Run for Mem a Milano,
una corsa aperta a tutti

Atleti e corridori esperti, ma anche famiglie e semplici camminatori. È aperta a tutti la nuova edizione della Run for Mem, la corsa per la Memoria consapevole ideata dall’UCEI, che si terrà quest’anno a Milano, il 29 gennaio mattina, in sinergia con la Comunità ebraica cittadina e con la partecipazione come testimonial degli ex olimpionici Shaul Ladany e Alberto Cova.
“L’idea è di affermare la vita, che continua nonostante tutti i tentativi, perpetrati nel corso dei secoli, di sterminare gli ebrei, così come altre popolazioni, con genocidi e massacri. La vita continua e la forza di vivere, a volte di sopravvivere, va trasmessa con convinzione, avendo il coraggio di raccontare quanto accaduto affinché non si ripeta mai più. Lo faremo con la partecipazione di tutta la cittadinanza, attraverso un percorso nel quale incroceremo la storia; correndo assieme trasmetteremo questo forte messaggio di vita”, dichiarano UCEI e Comunità ebraica di Milano nel dare appuntamento all’evento. Oltre al percorso lungo di 12 chilometri è previsto un itinerario più breve, di 4,8 chilometri, ideale anche per le famiglie. Punto di partenza in entrambi i casi sarà piazza Edmond Safra, davanti al Memoriale della Shoah cittadino, con arrivo previsto alla sinagoga di via della Guastalla. Nel percorso breve è in programma anche una sosta davanti alla pietra d’inciampo collocata in ricordo di Wanda Vera Heiman (1887-1944).

(Nell’immagine: Shaul Ladany nell’ultima edizione della Run for Mem a Novara)

È possibile partecipare alla corsa iscrivendosi gratuitamente sul sito www.ucei.it/runformem.

Di seguito la scheda di Wanda Vera Heiman dal portale delle pietre d’inciampo milanesi:

Wanda Vera Heiman, penultima dei cinque figli di Eugenio Heiman e di Elena Vita, tornò con la famiglia in Italia, a Bologna, prima che nascesse suo fratello più piccolo, nel 1892. Fin da giovane fu una donna molto indipendente e battagliera, tanto che nel 1909, a soli 22 anni, la troviamo nel registro immigrazione del piroscafo “Duca degli Abruzzi” in ingresso a New York registrata come “activist”, anche se non ci è dato sapere a sostegno di quale causa si fosse spinta così lontano. Il suo spirito ribelle la condusse qualche anno più tardi ad aderire al Fascismo della prima ora e a perorarne la causa, tornando addirittura altre due volte oltre oceano, per conto del Popolo d’Italia.
Nel 1933, un’altra brusca sterzata la portò invece dritta al confino politico per sette lunghi anni, accusata di essere diventata una “sovversiva antifascista”. Risulta schedata al CPC: “1933 – 1940 / Confinata”. Tra il 1940 e il 1943 non si hanno notizie precise di lei. Sappiamo solo che nel dicembre ’43 fu arrestata a casa, a Milano. Da lì a San Vittore dove restò incarcerata fino al 30/01/1944, quando fu deportata dallo scalo merci della Stazione Centrale con il convoglio n. 24, insieme ad altri 604 ebrei. Arrivò ad Auschwitz–Birkenau il 6/02/1944 e di lei non si seppe più nulla.