“Non leggete il Corano,
fate musica”
“Non voglio che preghiate né che leggiate il Corano sulla mia tomba. Fate festa e suonate musica allegra”. Sono le ultime parole di Majidreza Rahnavard, 23 anni, un attimo prima di essere impiccato. La sua esecuzione era stata ripresa con i telefonini e uno dei video, con il suo appello, è diventato virale e simbolo. “Nelle sue parole e nel suo coraggio si riconoscono i desideri dei tanti giovani iraniani che vivono sotto la tirannia teocratica”, uno dei commenti all’appello di Rahnavard, riportati da La Stampa, che intervista Thamar Eilam Gindin, esperta israeliana di Iran. “Majidreza, nel video, non ha usato la parola ‘tomba’ ma ‘mausoleo’, ‘mazar’ in farsi. Quindi un luogo destinato a diventare meta di pellegrinaggio. Sapeva di essere destinato a diventare uno ‘shahid’ (un martire) di questa rivoluzione”. L’esperta spiega che le prime due esecuzioni non hanno intimorito chi protesta e il regime non si trova in un’impasse: non sa se reprimere ancor di più o fare qualche piccola concessione. Intanto “le proteste stanno evolvendo in una sorta di guerra civile e i manifestanti hanno più potere”. Per Eilam Gindin poi l’Occidente dovrebbe fare di più: “le sanzioni economiche non bastano. È tempo – dice – di un deciso isolamento diplomatico”. Intanto su La Stampa continua la raccolta firme – oltre duecentomila – per il suo appello a salvare dall’esecuzione e liberare Fahimeh Karimi.
Dal Qatar al Marocco, l’inchiesta di Bruxelles. “Due accordi commerciali Ue-Marocco del 2019, relativi allo sfruttamento agricolo e ittico del Sahara occidentale, attirano l’attenzione dei magistrati di Bruxelles ed ampliano il perimetro del ‘Qatargate’”, lo racconta il Sole 24 Ore sottolineando come nell’inchiesta sulla corruzione che avrebbe coinvolto diversi funzionari Ue, porta anche verso il Marocco e non solo il Qatar. Mentre emergono ulteriori dettagli sul caso, il direttore di Domani Stefano Feltri si chiede perché ci sia poca attenzione sui media nei confronti di avrebbe corrotto. “La risposta è semplice: del Qatar non si può fare a meno. – sostiene Feltri – O meglio, l’Unione europea e gli Stati uniti hanno deciso che è un paese strategico per la politica energetica e non soltanto nell’area del Golfo. Dunque ci saranno un po’ di strepiti in questi giorni, ma poi tutto continuerà come prima”.
Roma, gli 80 anni dal rastrellamento. Per commemorare nel 2023 l’ottantesimo anniversario del rastrellamento del ghetto di Roma è stato presentato un emendamento alla Legge di Bilancio per sbloccare un fondo ad hoc. “Il Pd spera – l’auspicio dovrebbe essere corrisposto dalla maggioranza di centrodestra – di avere già l’approvazione in tasca”, scrive Repubblica Roma, raccontando l’iniziativa parlamentare. I fondi verrebbero gestiti direttamente dal Campidoglio e, scrivono i firmatari della proposta Claudio Mancini e Debora Serrachiani, serviranno per realizzare “iniziative specifiche, manifestazioni pubbliche, cerimonie, incontri e momenti di ricordo, con il coinvolgimento delle organizzazioni associative e culturali dell’ebraismo romano, volti a commemorare le vittime dell’odio razziale e la deportazione degli ebrei”.
Gli scatti di Lisetta Carmi. Nella sua rubrica settimanale sul Corriere 7 Roberto Saviano sceglie una foto scattata a Genova dalla fotografa Lisetta Carmi, tratta dal suo libro I travestiti. “Ritrae la Cabiria mentre è in strada, tra i vicoli cari a De André. – scrive Saviano – Presto Lisetta capirà, come dirà lei stessa, che la nuova sensibilità acquisita non riguarda tanto l’accettazione di uno ‘stato’, quanto il rifiuto di un ‘ruolo’”. Carmi, ricorda lo scrittore, “nasce a Genova nel 1924 da una famiglia di origini ebraiche e quindi vive sulla propria pelle il dramma delle leggi razziali”.
La pittura di Dylan. Repubblica Roma presenta “Retrospectrum”, esposizione al Maxxi dedicata ai quadri del cantautore Bob Dylan. Opere che “raccontano un Paese fatto di eccessi e di terribile normalità”. E raccontano qualcosa in più dell’uomo dietro ai quadri, scrive il quotidiano: “Quindi non del Dylan ma del Robert Allen Zimmerman che nasce a Duluth, nel Minnesota, il 24 maggio del ’41 e fugge presto a New York portandosi dietro lo sconcerto, i dubbi, le paure ma anche la forza dirompente, la congenita vitalità e l’ottimismo dei suoi nonni ucraini scappati da Odessa dopo i pogrom antisemiti del 1905. Cosa voleva dall’America questo ragazzo ebreo macilento, geniale e furbo? Si capisce dalle sue parole, dai suoi blues, dai suoi quadri: tutto”.
Pavia. II nonno di Eitan, il bimbo unico sopravvissuto nella caduta della funivia del Mottarone, ha patteggiato 20 mesi per il rapimento del piccolo per portarlo in Israele. II gup di Pavia nell’udienza preliminare ha accolto la richiesta di Shmuel Peleg e anche quella di 18 mesi avanzata dal suo complice, lo segnalano in breve diversi quotidiani.
Daniel Reichel