Iran, nuova sfida all’Occidente
L’ex ministro iraniano Alireza Akbari è stato impiccato con l’accusa di essere una spia dell’intelligence britannica. Akbari era un cittadino inglese e la sua esecuzione ha scatenato pertanto un nuovo caso diplomatico, con molte reazioni in tutto l’Occidente (Italia compresa). “Da sempre complicati, i rapporti tra Regno Unito e Iran si stanno avviando verso un punto di non ritorno”, scrive tra gli altri Repubblica. Dopo lo stallo sui negoziati nucleari, Londra considererebbe infatti Teheran “sempre più una minaccia destabilizzante, e non solo per la dilagante alleanza con la Russia di Putin anche in Ucraina, dove ha fornito droni kamikaze”. L’esecuzione dell’ex ministro, la valutazione del Corriere, “suona come un atto di sfida verso l’Occidente che Teheran accusa di fomentare i disordini dovuti alla morte di Mahsa Amini, la giovane curda arrestata dalla polizia morale per un velo fuori posto e morta a causa delle percosse subite”. L’ex consigliere per la sicurezza Usa John R. Bolton, intervistato dalla Stampa, sostiene: “In questo momento il regime degli ayatollah è così debole e sotto pressione come mai lo era stato dalla rivoluzione khomeinista del 1979”. Da qui la necessità che vi sarebbe, per l’Occidente, “di dare una mano all’opposizione”.
Ottantamila persone sono scese in piazza a Tel Aviv per protestare contro il governo Netanyahu e le sue prime iniziative. “Si tratta della più grande mobilitazione da quanto il nuovo esecutivo ha prestato giuramento”, riporta in una breve il Corriere. Manifestazioni più piccole si sono tenute ad Haifa e a Gerusalemme, “dove un migliaio di persone si è radunato davanti alla residenza di Netanyahu”.
Così l’Osservatore Romano, il quotidiano della Santa Sede: “Si intensificano in Israele le manifestazioni dei movimenti civili di protesta contro la riforma della giustizia presentata dal governo di Benjamin Netanyahu e che mira, tra l’altro, a ridimensionare i poteri della Corte suprema”.
Per il Giorno della Memoria la Rai trasmetterà uno speciale di Fabio Fazio insieme a Liliana Segre. “Una sorta di orazione civile, siamo io e lei e un esiguo pubblico: per questi eventi la forza della diretta è indispensabile”, spiega il conduttore a Repubblica. “È un regalo poterle parlare, vedere il suo sorriso”, aggiunge poi a proposito del suo rapporto con Segre. “Ha 92 anni e una grande forza: è ironica, molto determinata e ci vogliamo bene. La corrompo con la cioccolata al latte”.
L’Espresso, nel parlare di Giorgia Meloni e dei suoi primi mesi di governo, scrive: “Portare oltre le ambiguità, di cui è sempre stata accusata, il rapporto col fascismo. Una manovra felpata che la premier ha condotto a dicembre, prima ricordando i giornalisti romani espulsi dall’Ordine e vittime della repressione nazifascista, poi partecipando all’accensione del candelabro per la festa dell’Hannukka nel Museo ebraico di Roma”. Tutto vanificato, si afferma, quando sette giorni dopo “il presidente del Senato Ignazio La Russa ha voluto celebrare la fondazione del Msi”. Quando le è stata chiesta una posizione nel merito, prosegue il settimanale, “Meloni ha difeso La Russa e il ‘ruolo del Msi nella storia della Repubblica’: c’è da dire che in quel passaggio le è tornata una voce squillante”.
“Un’offesa all’intelligenza del popolo italiano”. È il pensiero del presidente della Comunità ebraica di Bologna Daniele De Paz nel commentare la sentenza del tribunale di Forlì che ha assolto Selene Ticchi, l’estremista di destra che aveva sfoggiato a Predappio una maglietta con sopra scritto ‘Auschwitzland’. L’esito della sentenza, dichiara al Resto del Carlino, “manifesta una certa lettura ben lontana dal ciò che prevede la legge di riferimento”.
Nelle prossime settimane sarà deciso il nome del nuovo direttore del Salone del libro di Torino. Secondo Domani il centrodestra, tra le varie candidature al vaglio, preferirebbe “la direttrice del Circolo dei lettori Elena Loewenthal, che ha pubblicamente apprezzato le mosse di Meloni nei confronti della comunità ebraica”. Il nome della Loewenthal, si legge, sarebbe però “inviso ai soci privati, che preferirebbero una firma più nota al grande pubblico”.
“Siamo stati minacciati in Cisgiordania da un gruppo di coloni israeliani. La mia ragazza è stata presa a bastonate”. A dirlo al Carlino lo studente reggiano Simone Ruffini, che sta svolgendo un dottorato all’Università ebraica di Gerusalemme. Il giovane si trovava nei pressi di Gerico insieme alla fidanzata Samera Ayyad, originaria di Verona e con passaporto sia italiano che israeliano, quando sei persone li avrebbero aggrediti “con bastoni e spray al peperoncino”.
Sul domenicale del Sole 24 Ore un testo di Giuliano Amato in ricordo di Louis Henkin, grande studioso del diritto internazionale di cui Treccani ripubblicherà una delle opere. “Henkin – si legge – è uno dei tanti ebrei che, in occasione dell’una o dell’altra persecuzione incombente sulle loro comunità, sono stati sbalzati via dalla vita nella quale si erano incamminati e si sono trovati a viverne un’altra in ambienti totalmente nuovi, nei quali sia il presente che il futuro erano tutti da ricostruire”. Eppure, l’apprezzamento di Amato, “sono riusciti egualmente a farsi strada e a raggiungere, come nel caso di Henkin, risultati d’eccellenza”.
Sulla Lettura del Corriere si parla di Se esiste un perdono (ed. Longanesi), il nuovo libro di Fabiano Massimi che ripercorre la storia dello “Schindler inglese” Nicholas Winton. Grazie al suo intervento centinaia di bambini ebrei poterono mettersi in salvo dalla Shoah, fuggendo dall’Est Europa in Inghilterra.
Adam Smulevich
(15 gennaio 2023)