Le rivelazioni del Nyt
“Il Pentagono sta attingendo a una vasta ma poco conosciuta riserva di munizioni americane in Israele per aiutare l’Ucraina a soddisfare l’estremo bisogno di proiettili d’artiglieria nella guerra con la Russia”. A raccontarlo al New York Times, ripreso dai quotidiani italiani, alcuni funzionari americani e israeliani. “L’artiglieria costituisce la spina dorsale della potenza di fuoco di terra sia per l’Ucraina che per la Russia e l’esito della guerra potrebbe dipendere da quale delle due parti esaurirà per prima le munizioni, secondo gli analisti militari”, scrive il New York Times. Da qui la decisione Usa di attingere alla riserva in Israele (e a un’altra in Corea del Sud), a disposizione degli Usa in caso di conflitti in Medio Oriente. A riguardo funzionari israeliani hanno dichiarato che Gerusalemme non ha cambiato la propria politica di non fornire materiale bellico all’Ucraina, ma ha accettato la decisione americana di trasferire le proprie munizioni. Circa la metà dei 300.000 proiettili destinati all’Ucraina sono già stati spediti in Europa e alla fine saranno consegnati attraverso la Polonia, hanno dichiarato fonti israeliane e americane.
Intanto, come riporta il Corriere, l’Ucraina preme in particolare sulla Germania per ottenere i carri armati Leopard. Berlino ha ufficialmente sostituito ieri la ministra della Difesa Christine Lambrecht, dimissionaria, con il ministro socialdemocratico della Bassa Sassonia, Boris Pistorius. “Pistorius avrà una delle posizioni più difficili, – scrive il Corriere – venendo da un partito in passato molto legato alla Russia e in un Paese comunque riluttante ad esportare armi in un’area di guerra”. A Kiev sperano però in una accelerazione nell’invio di armamenti e, come ha dichiarato Zelensky alla televisione italiana, attende la Presidente del Consiglio Meloni. “Ho visto in lei un primo ministro estremamente concreto. – le parole di Zelensky – C’era chi sosteneva che il suo governo sarebbe stato più filo-russo: ma lei è filo-italiana e schierata a sostegno dell’Ucraina”.
Rapporti Francia-Italia. Il comune sostegno all’Ucraina unisce i governi di Francia e Italia, ma le relazioni tra i due paesi sono ancora complicate dallo scontro di alcuni mesi fa sui migranti. Ieri, scrive il Corriere, c’è stata una telefonata tra Meloni e Macron. “Una prova di disgelo”, titola il quotidiano. “I giorni della tempesta scatenata dal mancato approdo sulle nostre coste della nave Ocean Viking sono lontani, ma la distanza politica e diplomatica deve essere ancora in larga parte colmata”, si legge nell’articolo in riferimento allo scontro tra Parigi e Roma, sorto dopo il rifiuto italiano di far sbarcare la nave che aveva salvato decine di migranti e la scelta francese di accoglierla. Nel colloquio telefonico tra Meloni e Macron – definito molto positivo – i “due presidenti hanno ribadito la reciproca volontà di «contrastare l’immigrazione illegale attraverso un effettivo controllo delle frontiere esterne dell’Unione europea”.
L’Ue e il caso di corruzione. “Consegnavamo il denaro a distanza di due o tre mesi”, con rate “di circa 20 mila euro” in contanti. A raccontarlo agli inquirenti in Belgio Antonio Panzieri, l’ex parlamentare europeo al centro dello scandalo di corruzione che coinvolge funzionari Ue, Qatar e Marocco. Panzieri, riporta la Stampa, “ha spiegato davanti agli inquirenti il sistema che avrebbe utilizzato per tenere a libro paga l’eurodeputato Marc Tarabella in cambio delle sue posizioni in favore del Qatar. Il socialista belga, per il quale è stata chiesta la revoca dell’immunità, ‘è stato ricompensato più volte per un importo totale, a memoria, trai 120 e i 140 mila euro’”. Secondo il quotidiano, le rivelazioni continueranno in seguito ad un accordo di Panzieri con la procura per raccontare “per filo e per segno tutti i dettagli del ‘sistema’, compresi i suoi protagonisti”.
Pietre d’inciampo. Prosegue l’apposizione delle Stolpersteine in tutta Italia. Venticinque nuove pietre verranno posate fra il 23 gennaio e il 6 marzo per ricordare le vittime degli eccidi nazisti. Fra queste,- riporta il Corriere nelle pagine milanesi – due saranno dedicate a Leo Giro e Lucia De Benedetti, arrestati dalle Ss il primo novembre 1944.
Memorie paterne. Sulle pagine di Domani Emanuele Fiano riflette sui racconti del padre Nedo, sopravvissuto ad Auschwitz, confrontandoli con le testimonianze di altri sopravvissuti. “Forse papà – scrive Fiano – ha nascosto il lato più basso che erano stati costretti a toccare in quella banchina (del treno di Birkenau) dove hanno visto la scomparsa dell’ebraismo ungherese”. Questo “non detto”, aggiunge Fiano, “è un testimone passato a me, per scavare ancora”.
La sentenza di Forlì. Il fatto non costituisce reato: il tribunale di Forlì, con questa formula, ha assolto in primo grado Selene Ticchi, che il 28 ottobre 2018 indossò la maglietta con la scritta “Auschwitzland” durante un raduno di neofascisti a Predappio. Sulla decisione proseguono le discussioni e Repubblica Bologna interpella in merito la sopravvissuta alla Shoah e scrittrice Edith Bruck Ticchi, a suo tempo, giustificò la vergognosa maglietta parlando di humour nero. “Non solo non è mai uno scherzo, ma è sempre intenzionale. Purtroppo avvengono continuamente mille cose che feriscono, che tornano, che non finiscono mai. Si stanno reiterando gli stessi accadimenti. L’altro giorno, a Roma, ho letto sui muri la scritta “Ebrei al forno”. Mi ha colpito particolarmente”, afferma Bruck. “Come se lo spiega?”, chiede la giornalista. “Credo – la replica della Testimone – che un governo di destra contribuisca a un clima di odio e razzismo in cui certi pensieri, ma anche parole e gesti, siano più tollerati”.
A teatro. Nelle pagine milanesi di Repubblica e Corriere si presenta lo spettacolo di scena al Franco Parenti “Il cacciatore di nazisti”, dedicato alla vita di Simon Wiesenthal e interpretato dall’attore Remo Girone. “Do voce a Simon Wiesenthal, l’uomo che dopo essere sopravvissuto a cinque campi di sterminio ha dedicato il resto della sua vita a rintracciare i responsabili dell’Olocausto. – afferma Girone – Un uomo semplice, ironico e molto determinato. Lui non ha mai voluto la vendetta, ma la giustizia”. A scrivere e dirigere lo spettacolo, Giorgio Gallione.
La distruzione del ghetto di Varsavia. Il Museo della storia degli ebrei polacchi di Varsavia ha reso pubbliche una serie di immagini inedite della distruzione del ghetto di Varsavia a opera dei nazisti 80 anni fa, nel 1943. Si tratta di 21 foto scattate in segreto da un pompiere polacco mentre i nazisti appiccavano il fuoco al ghetto in rivolta. Gli scatti sono stati scoperti di recente dal figlio dell’autore in una soffitta (Sole 24 Ore).
Daniel Reichel