Otto giorni otto lumi
L’inaugurazione dell’altare

Il Rambam (Rabbì Moshe ben Maimon, 1138-1204) scrive così nel Mishnè Torah (Hilchot Chanukka 3): “Per questo motivo, i maestri stabilirono che in quella generazione si dovevano celebrare otto giorni di gioia e lode a partire dal 25 di Kislev e accendere in essi dei lumi – di sera – sulle porte delle case… per ‘mostrare’ e ‘svelare’ il miracolo”. Cosa intende il Maimonide quando scrive “mostrare e svelare il miracolo” e che differenza c’è tra “mostrare” e “svelare”?
Rabbi Meir Simcha di Dvinsk (1843-1926) spiega che, con i due verbi usati, il Maimonide alluderebbe al fatto che i lumi di Chanukkah hanno un duplice intento. “Mostrare” vuol dire che il lume che accendiamo manifesta pubblicamente il miracolo dell’ampolla d’olio – come raccontato dal Talmud (Shabbat 21b) – perché questo è quello che vediamo e ricordiamo in modo diretto. “Svelare” vuol dire rivelare qualcosa di nascosto, nel senso che attraverso l’accensione dei lumi acquistiamo la consapevolezza che anche la vittoria militare contro gli oppressori greci è stata un grande miracolo. Un miracolo, per avvenire nella sua pienezza, comunque deve essere provocato.
Sabato scorso abbiamo letto nella Torah che Giuseppe dice ai fratelli: “Zot ‘a su wichyù/questo fate e vivrete” (Genesi 42:18). Stessa espressione che anche Giacobbe userà con loro quando chiederà di tornare in Egitto a fare nuovamente provviste (Genesi 43:11). Il valore numerico della parola zot/questo è 408 come la somma di tre parole che hanno come valore 136: Tzom/Kol/Mamon (digiuno/voce/denaro). Il digiuno, la preghiera e la donazione ai bisognosi ci aiutano per fare Teshuva, per cambiare il nostro destino.
Giuseppe, con quella espressione, avrebbe indicato ai fratelli la via da seguire per riconciliarsi.
Nel brano conclusivo di oggi, ultimo giorno di Chanukkah, abbiamo letto “Zot Chanukkat hamizbeach/questa è l’inaugurazione dell’altare”.
La lettura della Torah scelta per i giorni di Chanukkah è quella dei “Nesiim”, i principi di Israele che portano le offerte delle tribù per l’inaugurazione del Tabernacolo costruito nel deserto.
La presenza della parola chanukkat/inaugurazione, nel settimo capitolo del libro dei Numeri, è uno dei motivi per cui questo brano è stato scelto per essere letto durante questa festa.
I fratelli Maccabei hanno dimostrato che l’aver compreso chiaramente il messaggio nascosto di Giuseppe ha garantito loro la vittoria contro gli oppressori. Con il digiuno, la preghiera e la tzedaka hanno saputo ricostruire il popolo ebraico, passaggio necessario e fondamentale per poter poi ricostruire anche il Tempio.
Messaggio ancora valido oggi per la nostra generazione: questa è l’inaugurazione dell’altare.

Rav Adolfo Locci, rabbino capo di Padova

(26 dicembre 2022)