Dentro l’anima di Tel Aviv

Unanime ed estremamente positivo il giudizio dei qualificati interventi di Elena Loewenthal e Claudio Vercelli nel dibattito seguito al film Good Morning Tel Aviv di Giovanna Gagliardo, prodotto nel 2022 da Luce Cinecittà e presentato ieri sera al cinema Massimo per iniziativa dell’Asset, l’associazione ex allievi e amici della scuola ebraica di Torino, in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema. Un film, quello della Gagliardo, che ha saputo “arrivare” al pubblico e restituire in modo chiaro e senza sbavature una realtà complessa e non sempre di facile lettura quale quella di Tel Aviv, la città che non dorme mai. È una condizione quella che emerge dal film di una città viva e vitale, quasi elettrizzante, con tutte le sue contraddizioni, ma anche con tutte le sue innovazioni, le sue sfaccettature, le sue eccellenze in tutte le aree in cui si “muove”, proprio perché non sta mai ferma, di giorno, come di notte.
Gagliardo ha spiegato che si è avvicinata quasi in punta di piedi ad una realtà che non conosceva e l’ha fatto anche per sgomberare il campo da pregiudizi, false credenze, miti e informazioni non sempre rispondenti alla realtà. La cosa più sorprendente del film, che non è solo un documentario, è che la regista è riuscita ad entrare a gamba tesa in ogni settore vitale della società di Tel Aviv, dall’imprenditoria all’arte, dalla danza alla letteratura, dal cinema alla tecnologia, della vita quotidiana alle start-up, senza dimenticare i rumori, i colori, gli odori, le abitudini, di una città davvero effervescente.
“Impossibile dire che Tel Aviv sia una città vecchia, poiché cento anni, nella storia di una comunità urbana, non sono di certo molti. Difficile però anche affermare che sia una città esclusivamente giovanile, benché calamiti un numero non indifferente di giovani, anche da fuori Israele, e di questi abbia assunto i ritmi di vita, traducendoli in una sorta di battito metropolitano giornaliero. Forse è nella sua origine che riposa la sua natura più intima” ha osservato Claudio Vercelli in un suo saggio (“La città che non vuole dormire mai”) pubblicato su Prometeo, 2015. E il valore dell’opera della regista è proprio questo, l’aver affrontato con rigore e passione i molteplici aspetti di una realtà che, come ha evidenziato la regista nel dibattito torinese, non è conosciuta dai più, eppure tutti ne parlano.
Gagliardo ha anche raccontato il difficile lavoro del montaggio del film, per l’esistenza di un enorme quantità di materiale girato che doveva essere in qualche modo ridotto e per lei non e stato certo agevole tagliare dei pezzi che però potrebbero costituire la base per altri film. L’evento ha avuto un notevole successo di pubblico, dopo le proiezioni a Bologna e a Milano, mentre adesso la regista si appresta, la prossima settimana, a presentare il suo film proprio a Tel Aviv, in quella “collina della primavera”, che raccoglie su di sé, nel medesimo tempo, per dirla ancora con le parole di Vercelli, “quanto di più spontaneo e quanto di maggiormente preordinato e organizzato si possa chiedere a una moderna metropoli”.