Israele, tra archeologia e storia

Nuovi appuntamenti al Museo ebraico di Trieste per “Israele: archeologia e storia”, ciclo di incontri e conferenze in svolgimento in questi mesi. Il sito di Santa Maria in Viridis ad Ashkelon “dall’epoca erodiana a quella bizantina” il tema della lezione proposta a un pubblico partecipe dall’architetto e docente universitaria Cecilia Maria Roberta Luschi.
Nel caso di questa realtà, ha raccontato Luschi, “lo studio dell’architettura superstite o i lacerti murari che ancora sono visibili, prima di decidere le aree di scavo, sono stati osservati, analizzati e studiati secondo principi prettamente architettonico-compositivi”. In questo senso “l’analisi delle forme, i ritmi, le proporzioni e l’uso dei dispositivi architettonici insieme alle informazioni che si andavano via via a comporre riguardo la struttura, hanno portato a ipotesi particolarmente interessanti e valevoli di un approfondimento da realizzarsi con scavo e analisi di dettaglio”.
“Per quanto riguarda il sito – ha proseguito Luschi – potremmo dire che si tratta di un’area direttamente addossata ad un terrazzamento, e composta da un muro continuo per una porzione di circa 30 metri, in cui al centro si trova l’abside, fiancheggiato da due nicchie centinate. Quattro colonne si posizionano al centro dell’area prospicente l’abside, a marcare i vertici di un quadrilatero che ospita sul pavimento una vasca polilobata incassata a filo pavimento. La sommità del muro di fondo caratterizzato dall’abside e dalle nicchie, è pressocché crollato, ma le ricognizioni delle missioni procedenti e gli apparati iconografici ottocenteschi a noi pervenuti ci parlano di un doppio muro che andava a riagganciarsi alla porta di Gerusalemme con un cambiamento di tracciato ad angolo retto”.
“Una torre emi-circolare caratterizzava la parte più esterna del sistema di mura binate estroflettendosi. Fin qui la descrizione del sito, ma alcune caratteristiche architettoniche e osservazioni archeologiche ci stanno indicando una diversa interpretazione ed una possibile diversa funzione del sito se legato a tutta la città di Ashkelon antica soprattutto quella di periodo romano, legata al cardo e decumano anzi ai due decumani. La relazione, quindi, vuole condurre il discorso alla ricerca del ruolo della struttura originaria passando spesso dalla scala urbana a quella architettonica sino alla scala di dettaglio. Il risultato sembra essere foriero di interessanti novità per la conoscenza della antica città di Ashkelon”.
Il ciclo di conferenze, ideato e diretto dall’artista Davide Casali, è promosso in collaborazione con la sezione locale dell’Adei Wizo, l’associazione Musica Libera, il Gruppo Sionistico Triestino e la Società Friulana di Archeologia.
Le prossime conferenze saranno incentrate su “Le scoperte dei rotoli del Mar Morto” (Marcello Fidanzio, 7 febbraio) e “Le ricerche archeologiche dell’Università di Genova ad Akko tra il 2006 e il 2018” (Giada Molinari, 14 marzo).