Josef il giusto

Con questa parashà la Torà ci presenta un nuovo personaggio che ci accompagnerà fino alla discesa dei figli di Israele in Egitto: Josef. A differenza di Abramo, Isacco e Giacobbe che vengono definiti dalla tradizione ebraica “avot – patriarchi”, Josef non viene definito tale, ma prende un altro appellativo, forse ancora più importante: quello di “ha zaddik – il giusto”.
Una delle spiegazioni date per giustificare questo appellativo è quella che Josef, nonostante la sua schiavitù in un paese con tradizioni completamente diverse da quelle dei suoi avi, non esitò mai a presentarsi come “na’ar ‘ivrì – ragazzo ebreo”, anche a costo di rischiare la propria vita.
A un certo momento della parashà, la Torà dice: “Vajhì A’ et Josef vajhì ish mazliach vajhì bevet adonav ha mitzrì – e il Signore fu con Giuseppe e divenne un uomo prospero e fu nella casa dell’egiziano”. Il comportamento divino nei confronti di Josef fu diverso e superiore a quello avuto con Ja’akov suo padre. Fanno notare i Maestri che il testo dice “ish mazliach”, un uomo che qualsiasi cosa avesse fatto era scontato che gli sarebbe riuscita; a differenza di suo padre che, anche se con l’appoggio divino, aveva bisogno di faticare per conquistarsi la riuscita delle sue opere.
Chiaramente questo privilegio provocò la gelosia di chiunque, al punto che persino Potifar, il suo padrone che lo proteggeva, divenne geloso di lui tanto da farlo rinchiudere nelle prigioni egiziane.

Rav Alberto Sermoneta, rabbino capo di Venezia

(16 dicembre 2022)