“Disagio nel mondo della scuola,
necessario un cambio di passo”

Tre sono i cardini del progetto Exit Strategy per il mondo della scuola che Ulisse Onlus ha svolto a Firenze con il contributo dei fondi Otto per Mille UCEI: ascolto, orientamento e sostegno. Al centro una serie di criticità, tra cui bullismo e crescente alienazione in tempo di Covid, emerse nel racconto di studenti ma anche di famiglie e insegnanti. “Sono molti anni ormai che operiamo nelle scuole. I segnali di disagio che raccogliamo sono molteplici e risalgono a ben prima che la pandemia si manifestasse nelle nostre vite. Il Covid, in ogni caso, ha fatto precipitare la situazione” l’analisi di Caterina Adami Lami, presidente di Ulisse Onlus. L’idea, spiegava a Pagine Ebraiche, è che alla radice del disagio giovanile “vi sia una generale mancanza di senso: questa è una società in cui i ragazzi hanno tutto, ma non quello che è davvero necessario”. E cioè, il pensiero di Adami Lami, che è una pediatra, “la giusta attenzione da parte dei genitori, un approccio educativo non orientato solo sull’insegnamento e sulla trasmissione di conoscenze”.
A concludere il progetto un forum di studenti e comunità educante svoltosi nelle scorse ore, aperto da una introduzione di Adami Lami e con la partecipazione anche della psicologa psicoterapeuta Annalisa Battisti e della pedagogista e assistente analista del comportamento Serena Giappichelli. Un’occasione per fare un bilancio di questi mesi di lavoro a stretto contatto con il sistema scuola. Molti, a detta della presidente di Ulisse Onlus, i segnali d’allarme. Come la diffusa mancanza “di figure di riferimento valide per i nostri ragazzi”. A mancare sarebbe in generale “un senso di prospettiva nel futuro” nelle nuove generazioni, all’origine anche di “azioni di violenza contro se stessi e contro gli altri”. Una situazione, la sua sintesi, “che obbliga tutto il corpo docente e tutti quelli che hanno un dovere educativo, i genitori in primis, a rivedere radicalmente le loro modalità relazionali con i giovani e a scegliere a quali priorità dedicarsi in campo educativo”. Due le necessità urgenti in questo senso: “Per i genitori, che le cose fatte insieme non siano mirate soltanto ad efficenza e rendimento; per gli insegnanti, che sappiano scegliere tra istruzione ed educazione, privilegiando i momenti dedicati a quest’ultima”.
Inquietanti i dati proposti da Battisti: “Gli atti di bullismo e prevaricazione creano ansia. In forma anonima è emerso che circa il 60 per cento degli studenti ha subito atti di prepotenza, mentre il restante 40 ha comunque assistito a episodi del genere. Gli studenti sono consapevoli di cosa sia il bullismo già nel periodo della loro formazione elementare e sanno che la scuola, oltre a molte scuole belle, li espone anche a ciò”. Da qui il bisogno “che le famiglie si mettano in ascolto empatico, non concentrando la loro attenzione soltanto sulla didattica; famiglie e scuola devono lavorare insieme, incontrandosi”.
L’opinione di Giappichelli è che il Covid ci abbia ricordato “l’importanza di una scuola sana e di quanto la scuola sia stata in genere trascurata”. Un tema, ha aggiunto, “di cui si parla in genere con l’avvicendamento di ministri e la pubblicazione di decreti; l’epidemia ha rappresentato una cartina di tornasole, permettendoci di riaffrontare le grandi difficoltà che viviamo oggi come docenti, ma anche come allievi e genitori”.