‘Biblioteca Nazionale di Napoli,
sia cancellato il nome
di Vittorio Emanuele III’
È giunto il momento che il nome di Vittorio Emanuele III, firmatario nel ’38 delle leggi razziste, cessi di essere abbinato alla Biblioteca nazionale di Napoli a lui intitolata dal 1925. A chiederlo, in un’istanza congiunta presentata quest’oggi nel corso di una conferenza stampa, gli enti e le realtà aderenti al “Comitato 9 gennaio”. E cioè l’Associazione Memoriæ – Museo della Shoah di Napoli, l’Associazione Nazionale ex Deportati (ANED), l’Associazione Progetto Memoria, la Comunità ebraica di Napoli, la Federazione delle Associazioni Italia-Israele, la Fondazione Valenzi, il Sindacato Unitario Giornalisti Campania (SUGC), l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI). L’appello, portato all’attenzione del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, si apre con questa premessa storica: “Ottantacinque anni fa, nel novembre del 1938, Vittorio Emanuele III promulgava le leggi razziste, il più infamante dei provvedimenti legislativi e amministrativi voluti dal fascismo. A pagarne le conseguenze non furono solo gli 8.564 ebrei deportati dall’Italia e dai territori occupati dai nostri militari (sud della Francia e isole di Rodi e Kos), ma anche le decine di migliaia di nostri connazionali di religione o discendenza ebraica che, pur non avendo vissuto il dramma della deportazione e dell’internamento, per anni furono privati dei più elementari diritti”. Ciò nonostante, a colui “che è stato uno dei protagonisti della più infelice delle stagioni del Novecento, a cui vanno certamente addebitate anche le sofferenze patite da centinaia di migliaia di militari italiani abbandonati al loro infausto destino dopo l’8 settembre 1943, Napoli continua a mantenere intitolata una tra le più importanti istituzioni culturali della città”. In questo senso rimuovere il nome di Vittorio Emanuele III “da un così importante e significativo luogo di cultura, per sostituirlo con quello del filosofo Benedetto Croce, che all’istituzione di piazza del Plebiscito riservò sempre costante e devota attenzione”, non rappresenterebbe solo “un tardivo atto di giustizia nei confronti delle vittime” della legislazione antisemita ma anche un modo “per incasellare nel giusto ordine i tasselli della storia”. Pertanto i firmatari si rivolgono al ministro “affinché si adoperi a porre fine a un siffatto e insopportabile scempio della Memoria”, restituendo alla Biblioteca Nazionale una denominazione adeguata.
L’iniziativa è stata introdotta dal giornalista e storico Nico Pirozzi, con a seguire un saluto del segretario del Sindacato campano Claudio Silvestri e gli interventi del decano dei giornalisti napoletani Ermanno Corsi, dell’ex assessore comunale alla Cultura Nino Daniele, dell’ex presidente della Federazione delle Associazioni Italia-Israele Giuseppe Crimaldi. A concludere la conferenza stampa, con una sua riflessione, il Consigliere UCEI Sandro Temin. Rappresentata anche da quest’ultimo l’esigenza “di allargare sempre di più la platea” dei firmatari così da avvicinare un cambio di passo “necessario” rispetto a una realtà che “appare oggi inammissibile”. Soprattutto alla luce “del ruolo svolto dalla Biblioteca e del suo essere un punto di riferimento culturale”. Un fronte già aperto dall’UCEI nel 2018, nell’ottantesimo anniversario delle leggi razziste, quando l’Unione – ha ricordato Temin – si era fatta promotrice di una campagna nazionale per una revisione della toponomastica e per la cancellazione di alcuni segni celebrativi di quel passato.