“In Iran, donne esempio di coraggio”

A ricordare come in Iran ormai da tempo sia stato superato “ogni limite” e non si possa “in alcun modo accantonare” il tema dei diritti degli iraniani è stato in queste ore il Capo dello Stato Sergio Mattarella. Intervenendo alla conferenza degli ambasciatori alla Farnesina, il Presidente della Repubblica ha ricordato come “al centro del nostro sistema di valori c’è la dignità umana e il rispetto della persona, che oggi vediamo invece in tante parti del mondo calpestato”. E l’Iran è uno di questi luoghi. Da settimane il regime reprime con ferocia le manifestazioni innescate dall’uccisione, per mano della polizia morale iraniana, di Mahsa Amini. La giovane era stata arrestata con l’accusa di aver messo il velo in modo errato e dopo tre giorni in carcere le autorità ne avevano annunciato la morte. Da lì in tutto il paese, soprattutto le donne sono scese in piazza e per le strade per chiedere giustizia e libertà. Al loro coraggio è andato il pensiero e sostegno della senatrice a vita Liliana Segre. “Io sono sempre stata molto femminista, sempre con le donne e per le donne. – ha raccontato Segre, in una recente video intervista realizzata dal regista Ruggero Gabbai – Essendo (l’Iran) un paese in cui la democrazia non si conosce, mi sembra molto importante che siano le donne le prime ad avere più coraggio”. L’intervista fa parte di un documentario che Gabbai sta realizzando sulle manifestanti iraniane impegnate in Italia a sensibilizzare l’opinione pubblica su quanto accade in Iran. A riguardo Segre ha poi sottolineato quanto sia incomprensibile, in un mondo proiettato al futuro, vedere regimi che reprimono per come “una donna copre i propri capelli, quando potrebbe essere rasata, con i capelli lunghi, con i ricci”. Quando dovrebbe essere semplicemente, ha concluso la senatrice e Testimone della Shoah, “libera di essere una femmina”.
Dal punto di vista della solidarietà internazionale i manifestanti hanno chiesto ai diversi paesi del mondo e alle democrazia soprattutto di isolare il regime degli Ayatollah. Tra gli inviti più evidenziati sui media, quello a ritirare i rispettivi ambasciatori da Teheran come gesto di protesta contro la continua violazione dei diritti umani.
Tra chi dall’estero cerca di sollecitare l’opinione pubblica c’è anche un ex judoka, Alireza Bahranifard. Intervistato da un media israeliano, Bahranifard, rifugiatosi in Germania, ha spiegato di essere molto preoccupato per la sua famiglia in Iran. “Mio padre è in prigione a causa mia, le autorità chiedono alla mia famiglia informazioni su di me”, ha raccontato. “Non posso mettermi in contatto con loro perché la Repubblica islamica ha filtrato tutti i social media. Hanno paura dei fatti”. Ex membro della squadra nazionale iraniana di judo Bahranifard era stato minacciato nell’estate scorsa dalla sua Federazione per aver avuto un incontro amichevole con il collega israeliano, Sagi Muki. Quest’ultimo ha costruito nel tempo una solida amicizia con un altro judoka iraniano vittima del regime, Saeid Mollaei, costretto come Bahranifard a fuggire dal proprio paese.
“A nome del popolo iraniano, chiedo al governo e al popolo israeliano di sostenere il mio popolo, di non lasciarci soli, abbiamo davvero bisogno del vostro sostegno”, l’appello lanciato da Bahranifard in un’intervista ai media israeliani, sottolineando che ha intenzione di partecipare a una competizione internazionale di judo l’anno prossimo in Israele, dove “ha molti amici” e conosce “tutti i ragazzi della squadra nazionale”.