Israeliani ostaggio di Hamas,
le famiglie a Roma e in Vaticano

In un’aperta violazione dei più elementari diritti umani, il gruppo terroristico Hamas tiene in ostaggio a Gaza due civili israeliani affetti da disturbi mentali e non ha mai restituito i corpi di altrettanti soldati caduti durante l’operazione militare “Margine protettivo” dell’estate del 2014. Questi i loro nomi: Avera Mengistu e Hisham Al-Sayed, Oron Shaul e Hadar Goldin. Alla fine di luglio di quell’anno Shaul è rimasto vittima di un attacco contro un veicolo corazzato che trasportava al suo interno sette soldati: in seguito all’attacco, è stato rapito. L’esercito israeliano ha poi dichiarato il suo decesso. Goldin invece è stato ucciso il primo giorno di agosto, due ore dopo la firma di un cessate il fuoco al quale il movimento islamista ha scelto di non attenersi. Di origine etiope Mengistu, beduino Al-Sayed: entrambi hanno attraversato in passato la barriera che separa Israele dal nord della Striscia, per non fare mai ritorno a casa. Dell’evoluzione della loro prigionia non si sa praticamente niente. “In spregio del rispetto del diritto internazionale, l’organizzazione terroristica Hamas tiene in ostaggio quattro israeliani, negando le proprie responsabilità, impedendo l’accesso ai rappresentanti della Croce Rosse e privando cinicamente le famiglie dei quattro israeliani, di ogni sorta di informazione e contatto relativa ai loro cari”, denuncia l’ambasciata d’Israele in Italia. Al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla loro sorte i familiari dei soldati caduti e dei civili in ostaggio a Gaza si trovano in queste ore a Roma e hanno varcato anche la soglia del Vaticano, incontrando in udienza privata papa Francesco. Ad accompagnarli l’ambasciatore d’Israele presso la Santa Sede Raphael Schutz. Durante l’udienza, rende noto l’ambasciata, Bergoglio ha espresso la propria vicinanza e annunciato l’impegno ad aiutare le famiglie “anche rivolgendosi ai leader del mondo islamico”.