La distruzione di Soledar

L’area delle città di Soledar e Bakhmut, nella regione di Donetsk, è stata trasformata dagli attacchi russi in una distesa di crateri. Il confronto tra le immagini satellitari di oggi e quelle di un anno fa diffusa dalla società Maxar “fa rabbrividire”, scrive la corrispondente del Corriere della Sera Marta Serafini, con il quotidiano che pubblica a tutta pagina gli scatti che raccontano la distruzione. “I russi hanno camminato sopra i cadaveri dei loro stessi soldati, bruciando tutto ciò che incontravano sulla loro strada”, ha dichiarato il capo dell’amministrazione regionale di Donetsk, Pavlo Kyrylenko. L’assalto di Mosca, sottolinea Serafini, è implacabile. Secondo le fonti di Repubblica, l’area di Soledar al momento è in gran parte in mano russa. Il quotidiano racconta che la battaglia qui si è trasformata in un feroce scontro a fuoco tra soldati, con i russi che spogliano i cadaveri ucraini per prenderne le uniformi. Un’azione volta a ingannare il nemico, ma anche – rileva Repubblica – frutto dello scarso equipaggiamento in dotazione all’esercito di Putin.
Intanto a Kiev è arrivato dall’Italia il ministro delle imprese Adolfo Urso. Obiettivo della visita, scrive il Corriere, preparare il terreno per un vertice tra Meloni e Zelensky. Il presidente ucraino ha ricevuto lo stesso Urso, che ha confermato “il sostegno del governo, del Parlamento e del popolo italiano alla causa di libertà e indipendenza del popolo ucraino”.
Sul fronte diplomatico una fonte governativa turca ha annunciato ieri che il presidente Recep Tayyip Erdogan ha in programma colloqui telefonici con il presidente russo Vladimir Putin e con Zelensky in merito alla possibile apertura di un “corridoio umanitario” per l’Ucraina.

Replica iraniana. Dopo le dure critiche del Capo dello Stato Mattarella all’Iran in un colloquio con il nuovo ambasciatore di Teheran in Italia – l’occasione è stata la presentazione delle credenziali – è arrivata la replica del diplomatico. L’ambasciatore Mohammad Reza Sabouri, incontrando la stampa italiana, ha sostenuto che i condannati a morte in patria avrebbero “subito un processo equo”. Poi ha aggiunto: “La Repubblica dell’Iran rispetta i valori umani ma non accettiamo che altri Paesi vogliano imporre la loro cultura. La libertà è uno dei valori dell’Islam”. Rispetto ai rapporti con l’Italia afferma che il nostro paese viene ancora visto come la “porta di accesso all’Europa in tutti i campi da quello politico a quello culturale”. La Stampa scrive però che “il muro di gomma ostentato dall’ambasciatore sulla repressione delle proteste in Iran indigna il ministro degli Esteri Antonio Tajani”. Quest’ultimo ha stigmatizzato le azioni del regime degli Ayatollah. “La linea rossa è stata superata con l’esecuzione delle condanne a morte”, afferma. E sulla corsa iraniana al nucleare, il capo della Farnesina dichiara: “Non c’è alcun baratto tra diritti e dialogo sul nucleare, sono due cose differenti. Se si stesse realizzando la bomba atomica non sarebbe trascurabile, il mondo intero sta dialogando”.

Verso il Giorno della Memoria. Sulle pagine di Domani la storica Anna Foa riflette sugli interrogativi che pone la progressiva scomparsa dei testimoni diretti della Shoah. “La loro voce è stata fondamentale e ha trasmesso non solo i fatti ma il dolore, il senso della morte, l’orrore. E questa è la funzione della memoria. Ma per provare la Shoah, per descriverne i meccanismi, per ricordare i nomi delle vittime, come quelli dei carnefici, abbiamo anche altre prove, ne siamo sommersi. E questa è la funzione della storia”. Su quest’ultima, spiega Foa, bisogna puntare con decisione in futuro. “È un terreno più difficile per quanti, nelle scuole o altrove, hanno finora creduto che bastasse chiamare un sopravvissuto per esercitare quella funzione catartica che si crede necessaria, ad esempio, a celebrare la Giornata della memoria. La catarsi è importante, ma quando non ci saranno più persone in carne e ossa a consentirci di esercitarla, sarà forse necessario, soprattutto per chi vuol svolgere una funzione di insegnamento, tornare alla storia, usare le testimonianze non per suscitare emozioni (o non solo, se preferite) ma per conoscere. Non ci può essere memoria di qualcosa che non si conosce che per sommi capi”, scrive la storica.

Opinioni a confronto. Alla Fondazione Corriere, a Milano, è stato presentato il libro di Andrea Riccardi La guerra del silenzio (Laterza), dedicato al comportamento di papa Pacelli durante la Shoah. Tra gli intervenuti, la senatrice a vita Liliana Segre, l’arcivescovo di Milano Mario Delpini, lo storico Agostino Giovagnoli, il giurista Gabrio Forti. “Più volte negli interventi di tutti i relatori è risuonato il termine ‘esagerazione’. – riporta il Corriere nella cronaca dell’evento – Già, perché in Vaticano durante la guerra qualcuno riteneva che gli ebrei esagerassero nel descrivere le persecuzioni di cui erano vittime. Mentre l’unica spaventosa ‘esagerazione’ risiedeva nella portata inconcepibile di un genocidio perpetrato addirittura su scala industriale”. II libro di Riccardi, ha osservato Ferruccio de Bortoli, moderatore del confronto, è il racconto di “una sconfitta del cristianesimo”.

Segnalibro. Per capire l’impatto delle leggi razziste in Italia Repubblica esce in edicola con il saggio Le leggi antiebraiche spiegate agli italiani di oggi dello storico Michele Sarfatti, a lungo direttore della Fondazione Centro di documentazione ebraica di Milano.

Pietre d’inciampo. Proseguono in tutta Italia le iniziative per installare nelle strade delle città le Pietre d’inciampo in memoria di chi fu assassinato durante la Shoah. A Torino questa mattina, riporta il settimanale de La Stampa Torino Sette, ne saranno posizionate undici. La prima in corso Marconi alle 9.30.

Il Maestro Shani alla Scala. Il 23 gennaio il maestro israeliano Lahav Shani sarà sul palco del Teatro alla Scala di Milano per aprire la stagione della Filarmonica. Direttore a 33 anni dell’Orchestra Filarmonica di Israele e di quella di Rotterdam, Shani al Venerdì di Repubblica parla di come sia evoluto il suo ruolo rispetto al passato. “Al tempo di Toscanini o di Mahler c’era un senso molto forte della gerarchia. Erano tempi in cui spesso il leader politico di un Paese era un uomo solo, come i boss nelle grandi aziende. In questo senso il mondo è cambiato in meglio: oggi c’è molta più responsabilità musicale da parte dei musicisti delle orchestre. Un tempo non volevano sapere molto della musica, seguivano quanto voleva il direttore”. A Shani viene anche chiesto della sua scelta di vivere a Berlino. “Visto da fuori, – afferma la giornalista – un ragazzo ebreo che va a vivere in Germania è come infilarsi nella tana del lupo”. “Certo ‘la Storia’ è molto brutta, – la replica del direttore – ma sono abituato a non giudicare i Paesi per la storia, ma per il presente, e quello che hanno fatto i tedeschi per cambiare è incredibile. La gente di oggi non è quella del terribile passato. Berlino è una città molto accogliente: ci sono molti ebrei e arabi, gente di ogni parte del mondo. Quello che la rende molto attraente è che ti senti a casa”.

Daniel Reichel