La Russa e il Msi
“Non rinnego le mie idee”

Lo sdoganamento del Movimento Sociale Italiano da parte di esponenti istituzionali della destra continua a tenere banco nel dibattito pubblico. “Probabilmente un suo giudizio sul ‘caso La Russa’ arriverà oggi, quando Giorgia Meloni terrà la sua prima conferenza stampa di fine anno da presidente del Consiglio. Ma, a sentire chi la conosce bene, non prenderà le distanze da La Russa e tantomeno dalla storia del partito al quale aderì quando aveva solo 15 anni” riporta tra gli altri il Corriere, in un articolo intitolato ‘Meloni, La Russa e il rammarico per lo scontro con la comunità ebraica’. Da parte di La Russa, si legge, “si fa notare che i rapporti personali con gli esponenti della comunità sono ottimi, dall’entourage di Meloni si mette l’accento sulla difesa di un capitolo, quello del Msi, che appartiene alla storia costituzionale italiana”. In una intervista nella stessa area il presidente del Senato afferma: “Rispetto le sensibilità della comunità ebraica, ma li invito a documentarsi bene. Anche perché il Msi è sempre stato schierato a favore di Israele, mentre pezzi di sinistra, spesso, tifavano per i palestinesi”. La seconda carica dello Stato rivendica le sue parole: “Ho le mie idee. Non le rinnego. E ho il diritto di celebrare la figura di mio padre, con orgoglio e senso di appartenenza”.
La Stampa traduce un’intervista di Liliana Segre al Guardian, in cui la senatrice a vita si sofferma sul suo discorso in Senato precedente all’elezione di La Russa: “Era scritto con il cuore, sapendo che la nuova maggioranza parlamentare si ispira agli ideali della destra con qualche tendenza nostalgica”. Durante la campagna elettorale, ricorda il quotidiano inglese, “Segre aveva sollecitato Meloni a rimuovere la fiamma tricolore fascista dal logo ufficiale del suo partito, ma il suo invito è stato ignorato”. L’ex parlamentare Emanuele Fiano, su Repubblica, chiede un intervento diretto della premier: “Per tramandare il ricordo non bastano le lacrime al ghetto, e le sue pur degne parole, bisogna alzare la voce e dire che l’ossequio delle più alte cariche dello Stato a un partito che fu fondato in continuità con il fascismo mussoliniano, non può stare insieme a chi vorrebbe dimostrare di essere diventato membro a tutti gli effetti della destra conservatrice europea”. Così, sulla stessa lunghezza d’onda, il Fatto Quotidiano: “Solo pochi giorni fa Giorgia Meloni era scoppiata in lacrime al museo ebraico, parlando dell’ignominia delle leggi razziali: in questi giorni è rimasta in silenzio. Ma è il tempo, questo tempo, in cui quella destra ha la responsabilità di guidare un Paese democratico per mandato degli elettori, di porre fine alle ambiguità”. Vittorio Sgarbi, intervistato da Repubblica, auspica una Fiuggi 2 per Fratelli d’Italia. Un tema, racconta, che aveva già sottoposto all’attenzione della premier: “Gliel’avevo proposto quando era al 4 per cento in una colazione a cui l’avevo invitata. ‘Cambia il nome di FdI, trasformalo in Rinascimento’, le dissi. E ancora: ‘Taglia completamente la fiamma, la memoria del Msi. Vai oltre'”. Vari giornali nell’orbita della destra si scagliano contro le contestazioni di questi giorni, con toni spesso fuorvianti: “Il Msi, quando si arriva ai vertici delle istituzioni, deve essere rinnegato, calpestato e maledetto. Anche se questo, per qualcuno, vorrebbe dire rinnegare, calpestare e maledire anche il proprio padre e la propria storia. Una richiesta naturalmente irricevibile” (Libero); “Il Msi non ricostituì il partito fascista, si limitò a una testimonianza verbale e simbolica, rivendicando veri o presunti meriti del fascismo e ripudiando violenze, dittatura, leggi razziali, alleanza coi nazisti” (La Verità); “Molte delle persone che puntano il dito contro La Russa e la Rauti, a inizio 2021 celebravano i cent’anni dalla nascita del Pci” (Il Giornale); “Gli indignati a comando dovrebbero solo tacere anziché correre a twittare le loro ridicole condanne” (Secolo d’Italia).
Rispondendo a un lettore del Corriere, Aldo Cazzullo scrive: “II Msi non nasce dal fascismo ‘istituzionale’, quello dei Patti lateranensi e di Dio patria famiglia. Nasce dal fascismo di Salò, alleato con i nazisti. Fin dall’acronimo: Rsi sta per Repubblica sociale italiana; Msi per Movimento sociale italiano”. Il partito, aggiunge, “aveva due anime: una, ispirata da Arturo Michelini, borghese, atlantista, filoamericana, filoisraeliana; l’altra, ispirata da Pino Rauti, antiborghese, antiatlantica, filoaraba”.

