omaggio a una figura tra le più significative nel vasto panorama di Maestri formatisi nell’ambito della Livorno ebraica. Approfonditi tre diversi contesti in cui operò: esegesi, filosofia, studi cabalistici.
“Di lui si diceva che era nato in anticipo di due secoli ed è per questo che il bicentenario della sua nascita assume così tanta importanza” afferma Marco Cassuto Morselli, presidente della Federazione delle Amicizie Ebraico-Cristiane in Italia, la cui relazione è dedicata al rapporto tra il pensiero di Benamozegh e quello di Paolo di Tarso. In evidenza a Bar Ilan il suo sforzo per valorizzare “la dimensione universalistica dell’ebraismo” alla base della prospettiva attuale del Dialogo interreligioso. Contesto in cui, è stato sottolineato, “ha dato un contributo straordinario”.
Grande è la ricchezza del lascito di Benamozegh. Anche guardando a un’epoca in cui, “mentre la Wissenschaft des Judentums dava risalto alla razionalità del monoteismo ebraico”, vedeva al contempo questo versatile Maestro in azione per riscoprire “l’importanza dell’ispirazione, della poetica, della profezia”.
“L’essere umano – rileva al riguardo Cassuto Morselli – è molto più di quello che pensa di essere. Non era solo ingenuo ottimismo ottocentesco ritenere che le sue potenzialità inconsce attendono ancora di essere rivelate. Significava tener viva la speranza che la promessa di Ha-Shem sta per compiersi”.

(Nell’immagine: piazza Benamozegh a Livorno, con la sinagoga sullo sfondo)