Su Repubblica un testo di David Grossman sul nuovo governo Netanyahu. Lo scrittore si mostra inquieto per il futuro di Israele: “Sarà impossibile eliminare o anche semplicemente addomesticare il caos che ha creato. I suoi anni di caos hanno già inciso qualcosa di tangibile e spaventoso nella realtà, nell’anima delle persone che li hanno vissuti. Sono qui. Il caos è qui, con tutta la sua forza di risucchio. Gli odi interni sono qui. Il disprezzo reciproco è qui, così come la violenza crudele nelle nostre strade, sulle nostre autostrade, nelle nostre scuole e nei nostri ospedali”.
“King Bibi fa sponda con gli xenofobi: missione Cisgiordania”, titola il Fatto Quotidiano. Nell’articolo si legge: “Due mesi di laboriosi negoziati con i suoi alleati – i nazionalisti xenofobi e gli ultraortodossi – hanno partorito il governo più a destra della storia di Israele e le premesse dell’azione dell’esecutivo si presentano come sconvolgenti per molti israeliani”.
L’esponente del Likud Amir Ohana sarà il nuovo presidente della Knesset. La prima persona dichiaratamente omosessuale “ad occupare la carica” (Sole 24 Ore). Chiosa Libero: “Una coincidenza, secondo alcuni. Una scelta inconscia in perfetto stile freudiano, secondo altri. Una vera e propria protesta, secondo molti. Come a dire: il nuovo governo sarà di destra, sì, ma non di estrema destra”.
“Durante i negoziati – l’analisi di Repubblica – i partiti di ultradestra hanno dimostrato di essere pronti a giocare duro per realizzare la propria agenda. Così il tentativo di Netanyahu di proporsi come volto moderato, potrebbe non bastare”.

Apprensione per la vita del papa emerito dopo l’annuncio pubblico di Bergoglio. “La sua forte fibra sembra reggere ma le difficoltà respiratorie sopravvenute rendono il quadro molto precario. Una immensa catena di preghiera si è messa in moto in tutto il mondo non appena si è diffusa la notizia di quel lento consumarsi”, racconta tra gli altri il Messaggero. Tra le testimonianze di vicinanza a Ratzinger riportate dai giornali quella del rabbino capo di Roma rav Riccardo Di Segni: “Preoccupato per le notizie sulla salute di Benedetto, mi unisco alle preghiere perché possa superare la prova e ristabilirsi presto”.

Il ministero degli Esteri Tajani ha convocato alla Farnesina l’ambasciatore iraniano in Italia. Nel corso dell’incontro sono state consegnate al diplomatico “le richieste dell’Italia all’Iran: blocco immediato delle esecuzioni, sospensione della repressione violenta delle manifestazioni e apertura di un dialogo con i manifestanti” (Corriere). Nel merito Tajani ha affermato che “esiste una linea rossa che non si può superare”.

Adam Smulevich

(29 dicembre 2022)